matteo salvini giorgia meloni

LA DESTRA E' PRONTA A GOVERNARE? - GIORGETTI HA SILURATO SALVINI E MELONI SOGNANDO UN DRAGHI ALLA DE GAULLE - BERLUSCONI HA FATTO LO STESSO: "LORO A PALAZZO CHIGI? NON SCHERZIAMO" - UGO MAGRI: "ENTRA IN SCENA UN TEMA POLITICO CON CUI SALVINI E MELONI FORSE SPERAVANO DI NON DOVERSI MAI CONFRONTARE CHE TOCCA IL LORO GRADO DI COMPETENZA, LA CAPACITÀ DI ASSUMERE CERTE RESPONSABILITÀ, DI RAPPORTARSI CON L’EUROPA CHE CONTA, DI PADRONEGGIARE I CONTI PUBBLICI, RASSICURARE I MERCATI, DOMARE LO SPREAD, SVENTARE GLI AGGUATI SPECULATIVI…

Ugo Magri per “La Stampa”

giancarlo giorgetti 2

 

Due scaltri “comunisti” vanno insinuando in giro che questa destra ideologica, estremista, sovreccitata non è pronta a governare; se arrivasse al potere con gli attuali leader rischieremmo un frontale con la realtà; per cui meglio tenerci stretti Mario Draghi, possibilmente «forever». Il primo subdolo “denigratore” si chiama, sorpresa, Giancarlo Giorgetti: ministro dello Sviluppo economico e figura autorevole della Lega, quella che non rinnega le proprie ascendenze bossiane e mantiene ferma la rotta a Nord.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

Ha dichiarato domenica a La Stampa che vedrebbe bene Draghi sul Colle; però non a tagliare nastri né a ricevere scolaresche bensì come Charles de Gaulle, dunque da presidente che regna e governa nello stesso tempo. Una polizza assicurativa per l’Italia. Un “tutor” per Matteo Salvini o per Giorgia Meloni che, lascia intuire il ragionamento, non hanno la stessa esperienza, il medesimo “standing” internazionale, e se dovessero vincere andrebbero aiutati.

 

L’altro subdolo avversario della destra si chiama nientemeno Silvio Berlusconi; anche lui su La Stampa ha manifestato dubbi che, a chi lo frequenta, sono quasi venuti a noia per quante volte l’ex premier li esprime privatamente.

 

Matteo Salvini e Giorgia Meloni

Il Cav va ben oltre Giorgetti: trema all’idea che Meloni o Salvini possano sedersi al volante dell’Italia, «non scherziamo» si mette idealmente le mani nei capelli. Ironia della sorte, proprio Berlusconi ai suoi tempi era stato bollato come «unfit» a governare, cioè inadatto, incapace (celebre una copertina del britannico The Economist nel 2001, per non parlare delle umilianti risatine tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy dieci anni più tardi); giusta o sbagliata che fosse quell’etichetta di impresentabile, adesso è lui, leader tra i più longevi nella storia repubblicana, a giudicare «unfit» la classe dirigente del centrodestra attuale augurando lunga vita al governo Draghi.

 

Entra dunque in scena un tema politico con cui Salvini e Meloni forse speravano di non doversi mai confrontare perché scomodo e ingombrante. Riguarda non la legittimità di un loro eventuale trionfo alle urne (è sempre il popolo che decide, libero e sovrano). Tocca semmai il loro grado di competenza. La cultura politica che si portano dietro.

salvini draghi

 

La capacità o meno di guidare un Paese; di sapersi assumere certe responsabilità; di rapportarsi con l’Europa che conta; di padroneggiare i conti pubblici; di rassicurare i mercati, domare lo spread, sventare gli agguati speculativi e vincere i pregiudizi che questa destra orgogliosamente alimenta sul proprio conto.

matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

 

Mesi di feroce competizione hanno portato Giorgia e Matteo a contendersi schegge di società sempre più esigue, porzioni di elettorato sempre più marginali. Campagne di dileggio contro la ministra Luciana Lamorgese, nel nome di un’emergenza migranti che non è in cima alle priorità della gente; per intestarsi il gradimento no vax, al massimo il 20 per cento, hanno perso di vista l’80 che il Green Pass lo vuole eccome.

MATTEO SALVINI IN SENATO APPLAUDE DRAGHI

 

C’è una mucca, direbbe Bersani, nel corridoio del centrodestra. Impossibile da ignorare soprattutto quando una fetta del centrodestra, quella meno ideologica e più pragmatica, sceglie il campione ideale nella persona di Draghi, simbolo di una certa idea moderata dell’Italia e dell’Europa. Per Giorgetti, SuperMario è «un vero fuoriclasse», l’unico di cui disponiamo; Berlusconi si fa vanto di averne indicato il nome per la presidenza della Bce. Diciamola tutta: tempo fa non avrebbero osato.

 

SALVINI DRAGHI

Sarebbero rimasti allineati e coperti in attesa della vittoria elettorale, prima giudicata inevitabile ma forse adesso non più. Se questo disagio sta venendo a galla, tra l’altro proprio alla vigilia del voto nei Comuni, ciò significa che la deriva sovranista e populista non promette nulla di buono al Paese; al centro-destra nemmeno.

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