giorgia meloni manfred weber ursula von der leyen antonio tajani

DAGOREPORT – SOLO IN ITALIA LE ELEZIONI EUROPEE SONO VISTE COME UNA SFIDA DE' NOANTRI PER PESARE IL CONSENSO E ARRIVARE A UN REGOLAMENTO DI CONTI TRA I DUELLANTI MELONI E SALVINI - AL DI LA' DELLE ALPI SONO INVECE CONSAPEVOLI CHE, NELL'ATTUALE DISORDINE MONDIALE, CON STATI UNITI E RUSSIA CHE HANNO DAVANTI LE PIU' DIFFICILI ELEZIONI PRESIDENZIALI, IL VOTO DEL 9 GIUGNO RAPPRESENTA UN APPUNTAMENTO CHE PUO' CAMBIARE LA STORIA DELL'UNIONE - "IO SO' GIORGIA", ATTRAVERSO IL FEDELE PROCACCINI, INVOCA L'ALLEANZA TRA ECR E IL PPE BUTTANDO FUORI I SOCIALISTI. IDEA SUBITO STRONCATA DAL LEADER DEI POPOLARI WEBER. PERCHE' IL CLIMA È CAMBIATO IN GERMANIA: CDU-CSU E SOCIALISTI MIRANO DI TORNARE ALLA 'GROSSE KOALITION' PER ARGINARE L’AVANZATA DEI NEONAZI DI AFD E SFANCULARE I VERDI…

DAGOREPORT

giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa

L’analisi di Aldo Grasso, pubblicata ieri dal “Corriere della Sera”, sulla scarsa attenzione che i leader italiani dedicano alle questioni europee, è molto centrata.

 

Solo in Italia, infatti, il voto del prossimo 9 giugno è visto come una limitante e miope versione casalinga, cioè il capitolo finale dela rissa rusticana tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

 

Un punto di vista ombelicale che stride con la preoccupazione che aleggia negli altri paesi europei, dove il voto è visto come uno spartiacque cruciale per il destino politico dell’Unione, dove i temi in ballo sono l’avanzata dei sovranisti, la tenuta dello storico asse Popolari-Socialisti, la centralità dell’Unione nello scacchiere geopolitico, mentre Stati Uniti e Russia si trovano davanti alle più difficili elezioni presidenziali e molte altre qu.

 

Nicola Procaccini

La scorsa settimana, Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia e sherpa di Giorgia Meloni a Bruxelles, è tornato alla carica invocando un’alleanza tra i Conservatori e riformisti e il Partito Popolare europeo: “Abbiamo l’ambizioso progetto di condividere con il Ppe una visione dell’Ue che difenda i valori fondativi e contrasti il progetto della sinistra di un super-Stato europeo”. Tradotto: il Ppe dovrebbe abbandonare la storica alleanza con i socialisti, con cui governa l’Ue da sempre, per imbarcarsi in una pericolante intesa con Ecr.

 

Manfred Weber e Ursula von der leyen

Un’ipotesi stroncata dallo stesso Manfred Weber, presidente del Ppe, che attraverso Antonio Tajani ha incontrato più volte la camaleonte Giorgia Meloni: “Non lasceremo che gli estremisti distruggano la nostra Europa. E intendo il Pis polacco, Orban, l’Afd e Le Pen”, ha detto a “Repubblica” due giorni fa.

 

Insomma, se la Ducetta vuole far parte della maggioranza, ben venga: ma deve lasciarsi alle spalle gli “euro-puzzoni” con cui è già alleata, ed evitare di imbarcarne di nuovi.

 

Il contrario di quello che stanno facendo i colonnelli della Ducetta in Ecr, che hanno da poco siglato un accordo con il partito ultra destrorso di Eric Zemmour, Reconquete, e lavorano per far entrare dopo il 9 giugno  nel gruppo conservatore anche il premier ungherese, Orban. Sì, proprio quel tenero democratico ungherese che il Ppe ha buttato fuori dal gruppo.

 

GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN

Gli appelli di Ecr al Ppe si scontrano anche con un cambio di clima politico in Germania, dove i democristiani della Cdu-Csu, principale colonna dei popolari a Bruxelles, non vedono l’ora di tornare alla cara e vecchia “Größe Koalition”, tanto cara ad Angelona Merkel e ai tedeschi.

 

Questa pulsione fa scopa con quella dei socialisti di Scholz, sempre più al disagio al governo con i Verdi, considerati troppo massimalisti, e con il “sentiment” popolare, che davanti all’avanzata dell’estrema destra (tendenza svastichella) di Alternative für Deutschland”, chiede un argine costituito dai principali partiti dell’arco costituzionale.

