meloni berlusconi salvini dago

''PER LA PRIMA VOLTA, LA DESTRA È PADRONA ASSOLUTA DI PALAZZO CHIGI. TRANQUILLI: TUTTI I FASCI ARRIVERANNO AL PETTINE DI MATTARELLA'' – DAGO A “TPI”: “MESSI IN CONDIZIONE DI NON NUOCERE SALVINI E TAJANI, RALLEGRATA DA UN’OPPOSIZIONE PIÙ MASOCHISTA CHE MAI, ACCOMPAGNATA DALLA GRANCASSA DI RAI E MEDIASET, POMPATA DALLA GRAN PARTE DEI QUOTIDIANI, GLI UNICI OSTACOLI CHE HANNO ORA DAVANTI MELONI E IL SUO IDEOLOGO FAZZOLARI SONO MATTARELLA E IL DEEP STATE, GARANTI DELLA COSTITUZIONE - IL SUCCESSO DI DAGOSPIA? HO UN PESSIMO CARATTERE CHE MI RENDE LIBERO E STRONZO, QUINDI SI ATTACCANO AL MANGANELLO E TIRANO FORTE…"

Intervista di Giulio Gambino per tpi.it

fazzolari meloni

 

Durante i primi mesi del Governo Meloni tu nei tuoi articoli avevi ribattezzato la presidente del Consiglio “Draghetta”. Perché?

«Perché aveva una linea diretta con Draghi. Era tutto un “Pronto Mario”, “Ciao Mario”… Nei suoi primi quattro mesi a Palazzo Chigi, Meloni era disperata. Si era ritrovata al governo prima del previsto.

 

Non si aspettava che Draghi sarebbe caduto prima della scadenza, grazie al combinato M5S e Lega-Forza Italia, lasciandole in eredità rogne enormi, dalla finanziaria alla gestione gigantesca del Pnrr… Il suo piano originario era quello di andare alle elezioni, per vincerle, nella primavera del 2023».

roberto d agostino foto di porcarelli 5

 

Poi, dopo quei primi mesi, che è successo?

«Quello che accade nel film “Carlito’s way”: il protagonista, un criminale mafioso interpretato da Al Pacino, esce dal carcere e vuole cambiare vita, ma subito si presentano i suoi ex compagni di sventura a battere cassa… Fratelli d’Italia ha uno zoccolo duro del 6% di nostalgici della fiamma missina.

 

Il Grande Balzo che portò l’unico partito sempre all’opposizione al 27% delle politiche del 2022 avvenne grazie alla trasmigrazione dei delusi da Salvini e dei frustrati del M5S. Il camaleontismo tattico, mai strategico, della Meloni nasce dal fatto che deve accontentare sia il palato post-fascio sia quel grande numero del “voto mobile”, elettori privi del collante ideologico e ideale che dopo aver provato a votare il Pd di Renzi, la Lega di Salvini e il M5S di Conte, hanno puntato sulla Ducetta…».

MELONI E MATTARELLA CON FAZZOLARI, TAJANI, GIORGETTI, FITTO E ZAMPETTI

 

 

Oggi a chi dà ascolto Meloni?

«All’inner circle della cosiddetta Fiamma Magica: sua sorella Arianna, la sua segretaria particolare Patrizia Scurti e i sottosegretari Alfredo Mantovano e soprattutto a Giovanbattista Fazzolari».

 

Fazzolari è l’ideologo.

«Sì, il “pensiero forte” di questo governo di Fratelli d’Italia fa capo a lui, che – ricordiamolo – fino al 2018 era ancora un dirigente di secondo livello della Regione Lazio… Fazzolari ha un’idea chiara di destra. Molto diversa dal berlusconismo».

 

Diversa in cosa?

gianfranco fini silvio berlusconi

«Quelli di Fratelli d’Italia tendenza “Fazzo” non considerano i governi Berlusconi come governi di destra. È vero che fu Berlusconi a sdoganare la destra sociale di Gianfranco Fini per vincere le elezioni, ma lui aveva come modello i Gianni Agnelli, aveva buoni rapporti con Enrico Cuccia… Te ne racconto una».

 

Prego.

