IL DECLINO EUROPEO SPIEGATO CON DUE IMMAGINI: TRUMP CON UNA FIRMA CREA UN MEGA PROGETTO DA 500 MILIARDI PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, URSULA VON DER LEYEN A DAVOS BALBETTA DI UNA PRESUNTA “TABELLA DI MARCIA” DELL'UE – LA DIAGNOSI PER SALVARE IL VECCHIO CONTINENTE MALATO È CHIARA A TUTTI E L’ULTIMO A METTERLA NERO SU BIANCO È STATO MARIO DRAGHI: SERVE RIPARTIRE DA DIFESA, MERCATO DEI CAPITALI E MAGGIORE COESIONE. SOPRATTUTTO TANTI INVESTIMENTI E UNA VERA LEADERSHIP. AL MOMENTO, NON SI VEDONO NÉ GLI UNI NÉ L’ALTRA...
donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 68
Articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Ieri mattina a Davos si è aperta una finestra sul modo in cui il resto del mondo vede l’Europa, in questi giorni di nuovo avvento di Donald Trump. L’occasione è stata fortuita, un sondaggio tecnico in un dibattito per addetti ai lavori: «Quale pensate sarà la principale moneta di riserva fra 25 anni?».
Le risposte sono piovute spietate: vince il dollaro, seguito dall’idea di una criptovaluta, seguita a sua volta dallo yuan cinese. L’euro? Zero voti, in una platea di banchieri, manager, investitori ed economisti.
URSULA VON DER LEYEN AL WORLD ECONOMIC FORUM DI DAVOS
All’Europa va così, di questi tempi. Quella di ieri a Davos sembrava la passerella di coloro che non sono stati invitati alla cerimonia di Trump: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il suo probabile successore Friedrich Merz.
Al loro posto a Washington c’era una parata di politici di estrema destra che si sono giurati di minare alla base l’Unione europea: i leader di Alternative für Deutschland per la Germania, un neofranchista di Vox per la Spagna e via così. Poi, certo, Giorgia Meloni. A Davos anche figure critiche di Trump, come Ian Bremmer, assegnano tuttavia alla premier un ruolo particolare.
Osserva il politologo: «Tutti sanno che Meloni è vicina a von der Leyen e può aiutare a trovare un modo di lavorare con l’Europa». Che poi altri Paesi europei si fidino o accettino di essere intermediati dall’Italia, resta quantomeno un lavoro da fare.
Merz a Davos, quando gli hanno chiesto quale Paese vada aggiunto a un direttorio franco-tedesco, ha citato la Polonia. Il prossimo leader tedesco ha aggiunto che bisogna dialogare di più con Meloni, ma avvertendo: i leader europei che vanno da Trump devono prima coordinarsi con gli altri, invece di cercare di spuntare piccoli vantaggi per sé.
emmanuel macron xi jinping ursula von der leyen
Insomma, mentre il potere in America si consolida e a Pechino neanche a parlarne, l’Europa è nel flusso. Ed è un malessere che va oltre le solite gelosie fra governi. […]
In un mondo di bulli, i richiami dell’Unione al multilateralismo, al rispetto delle istituzioni e della separazione dei poteri, ai valori del dopoguerra, rischiano di suonare come filippiche di un vecchio zio relegato in poltrona. Gli altri sono in strada ad azzuffarsi per il bottino.
Questa percezione di debolezza è tale che persino Zelensky, a Davos, non ha parlato della guerra. Ha parlato di noi europei, per suonarci la sveglia. «Oggi tutti si chiedono cosa accadrà ai loro rapporti con l’America. Ma siamo onesti: nessuno si pone queste domande sull’Europa, nessuno crede che sia indispensabile come alleata».
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UE
Von der Leyen ha cercato di gonfiare il petto. Ha ricordato che gli aerei o i farmaci americani hanno bisogno di tecnologie europee, che gli europei danno lavoro a 4,5 milioni di americani, che «molto è in gioco da entrambi i lati». Ma ha riconosciuto che l’Europa deve cambiare, «perché il mondo lo ha fatto».
VOLODYMYR ZELENSKY AL WORLD ECONOMIC FORUM DI DAVOS
Impeccabile. Non fosse che questa retorica si sente dai tempi dell’agenda di Lisbona, all’inizio del secolo. La diagnosi ormai è chiara ed è fatta, da ultimo da Mario Draghi: la difesa, il mercato dei capitali e il resto della disunione da superare. Ora è diventato di moda ripetere che l’avvento di Trump «è un’occasione». Non resta che sperare anche non sia un’occasione come l’agenda di Lisbona, buona per tenere su un palco a Davos fino a venerdì.
donald trump con la spada al ballo inaugurale del suo secondo mandato - foto lapresse donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 623ursula von der leyen xi jinpingVIGNETTA SU ELON MUSK E DONALD TRUMPdonald trump con le penne per firmare gli ordini esecutivi foto lapresse donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 611donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 610MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN - RAPPORTO COMPETITIVITA UEtweet sull insediamento di donald trump 2zelensky a davos 3donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 618donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 61donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 622donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 620donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 69donald trump firma i primi ordini esecutivi alla capitol one arena di washington foto lapresse 615il liberty ball del secondo mandato di donald trump 28il liberty ball del secondo mandato di donald trump 24tweet sull insediamento di donald trump 6il liberty ball del secondo mandato di donald trump 29IL GIURAMENTO DI DONALD TRUMP NELLE MANI DI ZORRO - MEME BY VUKIC