TRAGEDIA DI PIAZZA SAN CARLO A TORINO: DOPO LA APPENDINO ORA ANCHE PREFETTO E QUESTORE RISCHIANO DI ESSERE COINVOLTI NELL’INDAGINE - GIÀ RACCOLTI 80 CASI DI VITTIME CHE INTENDONO CHIEDERE RISARCIMENTI AL COMUNE – LA TESTIMONIANZA DI UNA RAGAZZA CHE HA QUERELATO LA SINDACA: LEI ERA IN TRIBUNA A CARDIFF, IO LA SOGNO ANCORA LA SCENA DI QUELLA SERA IN PIAZZA…”
Elisa Sola per il Corriere della Sera
APPENDINO A CARDIFF DURANTE JUVE REAL
Non solo quello della sindaca Chiara Appendino, ma anche i nomi di questore e prefetto di Torino compaiono in alcune querele depositate in Procura dopo il tre giugno da persone rimaste ferite nella notte di piazza San Carlo.
Proprio per una di queste denunce, sebbene come «atto dovuto», il nome della prima cittadina è finito nel registro degli indagati. Le vittime chiedono giustizia, individuando come «responsabili delle lesioni» riportate i «vertici» della città che, secondo chi ha presentato la denuncia, avrebbero potuto e dovuto evitare il ferimento di 1.527 tifosi e la morte di Erika Pioletti, la 38enne di Domodossola rimasta travolta dall' onda.
Per quanto riguarda la sindaca tra le querele finite sulle scrivanie dell' aggiunto Vincenzo Pacileo e del sostituto Antonio Rinaudo, ce n' è almeno una in cui viene contestato, oltre alle lesioni, un altro reato: il delitto colposo di danno, previsto dall' articolo 449 del nostro codice penale per «chiunque cagiona per colpa un incendio o un altro disastro». Quel che accadde quel sabato sera nella piazza più elegante di Torino è considerato da molti non una composizione di incidenti. Ma una tragedia collettiva.
Che avrebbe provocato danni non soltanto fisici, ma anche psichici. Nello studio legale Ambrosio e Commodo sono già stati raccolti 80 casi di vittime che intendono chiedere risarcimenti al Comune di Torino. Molti di questi lamentano i cosiddetti «danni che non si vedono»: ansia, attacchi di panico, disturbi del sonno. Quella folla in corsa che travolse tutto al grido di «attentato, attentato», si è trasformata in un segno indelebile che rivive nella mente di molti torinesi. Tiziana Sorriento del Codacons, che ha depositato un esposto lo scorso 5 giugno contro comune, questura e prefettura annuncia: «Siamo centinaia».
E mentre il procuratore Armando Spataro ribadisce che nel caso «in cui pervengano all' ufficio querele da parte di privati, l' iscrizione dei querelati nel predetto registro costituisce atto dovuto», aggiungendo che «allo stato non sono previsti interrogatori di persone che rivestono pubblici uffici», ieri mattina è stata consegnata al Palagiustizia l' ultima querela. L' ha firmata Pietro Raffaele Pugliese, è calabrese e ha 39 anni.
Attraverso l' avvocato Stefano Gubernati, ha individuato tra i responsabili della rottura del suo femore il questore Angelo Sanna e il prefetto Renato Saccone. «Si trovava nell' unica uscita-imbuto della piazza quando è successo il macello - spiega il suo legale - poi è stato travolto in mezzo ai vetri. Come enti chiamati a rispondere delle lesioni colpose abbiamo individuato sindaco, questore, prefetto e Turismo Torino».
Di quest' ultima, la società partecipata indicata dal Comune come organizzatrice dell' evento, sono indagati il presidente Maurizio Montagnese e Danilo Bessone, difesi dagli avvocati Fulvio Gianaria e Anna Ronfani. Sarebbero stati entrambi responsabili dell' allestimento del palco, montato in mezzo alle chiese gemelle. Un posizionamento a rischio, secondo alcuni, perché avrebbe bloccato una preziosa via di fuga. Ma c' è anche chi si chiede: perché la prefettura, attraverso la commissione di vigilanza, non diede, dopo l' ultimo sopralluogo, disposizioni diverse? E ancora, c' è chi sottolinea come sarebbe spettato al questore gestire la sicurezza della serata. Dopo le 17 la polizia avrebbe montato 35 transenne intorno alla piazza, trasformandola, secondo qualcuno, in «una trappola per topi». Quando arriveranno le consulenze tecniche ordinate dalla Digos, i magistrati si riuniranno intorno a un tavolo per valutare le singole posizioni.
2. APPENDINO ERA A CARDIFF, IO QUELLA SERA LA SOGNO ANCORA
El.So. per il Corriere della Sera
Sara ha 28 anni e la sera del tre giugno per un minuto ha pensato di essere sul punto di morire.
Travolta dalla massa, si è trovata sopra il fidanzato, sommersa da altri tre corpi.
La sua querela, sporta contro Chiara Appendino, è stata probabilmente la prima a innescare il procedimento che ha portato all' iscrizione sul registro degli indagati della sindaca. «I controlli erano solo a campione - ricorda - a me hanno toccato la borsa, la mia amica l' han fatta passare. La piazza era già piena di vetro a terra, avevo le scarpe con la zeppa e scivolavo da ferma.
Impossibile scappare, eravamo come sardine».
«Dire cosa ho sentito non so - racconta Sara - ho percepito una massa d' aria che mi arrivava in faccia. Era la folla, perché un secondo dopo ero per terra. Non respiravo, sentivo la costola come sul punto di rottura, urlavo. Sono finita su un pavimento e un pezzo di vetro si è conficcato nella natica. Tutti gridavano "sparano". Ho sentito dei colpi di pistola, ma erano i venditori abusivi che scappando si sono portati via la carriole e facevano rumore».
La ragazza conclude: «La sindaca era in tribuna a Cardiff quella sera, io la sogno ancora quella scena». Eleonora Minò, l' avvocata della coppia, spiega: «Tra i soggetti attivi ho segnalato il sindaco perché aveva le deleghe in Sicurezza, Organizzazione eventi e Polizia municipale.
La responsabilità è annoverata in astratto, spetterà poi alla procura stabilirla in concreto. Lei aveva una posizione di garanzia, doveva proteggere i cittadini. Il presupposto per me è il reato colposo di danno, poi ci sono le lesioni.
In un luogo con pochi sbocchi, controlli fatti in maniera superficiale, ambulanti indisturbati, penso che quel tumulto fosse prevedibile. E la sindaca aveva l' obbligo giuridico di impedirlo, attuando i presidi di sicurezza» .
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