I MIGLIORI GIANNI DELLA NOSTRA VITA – DE MICHELIS MEMORIES: “SAPEVO BENE CHE L’USCITA DI ‘’DOVE ANDIAMO A BALLARE QUESTA SERA’’, LIBRO SCRITTO DAL VICEPRESIDENTE DEL CONSIGLIO IN CARICA, SAREBBE STATO UNO SMACCO MORALE PER TUTTO IL MONDO POLITICO. TUTTAVIA IL PERBENISMO NON POTEVA AVERE LA MEGLIO SULLA MIA LIBERTÀ. BALLAI FINO ALL'ALBA COME UN PAZZO. SENTII CHE MI ERO RESO PROTAGONISTA DELLO STRAPPO PIÙ IMPORTANTE MAI FATTO IN VITA MIA VERSO LE REGOLE NON SCRITTE CHE AVEVANO SEMPRE CONDIZIONATO LO SVOLGIMENTO DEI RUOLI E DELLE RAPPRESENTAZIONI ISTITUZIONALI NEL PAESE” - VIDEOCULT!
Estratti da "Memorie di un Socialista Riformista" di Gianni De Michelis, ed. PIEMME - Alvise De Michelis 2024
Queste memorie sono state scritte da Gianni De Michelis tra l’inizio del 2012 e la metà del 2015, quando cominciò ad appalesarsi il Parkinson. Un libro prezioso che aiuta a ricostruire la vita di uno dei protagonisti della Prima Repubblica e della sinistra italiana per oltre mezzo secolo.
Memorie di un Socialista Riformista - Gianni De Michelis
Dove andiamo a ballare questa sera
Per l’analisi dettagliata dei locali che mi apprestavo a classificare scelsi uno stuolo di giovani e vivaci collaboratrici, tra cui Giulia Mazzega, Concetta Grassini, Sanja Annibali, Nadia Bolgan e Beatrice del Rio. Erano mie care amiche e non di rado, mi seguivano nelle serate in discoteca.
Sapevano che avrebbero accettato volentieri di darmi una mano, studiando attentamente ogni aspetto. I dettagli. Le peculiarità di ogni locale. Scelsi di classificare in guida ragionata le 250 balere più divertenti d’Italia, selezionate, sotto la mia supervisione, dalle mie infaticabili amiche e attribuendo ad ognuna di esse un punteggio corrispondente ad una o più stelle.
Più stelle corrispondevano ovviamente ad una valutazione elevata sulla base di parametri come i servizi offerti dai locali, il loro livello di accoglienza, la comodità degli ambienti, la qualità della musica. Un breve commento a carattere discorsivo completava la loro presentazione, sottolineando i punti di forza ed, eventualmente, i difetti delle sale. Lo stile della scrittura era molto leggero e giocoso.
Per chi amava viaggiare avevo inserito anche cinque schede di discoteche estere, tra le quali spiccava la parigina “Les Bains”, la mia preferita quando mi trovavo fuori dallo Stivale. Un ex diurno, dove un tempo si andava a sbarbarsi e farsi la doccia, diventava il non plus ultra del divertimento.
Ricordo, ad esempio, che segnalammo la presenza di un buttafuori in abbigliamento nazista, con tanto di svastica in una famosa discoteca di Milano. Ne risultò un “libro semiserio”, uno spaccato delle discoteche nazionali – ed in parte internazionali – di estremo interesse per gli amanti di questo divertimento.
Affidai la prefazione del testo a Gerry Scotti, allora già apprezzato presentatore delle tv private e deputato socialista di Milano.
Quando avemmo tutto pronto per la stampa, tuttavia, ci fu un cambio di programma nella mia vicenda politica pubblica. Cadde il debole Governo guidato da Goria. L’incarico di Presidente del Consiglio venne assunto da Ciriaco De Mita, nella cui persona per la prima volta nella storia repubblicana venivano a sommarsi questo ruolo e quello di segretario della DC, mentre io venni nominato Vicepresidente del nuovo esecutivo.
A questo punto dovevo decidere se continuare o meno in questa iniziativa editoriale nella quale mi ero impegnato, ben sapendo che l’uscita di un libro sulle discoteche italiane, scritto dal Vicepresidente del Consiglio in carica, sarebbe stato uno smacco morale per tutto il mondo politico.
Pensai tuttavia che il perbenismo non poteva avere la meglio sulla mia libertà. Decisi, pertanto, di andare avanti per la mia strada, incurante dei “moralizzatori” che avrebbero gridato allo scandalo presentando la mia guida come una sorta di “monumento contro l’etica”. Il libro, edito dalla Mondadori, ebbe un discreto successo.
Feci una presentazione nella nuova libreria “Biblioteq” di piazza Tre Martiri di Rimini, città che nella prefazione avevo promosso a capitale notturna d’Europa, nel tardo pomeriggio del 18 luglio dell’88. Al termine dell’incontro raggiunsi il ristorante Paradiso, cenando con trenta amici selezionati, per poi festeggiare l’uscita del volume al Bandiera Gialla, la maxi-discoteca all’aperto più famosa d’Italia.
All’evento parteciparono quasi settemila persone tra politici, militanti, ma anche tantissimi ragazzi che fecero a gomitate per assicurarsi una copia del libro con dedica e ballare su quella pista. Quella notte divenne leggenda nella storia dei festeggiamenti notturni del tempo. Ricordo ancora che poche settimane dopo uscì un articolo sulla rivista Capital nel quale venivano presentate le feste più belle del mondo. Tra queste compariva anche la mia serata al Bandiera Gialla.
In effetti il successo dell’evento fu enorme. Ballai fino alle prime luci dell’alba come un pazzo, mai sazio di perdermi nella musica. La mattina seguente, lunedì 19 luglio, alle 9, era previsto il Consiglio dei Ministri. Presi un aereo, senza aver dormito nemmeno un minuto, e volai a Roma, in tempo per partecipare alla riunione.
gianni de michelis balla in discoteca 2
Mentre mi recavo in macchina a Palazzo Chigi, sfogliando la rassegna stampa che puntualmente la mia collaboratrice Marina Caruso mi preparava ogni mattina, constati che tutti i giornali parlavano della mia festa, con tanto di foto ed articoli dedicati.
Se Il Giornale titolava, goliardico e scherzoso “Quando l’onorevole scende in pista: tutta Rimini balla con De Michelis”, Repubblica puntò su “La pazza notte di De Michelis”. Un lungo articolo infarcito di scatti che, oltre a me, immortalavano la folla oceanica del Bandiera Gialla, con tanto di politici e di belle ragazze in abiti succinti che erano rimasti a ballare tutta la notte divertendosi come probabilmente non avevano mai fatto.
Alcuni resoconti della festa riminese erano coloriti e vivaci, altri riportavano i commenti stizziti di benpensanti della classe politica ed intellettuale che stigmatizzavano quanto era accaduto. Quando arrivai a Palazzo Chigi, puntuale come un orologio, i colleghi mi guardarono con aria di marcata disapprovazione. Nessuno probabilmente si sarebbe aspettato che sarei arrivato in tempo a quella riunione.
E che vi avrei partecipato come se nulla fosse successo. In cuor mio, quella mattina, sentii che mi ero reso protagonista dello strappo più importante mai fatto in vita mia verso le regole non scritte che avevano sempre caratterizzato – e aggiungo condizionato – lo svolgimento dei ruoli e delle rappresentazioni istituzionali nel Paese.
(…)”
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