PER FESTEGGIARE (SOBRIAMENTE) I CENTO GIORNI DI SUPPOSTE A TRE PUNTE DEL DOTTOR MONTI, RIPESCHIAMO DALL’ARCHIVIO DI DAGOSPIA UN PROFETICO ARTICOLO DEL 13 APRILE 2006 - “UNA VOLTA TENUTI FUORI DALLA MISCHIA I DUELLANTI RUSTICANI PRODI E BERLUSCONI, LA GUIDA DEL GOVERNO POTREBBE ESSERE AFFIDATA AD UN SUPERTECNICO DEL CALIBRO DI MARIO MONTI. GIÀ PRIMA CHE LA CAMPAGNA ELETTORALE ENTRASSE NEL VIVO, L'EX COMMISSARIO EUROPEO AVEVA ASSUNTO UNA POSIZIONE CENTRISTA TRA I DUE SCHIERAMENTI”…
TRA COLLI E MONTI (MARIO) http://archivio.dagospia.com/23000-23999/articolo_23620.html - Tina Commotrix per Dagospia 13 Aprile 2006
Tramontata sul nascere l'ipotesi berlusconiana di una Grosse Koalition, sarà il calendario istituzionale fissato dal Quirinale a decidere dei futuri assetti politici. Prima tappa (fine aprile) la scelta dei presidenti delle Camere. L'unico a non temere colpi di scena è Fausto Bertinotti. Forte di una maggioranza di 340 deputati il leader di Rifondazione Comunista, vincitore anche sul campo della raccolta dei voti, sarà il nuovo presidente dell'aula di Montecitorio.
Più complicati i giochi per Palazzo Madama. Ma la scelta sembra ridotta a Franco Marini (Margherita) e il ministro dell'Interno uscente Peppe Pisanu (Forza Italia). Sempre che l'Unione voglia tendere una mano agli sconfitti. Una soluzione che sarebbe gradita anche dal Quirinale.
E proprio dal colle più alto arrivano altre indiscrezioni. Dopo il risultato-choc, Carlo Azeglio Ciampi non pensa più ad una sua rielezione. Quindi esclude di poter anticipare di qualche giorno (dimissioni anticipate) il suo settennato. Così da accorciare i tempi per l'indicazione da parte del suo successore del nuovo capo del governo. Scenario per nulla gradito da Prodi che avrebbe voluto subito il mandato presidenziale per formare il nuovo governo. (Ma non si può volere tutto: sbolognare Ciampi e nello stesso tempo chiedergli un favore).
Una impasse che allungherà i tempi della crisi. Ma potrebbe essere proprio il candidato premier vincente (sia pure di strettissima misura al Senato), Romano Prodi, a fare - nonostante le sue forti perplessità -, un passo in avanti. Cioè prendere la strada del Quirinale e abbandonare quella, sulla carta meno agevole, che conduce a palazzo Chigi. Prevarrebbe così la politica del "passo indietro" di Berlusconi e quella del "passo in avanti" di Prodi.
Una volta tenuti fuori dalla mischia i Duellanti rusticani la guida del governo potrebbe essere affidata ad un supertecnico del calibro di Mario Monti. Già prima che la campagna elettorale entrasse nel vivo, l'ex commissario europeo aveva assunto una posizione centrista tra i due schieramenti. Tanto da far storcere la bocca a Prodi, ma incontrando ampi consensi nelle file dell'Udc di Casini e Follini. Ma quanto è forte la volontà dei protagonisti di voltare pagina dopo la guerra dei 12 anni Prodi-Berlusconi?





