togliatti saluti romani

DITE AI SINISTRATI CHE FU PALMIRO TOGLIATTI A SPIEGARE CHE IL SALUTO ROMANO NON DEVE ESSERE CONSIDERATO REATO – FABIO MARTINI: “NELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE L’ALLORA SEGRETARIO DEL PCI INSISTETTE PER NON INTRODURRE UN PERICOLOSO REATO DI OPINIONE. TOGLIATTI SI BATTÉ PER INSERIRE NEL DETTATO COSTITUZIONALE UNA FATTISPECIE PARTICOLARE: IL DIVIETO PRECISO DI RIORGANIZZARE IL DISCIOLTO PARTITO FASCISTA....

Fabio Martini per huffingtonpost.it

 

 

PALMIRO TOGLIATTI

Ripubblichiamo a seguito della sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione sul saluto romano questa riflessione di Fabio Martini)

 

L’adunata di Acca Larentia con quella tetra coreografia in chiaroscuro è culminata in saluti romani corali, ripetuti e “organizzati” che potrebbero costar caro ad alcuni dei camerati presenti e tuttavia nella consolidata giurisprudenza italiana quel gesto nostalgico non sempre è stato considerato reato: dipende dalle circostanze. Uno scrupolo garantista che, può sembrare paradossale, si deve ad una battaglia condotta dal segretario generale del Pci, Palmiro Togliatti, non certo sul saluto romano ma sui reati di opinione

 

Un paradosso, ma sino ad un certo punto: durante i lavori dell’Assemblea Costituente, il segretario del Pci riuscì a convincere gli altri leader democratici su un punto delicato: istituzionalizzare i reati di opinione era assai rischioso, anche per i futuri nostalgici di Benito Mussolini. Togliatti si batté per inserire nel dettato costituzionale una fattispecie particolare: un divieto non generico, ma preciso: riorganizzare il disciolto partito fascista.

saluti romani

 

Lo spirito di quella norma ha vissuto per 76 anni, è stata assunta dalla Corte costituzionale, dalla Cassazione e dai tribunali italiani, che hanno via via emesso sentenze che, ad accezione di alcuni casi specifici, non hanno perseguito né il semplice elogio del regime e neanche le manifestazioni più esteriori di nostalgia. Ma quelle che, appunto, potevan portare, o portavano, alla ricostituzione di organizzazioni fasciste.

 

Una storia interessante perché racconta di un’altra Italia, un’Italia che pensava lungo. Nell’Assemblea Costituente, che iniziò a riunirsi quando il trauma del fascismo era ancora recentissimo, si accese un dibattito nel corso del quale fu decisivo l’intervento di Palmiro Togliatti, che convinse gli altri padri costituenti – personalità come Aldo Moro, Lelio Basso, Giuseppe Dossetti e leader come Alcide De Gasperi e Pietro Nenni – a non forzare la mano nei divieti.

 

palmiro togliatti

In quella circostanza Togliatti chiese di "non formulare un articolo che possa fornire pretesto a misure antidemocratiche, prestandosi ad interpretazioni diverse". E si spiegò così: "Se in Italia nascesse domani un movimento nuovo, anarchico, lo si dovrebbe combattere sul terreno della competizione politica democratica, convincendo gli aderenti al movimento della falsità delle loro idee, ma non si potrà negargli il diritto di esistere e di svilupparsi, solo perché si rifiutano alcuni dei loro principî".

 

Con questa premessa propose di circoscrivere il divieto ad una fattispecie molto precisa. E infatti per la XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista", ma quello che "prese corpo in Italia dal 1919 fino al 25 luglio 1943".

ACCA LARENTIA

 

La successiva legge Scelba, del 1952, istituì il reato di “apologia del fascismo”, ma con una attenzione a circoscrivere l’intervento della magistratura, tanto è vero che la Corte costituzionale, successivamente interpellata, segnalò che il reato non si configura allorquando l’apologia consista in una mera “difesa elogiativa” del regime e invece si persegue davanti ad una "esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista", cioè in una "istigazione indiretta a commettere un fatto rivolto alla detta riorganizzazione e a tal fine idoneo ed efficiente". E quei principî hanno poi ispirato le sentenze su alcune manifestazioni, più o meno esteriori, operate da movimenti neofascisti.

palmiro togliatti 1

 

 

La Costituzione ha dato la sua impronta alle leggi Scelba del 1952 e a quella Mancino del 1993 che puniscono con la reclusione fino a tre anni chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori proprie di organizzazioni aventi tra i loro scopi quello di incitare all’odio, tenendo atteggiamenti riconducibili al partito fascista o nazista, compreso il “saluto romano”. Che però, durante un comizio pubblico non è da considerarsi reato se non è ritenuto in grado di determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste. La Cassazione ha escluso il reato di apologia di fascismo quando il “saluto romano”, la chiamata del presidente e le croci celtiche, pur essendo certamente di carattere fascista, siano espresse esclusivamente come omaggio ai defunti commemorati, non avendo alcuna finalità di restaurazione fascista.

acca larentia

 

Distinzioni sottili ma significative nel ripudio dei reati di semplice opinione, che si devono, come effetto indiretto, a un personaggio come Palmiro Togliatti: lui che era appena tornato dall’esilio vissuto per lunga parte nella ferocissima Russia staliniana, in quel frangente ebbe un riflesso squisitamente liberale. Certo, il segretario del Pci pensava a mettere in sicurezza la libertà del suo partito, ma in quella e in altre scelte contenute nella Costituzione, dimostrò una lungimiranza che molti anni dopo avrebbe indotto Silvio Lanaro, uno dei più autorevoli storici del dopoguerra, non certo di cultura comunista, a definire De Gasperi e Togliatti personalità di “immenso carisma”

palmiro togliatti 1956

Ultimi Dagoreport

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…