DAL PAPEETE AL PRATONE DI PONTIDA - MATTEO SALVINI SFIDA LA MELONI E RIAPRE IL FUOCO SU PALAZZO CHIGI (COME AI TEMPI DEL PRIMO GOVERNO CONTE) - IN VISTA DELLE PROSSIME EUROPEE, SEMBRA DI RIVIVERE I GIORNI DEL 2019, QUANDO IL LEADER LEGHISTA PRESE DI MIRA L'ESECUTIVO DI CUI FACEVA PARTE – LA STILETTATA DI CALDEROLI: “CON SALVINI AL VIMINALE LE COSE ANDAVANO MOLTO MEGLIO” - ALTRI TERRENI DI SCONTRO: LA POLITICA EUROPEA E QUELLA INTERNAZIONALE – MA AL MOMENTO NON PARE CHE I SONDAGGI PREMINO PIÙ DI TANTO SALVINI..
Estratto dell'articolo di Roberto Gressi per https://roma.corriere.it/
Fuoco sul quartier generale. Non è la prima volta che Matteo Salvini si
appropria dello slogan di Mao, con il quale nel 1966 chiamava a sparare ad alzo zero contro i vertici accusati di tradimento della rivoluzione.
In queste settimane, e in vista della lunga marcia che porterà tra otto mesi alle elezioni europee, sembra di rivivere quei giorni del 2019, l’assalto al primo governo di Giuseppe Conte, nato dall’intesa tra Luigi Di Maio e il leader leghista, tra lo sconcerto dei suoi alleati di centrodestra. Dalla tolda del Viminale, Salvini iniziò a cannoneggiare il suo esecutivo e i Cinque stelle, spiazzati e incapaci di reggere all’aspro assalto. Fu un’avanzata travolgente, che portò la Lega al grande successo alle Europee di quasi cinque anni fa, prima di affondare nelle sabbie mobili del Papeete.
Lezione ben nota a Giorgia Meloni, che all’esordio a Palazzo Chigi si era rifiutata di affidargli il ministero dell’Interno, tenendolo a bada e lasciandolo a trastullarsi con il Ponte sullo Stretto, che forse si farà e forse no. Ma adesso la voglia di rivincita ha preso di nuovo il sopravvento nella strategia del leader leghista, che ha alzato l’asticella dello scontro molto al di sopra della legittima competizione elettorale, dopo che prima e per tanti anni aveva dovuto sopportare il predominio di Silvio Berlusconi e poi lo scatto in avanti di Giorgia Meloni, troppo a lungo sottovalutata.
La sfida alla premier è a tutto campo e su più fronti. Il primo è di carattere personale e consiste nel mettere in dubbio la sua capacità di governare, a partire dall’eterno cavallo di battaglia dell’immigrazione. La cantilena è ormai questa: Giorgia si dà tanto da fare, poverina, ma serve altro. Fino ad affidare a Roberto Calderoli la stilettata: «Con Salvini al Viminale le cose andavano molto meglio».
matteo salvini e giorgia meloni
Poi c’è la politica europea. Domenica a Pontida ci sarà Marine Le Pen, che Meloni non ha mai stimato. E la Lega propone alleanze perfino con gli estremisti tedeschi di AfD, accusando la premier di essere debole e di favorire la riconferma di una guida composta da Ppe, Pse e macroniani.
Fino ad arrivare poi alla politica internazionale, dove si ricominciano a sentire i fastidi mai sopiti per la linea decisamente atlantista e fieramente contraria a Putin e alla sua guerra in Ucraina.
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matteo salvini e marine le pen
Che tutto questo porti a dire che Salvini possa avere con l’«aggressione» a Giorgia Meloni lo stesso successo che ebbe contro Di Maio, è come minimo azzardato. Non pare che i sondaggi almeno al momento lo premino più di tanto. E se è vero che qualche crepa tra la premier e il Paese comincia ad avvertirsi, le previsioni la collocano comunque robustamente al trenta per cento, ben al di sopra del risultato che l’ha portata alla presidenza del Consiglio. Ma a Salvini, per ora, sembra bastare l’aver in qualche modo riconquistato il centro della scena politica. Risultato insperato dopo che il voto del settembre scorso lo aveva relegato nel ruolo del gregario.
MATTEO SALVINI CON MARINE LE PEN A PARIGI
Il rischio per Giorgia Meloni quindi è un altro, al momento. Ed è che l’iperattivismo dell’alleato, ansioso di mostrarsi come il vero campione della Destra, la porti ad inseguire, preoccupata di non esporre il fianco. E farsi dettare da altri i tempi della politica non è mai una buona idea.
Anche perché quel risultato lusinghiero di cui i sondaggi la accreditano è figlio anche della conquista di una parte del voto moderato, che le si è avvicinato in virtù della difesa dei conti pubblici e di un atteggiamento meno incline a soffiare sul fuoco di un estremismo barricadero e sterile.
marine le pen matteo salvini meme by edoardo baraldi