DAGOREPORT - DRAGHI HA PREPARATO DUE DISCORSI PER DOMANI - UNO È RIASSUMIBILE CON “NON CI STO”: E' UN "VAFFA" DE' CORE AI 5STELLE E ALL’INTERA MAGGIORANZA CHE SORREGGE IL SUO GOVERNO - L’ALTRO E’ QUELLO DEL “SÌ” MA CHE PRETENDE GARANZIE: BASTA ROTTURE DI CAZZO E STOP A SALVINI VERSIONE GUASTATORE - L’INCAUTA AFFERMAZIONE “IL GOVERNO NON C’È SENZA IL MOVIMENTO CINQUESTELLE” E’ SUPERATA DAI FATTI: TRA SCISSIONI E FUORIUSCITI, RESTA SOLO “IL PARTITO DI CONTE” - E SE CONTE ALLA FINE VOTASSE LA FIDUCIA...
Dagoreport
Aspettando il D-day, cioè Draghi-day della politica italiana, cosa si agita dietro le quinte? Stamane Mariopio ha avuto un lungo colloquio al Quirinale con Mattarella. Uno scambio di punti di vista che prevedeva anche un aspetto “tecnico”. Draghi ha ricevuto ulteriori ragguagli su regole, prassi e procedure parlamentari che saranno necessaria cornice nel caso in cui decidesse di dimettersi.
sergio mattarella mario draghi
Draghi ha preparato due discorsi per domani.
Uno è riassumibile con “non ci sto”. Un vaffa ai 5Stelle e all’intera maggioranza che sorregge il suo governo: un atto d’accusa all’inettitudine e all’irresponsabilità dei partiti litigiosi, pretestuosi, incapaci di leggere la realtà complessa in cui si barcamena l’Italia. E’ un discorso da sfoderare in caso di colpi di scena, di sparate dell’ultimo minuto. Anche perché, finora, Conte - dopo le mattane dei giorni scorsi culminate nel piagnisteo sulla “umiliazione politica” del M5s - non si è pronunciato in modo definitivo sulla fiducia al governo.
Peppiniello Appulo, che è pure finito al policlinico “Gemelli” per intossicazione alimentare, non sa che pesci prendere. Finito nelle grinfie di Paola Taverna e Riccardo Ricciardi, Conte ha dovuto subire il dissenso da parte di quelli che l’avevano più sostenuto durante gli anni al governo: Fraccaro, Bonafede, Buffagni e D’Incà (che è molto vicino a Roberto Fico). A certificare lo spappolamento definitivo del Movimento potrebbe arrivare l’ennesima fuoriuscita di malpancisti, Davide Crippa in testa (circa 30 parlamentari). A quel punto le spoglie mortali del M5s potrebbero essere a buon diritto ribattezzate “Partito di Conte”, come Di Maio già fa da tempo per marcare una distanza non solo lessicale con il partito che vinse le elezioni nel 2018.
LE DIMISSIONI DI MARIO DRAGHI BY OSHO
L’altro discorso preparato da Draghi servirà ad annunciare la sua permanenza a Palazzo Chigi e il mini-programma (soprattutto economico) che impegnerà il governo fino alla scadenza della legislatura. Mariopio punterà il dito su 1) attuazione del Pnrr 2) inflazione 3) crisi energetica.
Certo, sarà necessario accantonare quella infelice e apodittica dichiarazione (“Il governo non c’è senza il Movimento Cinquestelle”) dal sen fuggita a un incauto Draghi, fin troppo a digiuno di politica. Non sarà neanche complesso farlo. Il M5s, tra una scissione e l’altra, è ormai un ectoplasma: rispetto al 2018 ha cambiato leader, vertici, peso parlamentare, linguaggio e obiettivi. E, vista la presenza di Conte, avrà cambiato anche tintura per capelli. Draghi avrà gioco facile nel rimangiarsi l’avventato diktat affermando che, di fatto, il M5s non esiste più. È un ologramma che aleggia solo nelle elucubrazioni machiavelliche di Ta-Rocco Casalino.
D’altro canto, nel discorso del “sì”, Draghi intende porre delle condizioni al centrodestra: vuole garanzie sulla reale tenuta della maggioranza. Tradotto: pretende che Salvini non rompa le palle un giorno sì e l’altro pure con le sue sparate (come la scriteriata richiesta di un ennesimo scostamento di bilancio da 50 miliardi).
Sergione Mattarella ha le “armi” per convincere Draghi a restare. Pare che la Mummia sicula abbia passato molto tempo al telefono in questi giorni. E che la sua zeppola sia risuonata potente nelle recchie dei suoi riottosi interlocutori…
Ps: Uno scenario analizzato al Colle è che Conte e i suoi pasdaran, alla fine, decidano di votare la fiducia nel tentativo di mettere in crisi Salvini e Berlusconi che hanno annunciato, con una nota congiunta, “è da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità". Della serie: lasciamo che a far saltare il governo siano Lega e Forza Italia. Ma questo scenario potrebbe essere disinnescato alla fonte con un “no grazie” da parte di Draghi…