«Una volta, quando era presidente del Consiglio, gli chiesi del capo dei Servizi segreti. Lui neanche si ricordava il nome. Disse: “L’unica carica di cui mi interesso è quella del comandante generale della Guardia di Finanza”. Il motivo lo possiamo immaginare, no? A Berlusconi non interessava la gestione del potere. Il suo, di fatto, era un governo di post-democristiani. Impersonati da Gianni Letta e da una figura troppo spesso dimenticata».

 

franco frattini

Chi?

«Franco Frattini. Era lui l’uomo di collegamento tra Palazzo Chigi e gli apparati: Corte dei Conti, Consulta, Ragioneria Generale dello Stato, Servizi segreti, Quirinale, Magistratura, etc. È il cosiddetto “Deep State”, un mondo – io lo conosco grazie alla mia frequentazione con Francesco Cossiga – che non è né di destra né di sinistra. Gli apparati sanno bene che loro restano, mentre i governi passano. Quindi stanno fermi, hanno un disincanto politico e ideologico totale, sono ‘’civil servant’’. Il problema di Fazzolari è proprio questo».

MELONI FAZZOLARI

Cioè?

«Lui ha un’idea muscolare e totalizzante della cultura del potere: un’idea che a Roma, però, è impossibile da attuare».

 

Perché?

 

«La cultura del potere, che è quella deriva dall’Impero Romano, si articola in tre passaggi: dialogo, trattativa, compromesso. Come diceva, Andreotti, perfetto conoscitore del “De Bello Gallico” di Giulio Cesare, “il nemico non si combatte: lo si seduce o lo si compra”. A Roma l’idea di un uomo solo al comando non regge: se non hai rapporti con il mondo degli apparati, sei destinato alla sconfitta. Ti sei mai chiesto perché a Roma ci sono oltre venti circoli nautici, sono tutti canottieri?».

 

circolo canottieri aniene

Roma è una città di relazioni…

«Ogni circolo è una loggia: il Circolo della Caccia è quello degli aristocratici, il Circolo degli Scacchi è quello della borghesia… Sono logge in cui c’è una sorta di stanza di compensazione: tu hai bisogno di me, io avrò bisogno di te… Il potere è un lavoro collettivo: mi stupisce che a non capirlo siano proprio persone che hanno certe nostalgie per il fascio».

 

 

CRAXI ANDREOTTI

Che c’entra il fascio?

«L’immagine storica del fascio consiste in ottanta bastoni tenuti stretti da una corda con al centro un’ascia: è l’idea dell’unione che nasce dalla forza».

 

Degli ultimi leader che sono stati al governo, chi ha colto questo aspetto?

«Nessuno. Il momento che segnò la fine politica di Renzi fu quando osò mettere a capo dell’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi la comandante della Polizia municipale di Firenze: in quel momento l’apparato si è rivoltato. Lo stesso è accaduto quando Meloni ha deciso di togliere ai funzionari del Ministero dell’Economia la gestione del Pnrr per affidarla a un ministero nuovo guidato da Raffaele Fitto: a quel punto si è creata una frattura tra il Mef e il ministero di Fitto.

massio ancillotti e matteo renzi

Altro esempio: quando si decise di far fuori Carlo Fuortes dalla Rai, l’allora ministro Sangiuliano disse: “Tranquilli, ci penso io: faccio fare una norma sul limite d’età a 70 anni”. Solo che l’ha fatta scrivere all’Ufficio legislativo del suo ministero, che poi ha scritto la norma al contrario, in modo che la Consulta la bocciasse…».

 

Quindi in Italia governano gli apparati.

«Il problema è che se tu ti metti contro un potere, anziché allearti con esso, si crea una situazione per cui tu sarai anche al volante della macchina del potere, ma il motore è nelle manine degli apparati. E se loro mettono l’acqua nel motore, questo si ingolfa…».

 

gennaro sangiuliano carlo fuortes foto di bacco

Ci sarà stato qualche presidente del Consiglio che lo ha capito.

«Il primo a capirlo subito fu uno che era estraneo al potere romano: Bettino Craxi. Prima di lui c’era un potere democristiano. Craxi, dopo aver fatto l’accordo con Ciriaco De Mita, nominò sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giuliano Amato, uno che non aveva niente a che fare col socialismo craxiano, ma che conosceva bene il Deep State. Amato viene considerato un traditore dai socialisti, ma lui era un civil servant. Non era un uomo di Craxi: lo ha consigliato finché ha potuto e finché quello ha accettato i suoi consigli…».

craxi amato

 

Torniamo al Governo Meloni.