 

olaf scholz con la benda sull occhio

Ps. A proposito di Angela Merkel, che fine ha fatta l’ex cancelliera di Germania? Si è ritirata a vita privata, sepolta dalle critiche piovute sulla sua ventennale politica di appeasement e di affari con la Russia, all’estero, e di austerità e mancati investimenti all’interno.

 

BARUFFE CHIOZZOTTE E REGOLAMENTI DI CONTI

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”

 

I nostri leader si interessano poco di Europa. È quanto rilevato da «EuropaLike», l’osservatorio con cui il «Corriere» monitora sui social l’attenzione che i politici prestano all’Europa. Sembrano invece occuparsi molto delle elezioni europee come se fossero strumenti per pesarsi, l’occasione per un possibile regolamento di conti fra Meloni e Salvini, fra Schlein e Conte o fra altri ancora.

 

aldo grasso

Gli elettori di un Paese fondatore dell’Unione europea meriterebbero idee per favorire il processo di unificazione, per lasciarsi alle spalle ogni ambiguità euroscettica e filoputiniana, per rafforzare la Ue ripensando anche agli assetti che non funzionano.

Al cospetto dell’Europa, le leadership dei partiti dovrebbero mostrare un respiro più ampio senza nascondersi nella bolla dell’ipocrisia sovranista: gli Stati nazionali da soli sono ormai tronchi recisi trascinati nel fiume della storia.

 

Giorgia Meloni Viktor Orban Mateusz Morawiecki

«Le transizioni che le nostre società stanno intraprendendo — ha ricordato Mario Draghi — siano esse dettate dalla nostra scelta di proteggere il clima o dalle minacce di autocrati nostalgici o dalla nostra indifferenza alle conseguenze sociali della globalizzazione, sono profonde». È proprio sulla profondità del dibattito politico che dovremmo contare, non su baruffe chiozzotte. Ma abbiamo leader di statura europea?

 

PROCACCINI(ECR),PUNTIAMO A CONDIVIDERE PROGETTO UE CON PPE

(ANSA) - Ecr è aperto all'alleanza "con chiunque condivide i principi fondativi dell'Ue, principi che maggioranze troppo schiacciate a sinistra hanno via deformato.

 

MARIO DRAGHI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Abbiamo l'ambizioso progetto di condividere anche con il Ppe una visione dell'Ue che sia maggiormente rappresentativa". Lo ha detto ai cronisti l'europarlamentare di Fdi Nicola Procaccini, eletto co-presidente del gruppo di Ecr. Sulla possibilità che una futura maggioranza al Pe, nel 2024, possa discostarsi dall'asse S&d-Ppe Procaccini ha aggiunto: "Sì, credo che proprio sul Green Deal sia possibile farlo, proponendo un altro tipo di ecologia".

 

"Si tratta di una visione che pensiamo sia anche dei nostri concittadini perché non credo che nessuno di loro abbia mai votato per un cedimento di sovranità così totale come quello che si chiede oggi alle nazioni europee", ha spiegato Procaccini sottolineando la volontà di condividere una visione "anche e non solo con il Ppe".

 

salvini le pen

E a chi gli chiede se possa valere lo stesso anche per il gruppo di Identità e Democrazia il neo eletto co-presidente di Ecr ha spiegato che "con alcune parti come la Lega, siamo alleati già al governo. Noi puntiamo ad una visione, ad un progetto che difenda i valori fondativi dell'Ue" e che contrasti "il progetto di un super-Stato europeo, che il progetto della sinistra. Noi siamo contro questo e qui siamo aperti all'alleanza con chiunque condivide" questa posizione.

 

Procaccini si è detto quindi "orgoglioso e anche un po' emozionato di ricoprire il ruolo di co-presidente di Ecr.

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

Lasciatemi omaggiare colui di cui prendo il posto, Raffaele Fitto. La sua è un'eredità difficile perché ha saputo costruire qui una credibilità attorno al progetto di Ecr di cui ovviamente mi avvantaggio e che cercherò di portare avanti nel migliore dei modi". Procaccini ha quindi ringraziato la premier e presidente di Ecr Giorgia Meloni: "In qualche modo c'è anche il suo benestare affinché io potessi ricoprire questo ruolo".

 

Manfred Weber e Ursula von der leyen giorgia meloni ursula von der leyen vertice italia africa adolfo urso giorgia meloni question time alla camera

 

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? È SUCCESSO ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO DEL PONTEFICE UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - IN TALE IPOTESI, NON DOVREBBE MERAVIGLIARE IL RISERBO DELLA SANTA SEDE: I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)