DI-PARTITO DEMOCRATICO – LE LISTE DI LETTA AL SUD FANNO INCAZZARE TUTTI: IN CAMPANIA LA BASE È IN RIVOLTA PER I CANDIDATI CALATI DALL’ALTO, SPERANZA E FRANCESCHINI. “L’UNICO BUONO ALLA FINE È DI MAIO”, SCHERZANO I DIRIGENTI DEM LOCALI – IL CASO AMENDOLA, COSTRETTO AD ACCETTARE UN TERZO POSTO AL PROPORZIONALE, E LA PUGLIA, DOVE ENRICHETTO HA DOVUTO ACCONTENTARE IL DUPLEX EMILIANO-BOCCIA, E SI È ARRIVATI ALLE CARTE BOLLATE
ENRICO LETTA COME BINOTTO MEME
Carlo Bertini per “La Stampa”
Prova a giocare la carta «rinnovamento», Enrico Letta, mostrando l'immagine più innovativa delle sue liste, quella dei giovani candidati: anche per chiudere la parentesi delle liste della discordia, oggi presenta al Nazareno le «proposte giovani»: dalla dotazione di 10 mila euro ai diciottenni, all'obbligo di stage retribuiti, da un contributo affitti di duemila euro per studenti e lavoratori under 35, a una pensione di garanzia per i precari. Fino al voto ai sedicenni.
I casi Speranza-Franceschini
Ma a tre giorni dal varo delle liste, le regioni scalpitano e il sud - Campania, Puglia e Sicilia- è in ebollizione per i candidati piovuti dall'alto : mentre il tavolo delle candidature di coalizione, quello con Pd-Verdi-Sinistra Italiana e +Europa è in seduta permanente per assegnare i posti in lista, nei territori monta la protesta.
Così è in Campania: «Dove non è stata digerita la corsa di Roberto Speranza fuori sede», spiega un pezzo grosso locale, visto che il ministro della Salute è di Potenza. E i dem campani, costretti a digerire come capolista anche la milanese Susanna Camusso, stanno cercando una collocazione anche per Luigi Di Maio, a cui andrà forse un collegio uninominale a Napoli.
«L'unico buono», svela un dirigente campano, in vena di confidenze sullo stato dell'arte nel capoluogo partenopeo: dove la borghesia di sinistra pare sia infastidita del fatto che «il Pd garantisce uno di fuori e non il nostro». Quando per «nostro» si intende Enzo Amendola e per quello di fuori Dario Franceschini, capolista nel proporzionale piovuto dalla sua Ferrara in un posto sicuro.
Amendola accetta per dovere
enrico letta e gli occhi della tigre by istituto lupe
Ad Amendola infatti è toccato il terzo posto nel listino, difficile da conquistare, al punto che Letta gli ha lanciato un appello ad accettarlo: «C'è bisogno di te». Deprecando «situazioni non volute e davvero spiacevoli come quella che a Enzo Amendola, una delle personalità più rilevanti della nostra politica europea nonché di quella del Governo Draghi, assegna una prospettiva di candidatura particolarmente difficile e impegnativa».
Il sottosegretario agli Affari europei accetta quella che definisce «una candidatura di servizio, Napoli è la mia città, ci sarò fino all'ultimo, per me il noi viene prima di io». Ma oltre al listino proporzionale in Campania non gli viene assegnato un collegio uninominale dove combattere, perché sono tutti finiti ai leader alleati. Resta poi ancora in stand by in Toscana il costituzionalista Stefano Ceccanti, in attesa di ricollocazione.
Insomma, un gran caos. In Puglia si arriva addirittura alle carte bollate, perché non si è rispettata la parità di genere, tutti capilista maschi: due consiglieri regionali, Ruggiero Mennea e Fabiano Amati, presentano ricorso alla Commissione nazionale di garanzia per annullare le liste del Pd Puglia, «fatte con atti illegali e modalità sessiste».
Le donne dem protestano Il coordinamento nazionale delle donne Pd protesta per la collocazione poco felice riservata a Patrizia Prestipino a Roma. In generale, spiegano i ben informati, il dover assegnare agli alleati, quasi tutti maschi, posti in vetta nelle liste, grazie alla parità di genere obbligata (60 e 40), ha penalizzato i parlamentari uscenti maschi del Pd.
«Ci sono casi come in Veneto - racconta uno dei capicorrente al tavolo delle liste - dove l'arrivo del torinese Piero Fassino, con il secondo posto spettante a una donna, ha costretto a farsi da parte dem di esperienza come l'ambientalista Andrea Ferrazzi, Roger De Menech, o Luciano Pellicani». Veleni, si dirà, di cui le chat del Pd però sono piene. Ma anche le cronache locali: «Suggerisco a Letta di fare attenzione a cosa succede nei collegi uninominali in Sicilia: nel giro di pochi giorni sono stato candidato e "scandidato" a mia insaputa», accusa Antonio Rubino.
Un pezzo di storia del Pd siciliano, Antonello Cracolici, getta la spugna: «Rinuncio alla candidatura al Senato. Considero un grave errore politico, aver indicato nelle posizioni eleggibili nei due collegi siciliani due persone che non hanno un radicamento in Sicilia». Ogni riferimento ad Annamaria Furlan è casuale...
ROBERTO SPERANZA E DARIO FRANCESCHINIENRICO LETTA