«Inizialmente il posto da sottosegretario non doveva andare a Fazzolari, ma a Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia. Solo che poi Crosetto è stato sabotato dai suoi compagni di partito, che lo hanno sempre visto come un democristiano passato poi al berlusconismo. Ecco quindi Fazzolari. A quel punto però…».

 

Però?

guido crosetto ad atreju foto lapresse 2

«A quel punto però Gianfranco Fini ha saggiamente consigliato Meloni di affiancargli Alfredo Mantovano, un ex di Alleanza Nazionale, ex magistrato, che è uno che ha rapporti con gli apparati. Questo non è bastato, vista la prevalenza di Fazzolari a delimitare il suo perimetro di potere, ad evitare lo scontro con il Capo dello Stato, la Magistratura, la Corte dei Conti».

 

A cosa ti riferisci in particolare?

SERGIO MATTARELLA FABIO PINELLI

«Mattarella è irritato, per usare un eufemismo, con il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che a novembre ha incontrato Meloni senza avvertirlo. Poi Pinelli ha continuato a cianciare sui giornali della prevalenza della politica sui giudici. Il Capo dello Stato ha ricordato che il garante della Costituzione è lui e che se la destra vuole cambiare le regole del gioco deve aver la forza parlamentare di cambiare la Costituzione. Il giochino camaleontico di Meloni può funzionare all’estero, ma in Italia alla fine devi fare i conti con il Deep State che ti rema contro».

 

Chi sono a tuo avviso i tre ministri migliori di questo governo.

«Di sicuro Crosetto. Poi [lungo silenzio, ndr]… Per quello che ha fatto dico Fitto. Ma anche Fitto non è dei loro: è di origine democristiana… Per il resto, c’è una tale mediocrità… A volte questi di Fratelli d’Italia mi chiedono “Ma perché ce l’hai tanto con Meloni?”: io allora faccio notare che nessun governo nell’Italia repubblicana ha mai avuto in Parlamento un consenso pari al loro, anche in termini mediatici.

 

Dago ph Porcarelli

Tranne poche eccezioni (La7), i grandi media sono tutti schierati dalla parte del Governo Meloni: Rai, Mediaset, Corriere della Sera, più tutti i vari giornali dichiaratamente meloniani come Libero, Il Tempo, Il Giornale, La Verità… Eppure i fratellini d’Italia continuano a fare le vittime di persecuzioni e sabotaggi, quasi fossero sotto assedio, vedi anche le continue polemiche contro le “toghe rosse”».

 

Il tuo sito, Dagospia, è oggi un raro caso di successo nel panorama mediatico italiano. Come te lo spieghi?

«Caro mio, intanto ho un pessimo carattere che mi rende libero e stronzo, quindi reattivo a qualsiasi autoritarismo destrorso attualmente in auge, del tipo “con noi o contro di noi”. Secondo: grazie al cielo, ho alle spalle una famiglia benestante. Dunque, si attaccano al manganello e tirano forte…».

LA REDAZIONE DI DAGOSPIA - DAGO E ANNA FEDERICI ALL AEROPORTO DI FIUMICINO

sergio mattarella giorgia meloni

mattarella meloni mantovano

 

