UNA DONNA AL QUIRINALE - MUGHINI SBERTUCCIA IL BLA-BLA BOLDRINESCO: “MAI MI SONO ACCORTO SE IL MIO DIRIMPETTAIO (O SUPERIORE GERARCHICO) FOSSE UOMO O DONNA. MI INTERESSAVA CHE NON FOSSE UN IMBECILLE”
Mail di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, nell’oceano di noia dove galleggia la politica italiana ha appena debuttato una nuova sit-comedy, quella che sfarfalleggia attorno al chi, come e quando del nuovo presidente della Repubblica. Mi pare che l’elemento più frizzante sia quello se sì o no è venuto il tempo di un presidente di tutti gli italiani che sia di sesso femminile. Ovviamente la metà del cielo femminile - ciascuna a suo modo - non fa che dire di sì, che una donna al Quirinale ci starebbe benissimo.
Per essere un’autopromozione di massa è formidabile. Per quel che mi riguarda non dico né sì né no. In politica, come negli altri campi, non riconosco uomini o donne e bensì persone di valore. Tra Margaret Thatcher e Laura Boldrini non c’è nulla in comune, se non il fatto irrilevantissimo che siano tutt’e due donne.
Nei cinquant’anni che dura la mia chiacchiera professionale per iscritto e per orale, mai mi sono accorto se il mio dirimpettaio (o superiore gerarchico) fosse uomo o donna. Mi interessava che non fosse un imbecille, cosa divenuta purtroppo rara.
Mai mi sono accorto che fossero donne Marilù Agnese (che dirigeva il bel settimanale accluso dieci anni fa al “Corriere della Sera”), Carla Vistarini e Lulli Ripa di Meana (autrici di un magnifico programma televisivo condotto da Loretta Goggi), o Elisabetta Sgarbi (gran capo di una casa editrice con cui ho rapporti). Né credo loro ci tenessero molto più tanto, certo molto meno di quanto ci tenga la Boldrini.