siniscalco draghi

"DRAGHI È STATO IL PRINCIPALE DEI 'CIAMPI BOYS'" - DOMENICO SINISCALCO: "NEL 1992 LAVORAMMO INSIEME ALLA FAMOSA MANOVRA AMATO DA 90 MILA MILIARDI DI LIRE. È NELLA CONDIZIONE UNICA DI POTER FARE QUELLO CHE CREDE: ANCHE PERCHÉ NEL SUO MANDATO ALLA BCE HA ACCUMULATO UN PRESTIGIO UNICO. L'AGENDA MI PARE SEGNATA: DA UN LATO LE MISURE PER ARRIVARE PRIMA E MEGLIO ALLA FINE DELLA PANDEMIA, DALL'ALTRA IL RECOVERY PLAN. TRA L'ALTRO DRAGHI SARÀ UN ECCELLENTE PRESIDENTE DEL G20..."

Andrea Greco per "la Repubblica"

 

DOMENICO SINISCALCO

Domenico Siniscalco, vicepresidente della banca statunitense Morgan Stanley, conosce bene Mario Draghi, di cui nel 2001 prese il posto come direttore generale al Tesoro.

 

Cosa pensa della scelta?

«Come sempre questo Paese nei momenti più difficili sceglie gli uomini migliori».

 

Perché lo dice?

«Perché Draghi è una combinazione unica di esperienza, capacità tecnica e capacità politica, che in trent' anni ha sviluppato i suoi talenti creandosi delle enormi reti di fiducia e di consenso in Europa e nel mondo. Tecnica e politica, Europa e mondo: questo è il vero senso della scelta. Non ce ne poteva essere una migliore».

 

È il secondo banchiere centrale che diventa presidente del consiglio, dopo Carlo Azeglio Ciampi nel 1993. Quali analogie e differenze tra i due?

MARIO DRAGHI ARRIVA AL QUIRINALE

«Uno è stato un grande civil servant al servizio dell'Italia, l'altro lo è ancora. Andavano molto d' accordo e si stimavano molto, del resto Draghi è stato il principale dei 'Ciampi boys'. Ricordo perfettamente il calore di un loro abbraccio all' inizio di una relazione del Draghi governatore di Banca d' Italia.

 

L'analogia principale credo risieda nel fatto che entrambi sono stati chiamati a Palazzo Chigi in momenti di profonda difficoltà per il Paese. Ma non dimentichiamo che, a differenza di quella del 1992 (quando Draghi era già dg al Tesoro), l'attuale non è una crisi finanziaria, ma una crisi sanitaria sfociata in crisi politica. In termini calcistici la direi una staffetta, tra Ciampi e quello che è un po' il suo erede ideale».

 

mario draghi arriva al quirinale

Quando lo ha conosciuto? Che impressione le ha fatto lavorare con lui?

«Lo conobbi nel 1975, quando faceva il dottorato al Mit e io ero lì come giovane studente in visita. Ai tempi a Boston c'erano Giavazzi e altri brillanti ricercatori, oltre a docenti come Sylos Labini e Modigliani.

 

Ma Draghi studiava con Stanley Fischer e non è mai stato troppo 'italiano' di formazione. Nel 1992 lavorammo insieme alla famosa manovra Amato da 90 mila miliardi di lire: io ero consigliere economico di Reviglio e poi di Barucci, lui un dg del Tesoro sempre freddo e propositivo, ma capace di grandi aperture di simpatia».

 

Nel 2001 Draghi le ha passato le consegne come direttore generale del Tesoro. Cosa le disse?

«Ai tempi ci conoscevamo bene, mi passò in 10 giorni le consegne tecniche. Più che altro mi lasciò una squadra di dirigenti fantastici, gente come Bini Smaghi, Scannapieco, Ulissi, Maria Cannata».

mario draghi arriva al quirinale 3

 

Cosa farà il suo governo nei primi 100 giorni?

«Intanto Draghi è nella condizione unica di poter fare quello che crede: anche perché nel suo mandato alla Bce ha accumulato un prestigio unico, dopo essere riuscito a portare la Germania e tutti i Paesi europei su posizioni impensabili fino ad allora. Operativamente, l' agenda mi pare segnata: da un lato le misure di breve termine per arrivare prima e meglio possibile alla fine della pandemia, dall' altra il Recovery plan per la riallocazione delle risorse. Tra l'altro Draghi sarà un eccellente presidente del G20 appena iniziato, e non dimenticherà certo i temi dell' uguaglianza e dell' inclusione».

MARIO DRAGHI E SERGIO MATTARELLA

 

Chi sosterrà il suo governo?

«Credo che saranno in molti nel Parlamento attuale: il centrosinistra, parte dei M5s, mezzo centrodestra sono apertamente con lui. Avrà dunque carta bianca, a cominciare dall' indicazione di ministri e programma».

 

Qualcuno diceva, fino a ieri, che Draghi era restio a fare il premier, per il fatto che accettando la carica rischia di chiudersi la strada verso il Quirinale nel 2022. Concorda?

«Proprio il caso Ciampi dimostra invece il contrario».

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