Ultimi Dagoreport

tulsi gabbard donald trump laura loomer timothy haugh

DAGOREPORT - È ORA D’ALLACCIARSI LE CINTURE. L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE E' NEL PANICO TOTALE: SU CONSIGLIO DI UNA MAGA-INFLUENCER, LA PROCACE LAURA LOOMER, GIOVEDI' TRUMP HA CACCIATO SU DUE PIEDI IL GENERALE TIMOTHY HAUGH, DIRETTORE DELLA NATIONAL SECURITY AGENCY - LA NSA È LA PRINCIPALE AGENZIA DI CYBERSPIONAGGIO DEGLI STATI UNITI (CON 32 MILA DIPENDENTI, È QUASI IL 50% PIÙ GRANDE DELLA CIA) - LA CACCIATA DI HAUGH AVVIENE DOPO LA DECAPITAZIONE DEI CAPI DEI SERVIZI SEGRETI DI CIA E DI FBI, CHE TRUMP CONSIDERA IL CUORE DI QUEL DEEP STATE CHE, SECONDO LUI, LO PERSEGUITA FIN DALL’ELEZIONE PRESIDENZIALE PERDUTA CONTRO BIDEN NEL 2020 – UNA EPURAZIONE MAI VISTA NELLA TRANSIZIONE DA UN PRESIDENTE ALL’ALTRO CHE STA ALLARMANDO L’INTELLIGENCE OCCIDENTALE. CON TRUMP CHE SI FA INTORTARE DA INFLUENCER BONAZZE, E FLIRTA CON PUTIN, CONDIVIDERE INFORMAZIONI RISERVATE CON WASHINGTON, DIVENTA UN ENORME RISCHIO - (E C’È CHI, TRA GLI 007 BUTTATI FUORI A CALCI DA ''KING DONALD'', CHE PUÒ VENDICARSI METTENDO A DISPOSIZIONE CIÒ CHE SA…)

vespa meloni berlusconi

DAGOREPORT - VABBE’, HA GIRATO LA BOA DEGLI 80 ANNI, MA QUALCOSA DI GRAVE STA STRAVOLGENDO I NEURONI DI "GIORGIA" VESPA, GIA' BRUNO - IL GIORNALISTA ABRUZZESE, PUPILLO PER DECENNI DEL MODERATISMO DEMOCRISTO DEL CONTERRANEO GIANNI LETTA, CHE ORMAI NE PARLA MALISSIMO CON TUTTI, HA FATTO SOBBALZARE PERFINO QUELLO SCAFATISSIMO NAVIGATORE DEL POTERE ROMANO CHE È GIANMARCO CHIOCCI – IL DIRETTORE DEL TG1, PRIMO REFERENTE DELLA DUCETTA IN RAI, E’ RIMASTO BASITO DAVANTI ALL’”EDITORIALE” DEL VESPONE A "CINQUE MINUTI": "DAZI? PER IL CONSUMATORE ITALIANO NON CAMBIA NULLA; SE LA PIZZA A NEW YORK PASSERÀ DA 21 A 24 EURO NON SARÀ UN PROBLEMA". MA HA TOCCATO IL FONDO QUANDO HA RIVELATO CHI È IL VERO COLPEVOLE DELLA GUERRA COMMERCIALE CHE STA MANDANDO A PICCO L’ECONOMIA MONDIALE: È TUTTA COLPA DELL’EUROPA CON “GLI STUPIDISSIMI DAZI SUL WHISKEY AMERICANO’’ - VIDEO

elon musk donald trump matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - LE “DUE STAFFE” NON REGGONO PIÙ. IL CAMALEONTISMO DI GIORGIA MELONI NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI SGARRARE CON MACRON, MERZ, URSULA, CHE GIÀ EVITANO DI CONDIVIDERE I LORO PIANI PER NON CORRERE IL RISCHIO CHE GIORGIA SPIFFERI TUTTO A TRUMP. UN BLITZ ALLA CASA BIANCA PRIMA DEL CONSIGLIO EUROPEO, PREVISTO PRIMA DI PASQUA, SAREBBE LA SUA FINE -  UNA RECESSIONE PROVOCATA DALL’AMICO DAZISTA TRAVOLGEREBBE FRATELLI D’ITALIA, MENTRE IL SUO GOVERNO VIVE SOTTO SCACCO DEL TRUMPUTINIANO SALVINI,

