DOPO 16 ANNI, LA CORTE EUROPEA PER I DIRITTI UMANI HA RICONOSCIUTO CHE A BOLZANETO CI SONO STATI ATTI DI TORTURA – I RICORRENTI RICEVERANNO COME RIMBORSO FRA I 10 MILA E GLI 85 MILA EURO – ALLE DONNE TOLTI GLI ASSORBENTI. I GIOVANI COSTRETTI AD URLARE “VIVA IL DUCE, VIVA LA POLIZIA PENITENZIARIA”
Da La Stampa
Gli atti commessi dalle forze dell’ordine a Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono atti di tortura. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per le azioni dei membri delle forze dell’ordine, e perché lo Stato non ha condotto un’indagine efficace. I giudici hanno riconosciuto ai ricorrenti, 59 persone di 8 diverse nazionalità, il diritto a ricevere tra 10 mila e 85 mila euro a testa per i danni morali.
Ma i fatti della Diaz non solo un fatto isolato. Alcune guardie carcerarie di Asti nel 2004 hanno torturato due detenuti, Andrea Cirino e Claudio Renne. Lo stabilisce la Corte europea dei diritti umani che - in un secondo giudizio dopo quello su Bolzaneto - ha condannato l’Italia per le azioni delle guardie e perché i responsabili non sono stati puniti a causa della mancanza di leggi adeguate. La Corte ha inoltre stabilito che lo Stato dovrà versare 80 mila euro per danni morali ad Andrea Cirino e alla figlia di Claudio Renne, morto in carcere lo scorso gennaio.
Entrando nello specifico, per quanto riguarda Genova, la Corte per i diritti umani ha stabilito che non c’erano dubbi sui maltrattamenti, come descritti in modo dettagliato anche dalla giustizia nazionale. Le vittime si trovavano in una situazione vulnerabile in quanto detenuti e sono stati sottoposti ad abusi fisici, verbali e psicologici, equivalenti alla tortura. Ma in Italia, sottolineano i giudici di Strasburgo, il reato di tortura non era previsto all’epoca e nessuna delle persone ritenute responsabili è mai stata punita.
Tutti i ricorrenti affermano di aver subito violenze. Alcuni sono stati picchiati più volte, sono stati fatti spogliare davanti ad agenti del sesso opposto, a molte delle ragazze sono stati fatti togliere anche gli assorbenti ed è stato poi negato l’uso di salviette igieniche. Ad altre persone gli agenti hanno sottratto, a volte strappandoli via, gli oggetti personali, mai restituiti. Altri hanno dovuto gridare «viva il duce, viva il fascismo, viva la polizia penitenziaria».
Le celle in cui erano una parte dei ricorrenti sono state spruzzate con gas urticanti. Tutti si sono visti negare la possibilità di contattare un avvocato, la famiglia, o per gli stranieri i loro consolati. Undici dei 59 ricorrenti hanno accettato un accordo con il governo italiano che si è impegnato a versargli 45mila euro per danni morali e materiali e le spese legali sostenute. Agli altri la Corte, avendo stabilito che sono stati vittime di tortura e che «nonostante gli eccezionali sforzi dei magistrati italiani» nessuno ha passato un solo giorno in carcere per quanto inflitto ai ricorrenti, ha riconosciuto risarcimenti per danni morali che variano tra i 10 e gli 85 mila euro.
La differenza nelle somme dipende da due fattori: la gravità delle torture subite, e il fatto se lo Stato ha già versato oppure no gli indennizzi accordati dai tribunali nazionali.
violenze nella caserma di bolzaneto
Nel caso di Asti, invece, «a giudizio della Corte, i giudici nazionali hanno fatto un vero e proprio sforzo per stabilire i fatti e per individuare gli individui responsabili del trattamento inflitto ai ricorrenti. Tuttavia, tali corti avevano concluso che, ai sensi della normativa italiana in vigore, non esisteva alcuna disposizione giuridica che consentisse loro di classificare il trattamento in questione come tortura. Avevano dovuto rivolgersi ad altre disposizioni del codice penale, che erano soggette a periodi di prescrizione legali». Anche in questo caso, le vittime non hanno quindi ottenuto che i responsabili fossero puniti.