UNA DELLE RAGIONI DEL GELO TRA MELONI E SALVINI? RIGUARDANO LA PARTITA DEL COLLE E LE ORE PRECEDENTI ALLA RIELEZIONE DI MATTARELLA - LA RICOSTRUZIONE DI TOMMASO LABATE NEL SUO LIBRO: "L’ASCENSORE CHE AVREBBE DOVUTO PORTARE IL LEADER DELLA LEGA ALL’INCONTRO CON LA MELONI, INVECE DI RAGGIUNGERE IL SESTO PIANO SI FERMA AL QUINTO E…”
Dagonews
Ora che Meloni ha fatto il pieno nelle urne come farà a governare insieme a Matteo Salvini?
Tra i due il grande gelo è sceso nelle ore della rielezione di Mattarella. Come racconta Tommaso Labate nel suo libro “Ultima fermata”, la mattina di sabato 29 gennaio 2022 il leader leghista dopo aver fissato un appuntamento con Donna Giorgia nel suo ufficio al sesto piano di Montecitorio riceve una telefonata di Draghi che gli rivela come esistano “dei margini” per convincere Mattarella ad accettare un secondo mandato. “L’ascensore che avrebbe dovuto portare il leader della Lega all’incontro con la Meloni, invece di raggiungere il sesto piano si ferma al quinto”.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
In una stanza Salvini trova Letta, Speranza, Renzi, il duo di Forza Italia Ronzulli e Tajani e il ritardatario Conte. Dopo aver affossato la candidatura Casini, il leader leghista propone Cartabia, candidatura stroncata sul nascere da “Giuseppi” e alla fine dà il via libera alla riconferma di Mattarella. E la Meloni che ha aspettato invano? Dopo la buca del “Capitone” mastica amaro e dichiara che “il centrodestra non esiste più, va ricostruito”.
E invece quando il M5S apre a giugno la crisi del governo Draghi, che a luglio viene costretto alle dimissioni, le tre punte del centrodestra fanno quadrato e riprendono a marciare tutte verso la stessa direzione: le elezioni anticipate.
Durante la frenetica campagna elettorale sono emerse divergenze tra Salvini e Meloni non solo sui rapporti internazionali e sulla sanzioni alla Russia ma anche su temi come la flat tax, lo scostamento di bilancio con Salvini che chiede 30 miliardi di nuovi debiti e la Meloni che resta ferma sul no. Le riforme istituzionali sono un altro elemento di divisione. Con FdI a concepire come prioritaria la riforma in senso presidenziale e Salvini, pressato dalla base e da leader come Luca Zaia, a chiedere prima l'autonomia.
E adesso anche sulle poltrone del nuovo governo, c’è da aspettarsi fuochi d’artificio. Certo, il potere è un collante, ma quanto può durare un esecutivo che nasce con queste lacerazioni? Che farà Mattarella, davanti alla disunità di intenti del centrodestra?
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