IMPEGNATISSIMO NEL SUO OBIETTIVO DI STRAPPARE 4/5 PUNTI AGLI ‘’USURPATORI’’ DELLA FIAMMA (INTANTO LE HA “STRAPPATO” ELON MUSK AL CONGRESSO LEGHISTA A FIRENZE) - UN CARROCCIO FORTIFICATO DAI MEZZI ILLIMITATI DELLA "TESLA DI MINCHIA" POTREBBE FAR SALTARE IN ARIA IL GOVERNO MELONI, MA VUOLE ESSERE LEI A SCEGLIERE IL MOMENTO DEL “VAFFA” (PRIMAVERA 2026). MA PRIMA, A OTTOBRE, CI SONO LE REGIONALI DOVE RISCHIA DI BUSCARE UNA SONORA SCOPPOLA…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - LA CACCIA GROSSA AL LEONE DI TRIESTE INIZIA COL CDA DEL 24 APRILE MA SI CONCLUDERÀ A MAGGIO CON L’OPS DI MPS-CALTAGIRONE-MILLERI SU MEDIOBANCA CHE, UNA VOLTA ESPUGNATA COL SUO 13% DI GENERALI IN PANCIA, APRIRÀ LA VIA A CALTARICCONE PER ARRIVARE AL COMANDO DEL PRIMO FORZIERE D’ITALIA (843 MILIARDI) – CHE SUCCEDERA' QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I PEZZI GROSSI: ANDREA ORCEL DI UNICREDIT E CARLO MESSINA DI INTESA? - INTANTO, OGNI GIORNO SI REGISTRA UNO SCAZZO: SE IL PROXY ISS SOSTIENE MEDIOBANCA, IL PROXY GLASS LEWIS INVITA GLI AZIONISTI A PUNTELLARE MPS - (POTEVA MANCARE L’ANGOLO DEL BUONUMORE CON DAVIDE SERRA DEL FONDO ALGEBRIS?)…

zuppi sinodo claudio giuliodori ruini bergoglio

DAGOREPORT – ATTENZIONE: SI AGGIRANO CORVI SUL CUPOLONE – CON BERGOGLIO ANCORA CONVALESCENTE, L’ALA CATTO-CONSERVATRICE DI RUINI SI È “VENDICATA” SUL LIBERAL ZUPPI: SUL DOCUMENTO NON VOTATO DALL’ASSEMBLEA SINODALE CI SAREBBERO INFATTI LE MANINE DELL’EX CAPO DELLA CEI AI TEMPI DI BERLUSCONI. COME? NEL PORTARE A SINTESI I TEMI DISCUSSI NEL LUNGO CAMMINO SINODALE, SONO STATI SBIANCHETTATI O “AGGIRATE” QUESTIONI CRUCIALI COME IL RUOLO DELLE DONNE NELLA CHIESA, LA TRASPARENZA SUGLI ABUSI E L’OMOSESSUALITÀ. PIÙ DI UN VESCOVO HA CRITICATO L’ASSENZA NEL TESTO DELLA SIGLA “LGBTQ” – LA MIGLIORE SPIEGAZIONE SUL CAMBIO DI CLIMA LA DA' UN PORPORATO ANZIANO: "ANNI FA, ALLA FINE AVREMMO ABBOZZATO E VOTATO..."

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CERCASI DISPERATAMENTE TALE MELONI GIORGIA, DI PROFESSIONE PREMIER, CHE DEFINIVA “UN’OPPORTUNITÀ” LA MANNAIA DEL DAZISTA TRUMP - DOVE È ANDATA A NASCONDERSI L’’’ANELLO DI CONGIUNZIONE’’ TRA AMERICA FIRST E L’EUROPA DEI "PARASSITI?" A CHE È SERVITA LA SUA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON LO PSICO-DEMENTE DELLA CASA BIANCA CHE CINGUETTAVA: “MELONI È UN LEADER E UNA PERSONA FANTASTICA”? - CHE FOSSE TAGLIATA FUORI DAI GIOCHI, LA REGINA DI COATTONIA DOVEVA FICCARSELO IN TESTA QUANDO L’ALTRO GIORNO HA CHIAMATO URSULA PER SCONGIURARLA DI NON RISPONDERE CON I CONTRO-DAZI AL TRUMPONE. LA KAISER DI BRUXELLES LE HA RISPOSTO CON PIGLIO TEUTONICO CHE LA DECISIONE FINALE SULLA POLITICA COMMERCIALE DELL’UNIONE APPARTIENE SOLO A LEI. COME A DIRE: "A COSETTA NON T’ALLARGA’, QUI COMANDO IO!" - ED ORA “IO SONO GIORGIA” SI TROVA A DOVER AFFRONTARE UNA GUERRA COMMERCIALE CHE TOCCA MOLTO DURAMENTE LA SUA BASE ELETTORALE, E NON SOLO QUELLA CHE VIVE DI EXPORT, COME AGRICOLTURA, LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE, I TESSILI. UN BAGNO DI SANGUE E, IN PROSPETTIVA, UNA CATASTROFE POLITICA…