DIPARTITO DEMOCRATICO - NEI SONDAGGI, GENTILONI E’ FAVORITO COME NUOVO SEGRETARIO DEL PD - MA NEL PARTITO E’ IL CASO: DELRIO VUOLE IL CONGRESSO SUBITO E PRIMARIE APERTE - CESARE DAMIANO, VICINO A ORLANDO VORREBBE LA CONFERMA IN ASSEMBLEA DI MARTINA SEGRETARIO - LA MINORANZA VUOLE PRIMARIE SOLO TRA GLI ISCRITTI
Carlo Bertini per “la Stampa”
Convocare le primarie a ottobre e se Martina ci sta a fare il segretario a tempo, bene, altrimenti tirare dritti senza di lui: è la linea vidimata da un Renzi sfiancato dal pressing dei suoi. Un Renzi che vorrebbe evitare lo scenario disastroso di uno scontro all' arma bianca. Così come Gentiloni, cui l'idea di spaccarsi all' Assemblea del 21 non garba affatto, per usare un eufemismo.
Un premier che in assenza di testimonial Pd di alto rango, ha deciso di colmare un vuoto e di andare venerdì in Molise a far campagna elettorale per il centrosinistra; e programma di andare la settimana successiva anche in Friuli Venezia Giulia.
A nessuno sfugge, tantomeno a Renzi, che in questo momento avere una rottura nel Pd mentre sono in corso le consultazioni sarebbe devastante. Un punto a favore questo di Martina, anche se ora il gioco del cerino è vedere chi rompe l' unità. Al netto di quanto oggi la delegazione con Martina, Delrio, Marcucci e Orfini andrà a ripetere a Mattarella, è già partito il congresso tra le due fazioni, quella pro e quella contro il dialogo con i grillini. Il Pd di matrice renziana ritiene «impossibile» un qualsiasi governo con i 5Stelle e «molto difficile» scendere a patti col centrodestra di qui a due mesi. È chiara la differenza di vedute.
Ma tutto il campo del Pd è cosparso di mine. «Primarie? Non ci sono le condizioni», si mette di traverso il segretario reggente, dando così la stura ad uno scontro in piena regola con colui che lo scelse come vice.
«Non faccio il liquidatore o il passacarte», avverte Martina dallo studio della Berlinguer, senza neppure escludere («lo vedremo») una sua corsa alle primarie quando ci saranno.
«Bisogna evitare il rischio di una resa dei conti e ci sono le condizioni», lancia un ramoscello d' ulivo per un accordo in extremis, mentre sullo schermo di «Cartabianca» sfila un sondaggio Emg tra gli elettori Pd. Chi vorreste segretario?
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
27,9% Gentiloni, Renzi al 22,7, Martina 16,6, Zingaretti 8,2 e Delrio, candidato preferito dall'ex segretario, al 5,1%. Il Pd dunque si avvia a convocare il congresso anticipato in un clima mefitico: non basta lo scontro tra le donne sulle candidature rosa. Ieri è pure scoppiato il caso di "R.i.p.arty" una festa per la «morte» politica di Renzi, convocata da un circolo dei Giovani Dem romani, derubricata a iniziativa goliardica, ma censurata pesantemente dai renziani.
I veleni circolano copiosi, le correnti si riuniscono in segreto preparandosi alla battaglia.
Quella di Orlando contesta la linea che se in Assemblea decade il reggente e tutta la segreteria di Renzi, tutti i poteri passano a Orfini. Non è così, dicono, paventando uno stato di anarchia. È vero che in quel caso Orfini resta in carica per i suoi compiti, che non sono quelli di un segretario, ammettono i renziani, ma è chiaro che in tv andrà lui, che avrà più visibilità restando il solo a rappresentare il Pd.
Ma la minoranza ribolle: a Delrio che vuole il congresso subito (anche per superare le tentazioni renziane di andare oltre il Pd o di altre scissioni) e che chiede primarie aperte come elemento rigenerativo, si oppone Cesare Damiano, vicino a Orlando. Che vorrebbe la conferma in Assemblea di Martina segretario, a condizione che marchi una linea di discontinuità di metodo e di contenuto da Renzi. La minoranza vuole primarie tra gli iscritti, quindi il contrario di primarie aperte.
Ma in questo bailamme, la cosa significativa sarà capire se la forza di Renzi resisterà agli scossoni di questi giorni: il punto politico sarà vedere se l' attuale maggioranza renziana che ha retto le redini del comando fin qui si romperà; se Franceschini e Gentiloni sosterranno o no Martina e se il reggente andrà fino in fondo, dimostrando così di poter vantare una nuova maggioranza in assemblea.
Per ora resiste a quanto gli viene prospettato, ovvero una serie di condizioni per restare, tipo avere come vice Luca Lotti, come tesoriere Bonifazi e farsi circondare da un cordone sanitario di renziani. «Io credo nella necessità che un Pd unito lavori per costruire i fondamentali. L' assemblea dovrebbe arrivare ad una scelta unitaria e larga e non possiamo permetterci conte ravvicinate», dice parlando delle primarie.