GIGGINO COME MAO TSE TUNG! SERVENDOSI DI UNA DELIBERA DI 130 ANNI FA, DE MAGISTRIS VUOLE CONFISCARE UN'ALA DELLA GALLERIA UMBERTO SE I PROPRIETARI NON SI FARANNO CARICO DEGLI 80MILA EURO PER LA RISTRUTTURAZIONE DELLA FACCIATA
Simone Di Meo per Dagospia
de magistris chiusura campagna elettorale
Giggino “Mao Tse Tung” de Magistris ci crede proprio. Vuole espropriare un'intera ala della Galleria Umberto I, uno dei monumenti più belli (e sporchi) della città dove, nel luglio scorso, il crollo di un cornicione provocò l'assurda morte di un 14enne.
Che ci siano abitazioni private, negozi, studi e uffici non è un ostacolo, secondo i cervelloni di Palazzo San Giacomo. La rivoluzione arancione non si ferma certo davanti al (discutibile) valore legale della proprietà privata. Il regista dell'operazione è il vice, Tommaso Sodano. Il quale, indossati i panni del topo di biblioteca, è tornato alla luce dai polverosi archivi comunali sventolando una delibera di 130 anni fa che conferisce all'Amministrazione comunale – all'epoca il sindaco era Nicola Amore – la facoltà di revocare la concessione a costruire se i proprietari della Galleria non si faranno carico dei costi della manutenzione dell'edificio.
Il pomo della discordia, infatti, è proprio la competenza degli interventi di restauro. Da quel maledetto giorno, quando i calcinacci uccisero il povero e incolpevole Sasà Giordano, la Galleria è impacchettata per il timore di una nuova tragedia. Strutture di tubi Innocenti si arrampicano sulle facciate offrendo ricovero notturno a comitive di rom, viandanti e barboni ma senza che un solo intervento di messa in sicurezza sia stato eseguito.
Tant'è che i proprietari del civico 50, quello che il primo cittadino vorrebbe “confiscare”, si sono rifiutati di pagare gli 80mila euro che il Comune ha addebitato loro per la sola installazione delle reti di protezione. Sostengono che l'unico cornicione pericolante della loro ala è messo a rischio dalle infiltrazioni d'acqua provocate da un errato intervento dei tecnici comunali sulla volta, e per questo hanno fatto causa a Palazzo San Giacomo.
Il Comune, d'altra parte, sostiene che la ristrutturazione sia a carico dei proprietari e minaccia di riprendersi, dopo centotrent'anni, parte dell'edificio. Anzi, come racconta Il Mattino oggi, il vicesindaco è pure arrabbiato perché le impalcature del civico 50 non sarebbero state fatte bene.
Peccato che il montaggio sia stato eseguito secondo lo schema degli uffici tecnici comunali, e questo lui non lo sapeva. Aspettiamoci quindi che Sodano trovi in qualche sottoscala di un museo una grida manzoniana che gli consenta qualche altro colpo di scena...