mattarella e pahor per mano a basovizza

DOPO LA COMMOZIONE PER MATTARELLA E PAHOR CHE SI TENGONO LA MANO, COME VANNO LE RELAZIONI TRA L'ITALIA E I BALCANI? L'ANALISI DI IGOR PELLICCIARI, NATO IN JUGOSLAVIA E CRESCIUTO BILINGUE ITALO-CROATO: ''LA FAMILIARITÀ E CONOSCENZA DEL CONTESTO SLAVO IN ITALIA È RIMASTA ISOLATA AI SUOI TERRITORI DEL NORD-EST E NON HA FATTO PARTE DEL NECESSARIO BAGAGLIO TECNICO DEL 'DEEP STATE' DELL’ALTA FUNZIONE PUBBLICA DOMINANTE A ROMA. MA LA DIFFIDENZA SLAVA NEI CONFRONTI DEL NOSTRO PAESE DERIVA DA…''

 

Igor Pellicciari per www.formiche.net

 

La cerimonia a Basovizza del presidente italiano insieme a quello sloveno è stata politicamente importante ma anche toccante per quanti hanno vissuto a metà tra lo spazio italiano e quello balcanico.

Tra loro vi è il sottoscritto che, nato nell’allora Jugoslavia, è cresciuto bilingue italo-croato, a suo agio in entrambe le culture di riferimento familiare.

Interrogandosi più volte sul motivo del quieto coesistere di due metà cosi differenti e con un passato di rapporti non facili – è giunto alla conclusione che ciò è dovuto al fatto che egli provenga da realtà territoriali tra loro non confinanti.

 

mattarella e pahor per mano a basovizza

Questo ha evitato una contrapposizione diretta e frontale delle due metà e il doloroso imbarazzo di doversi necessariamente schierare da una parte, rinnegando l’altra.

O – peggio – escluderle entrambe nel tentativo di collocarsi in una comoda posizione di equidistanza, spesso spacciata per imparzialità.

Per inciso, “non parteggiare” a priori è condizione imprescindibile per un’analisi oggettiva ma non va confuso con il trincerarsi dietro al comodo argomento di non esprimere mai un giudizio su chi abbia (maggiore) torto o ragione.

 

Al di là delle belle emozioni che ha suscitato vedere Sergio Mattarella Borut Pahor mano nella mano oltre divisioni e diffidenze del passato, è bene riflettere sullo stato delle relazioni tra l’Italia e i Balcani, in particolare dopo la fine della Jugoslavia.

Soprattutto per sgomberare il campo dei ricorrenti timori politici slavi di un’ipotesi reale di ritorno del revanscismo territoriale italiano, ma anche per comprendere perché essi persistano ad est di Trieste.

Sul versante croato e sloveno la ricorrenza della Giornata del Ricordo o di simili appuntamenti (inaugurazioni di monumenti, conferenze etc.) è spesso seguita con attenzione mista a preoccupazione, con immediate casse di risonanza nella rispettiva politica, nei media e nell’accademia.

 

Alle provocazioni di esigue minoranze italiane che accompagnano questi eventi viene data grande visibilità mentre dichiarazioni di marginali esponenti politici regionali sono rilanciate con grande enfasi sui media slavi, come fossero espressione diretta del policy making a Roma.

mattarella e pahor per mano a basovizza

Dopo l’ingresso nella UE di Slovenia (2004) e Croazia (2013), avvenuto con il fondamentale placet italiano, sono polemiche andate calando, riconducibili a motivazioni politiche interne che non lasciano strascichi diplomatici di rilievo né tensioni nel comune sentire popolare.

 

Infatti il dato storico centrale è che i rapporti politici e istituzionali tra l’Italia e tutte le nuove Repubbliche dei Balcani Occidentali sono andati migliorando nei recenti decenni.

Si fatica a trovare negli ultimi 25 anni notizia di incidenti diplomatici seri tra Italia e Slovenia o Croazia (i due paesi che hanno ereditato gli accordi di Osimo) per non dire di Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord e, più recentemente, Kosovo.

L’Italia ha parlato con i Balcani per bocca del suo centro puntando ad affermarsi come potenza commerciale, senza ambizioni politiche di cui eventuali rivendicazioni territoriali sarebbero il principale indicatore.

 

La familiarità e conoscenza del contesto slavo in Italia è rimasta isolata ai suoi territori del Nord-Est e non ha fatto parte del necessario bagaglio tecnico del Deep State dell’alta funzione pubblica dominante a Roma, peraltro popolata in larga parte da personale proveniente da territori italiani estranei e disinteressati al mondo slavo.

L’attenzione italiana è stata rivolta a mercati nuovi alle porte di casa, percepiti come terreno di facile penetrazione, cui è seguito il solito reticolo di imprenditorialità in ordine sparso, con singole monadi attive in modo gelosamente autonomo e con back-up politico-istituzionali occasionali e su base clientelare.

mattarella e pahor a basovizza

 

Inoltre, dalla stagione di Mani Pulite e dalla nascita della Seconda Repubblica le questioni internazionali sono passate in secondo piano nel sistema politico italiano a tutto vantaggio delle vicende di politica interna.

In un tale contesto non vi è stato reale interesse a Roma per porre al centro del dibattito la revisione dei trattati di Osimo, in particolare là dove si riferiscono alla suddivisione territoriale.

 

Il tema è mancato dai principali media italiani – né ha avuto attori politici di rilievo che ne siano stati portatori, circostanza vissuta con frustrazione dalle comunità italiane di esuli, sentitesi abbandonate nelle loro rivendicazioni che, per inciso, riguardano oramai solo l’aspetto delle compensazioni.

Per la maggior parte degli italiani ad oggi i Balcani sono meta di vacanze estive, visitati con stupore misto ad ignoranza della storia e delle tradizioni ed il sentimento popolare resta lontano dalla questione istriana.

 

Anche l’introduzione della stessa Giornata del Ricordo è stata più operazione tardiva e decisa dall’alto; un imbarazzato correre al riparo istituzionale per il silenzio ideologico dei decenni precedenti, che ha trovato disinformata e lasciato distratta l’opinione pubblica, troppo a lungo non sensibilizzata sul tema.

Igor Pellicciari

Sul versante balcanico, va detto che in tutte le nuove Repubbliche post-Jugoslave l’Italia ha goduto di un orientamento popolare diffuso dal basso di ammirazione “de-politicizzata” verso il lifestyle italiano e il Made in Italy anche se il tema delle questioni lasciate aperte nei rapporti italo-sloveni ed italo-croati resta ancora questione politica più temuta a Ljubljana e Zagabria che a Roma.

 

Il punto è che il motivo principale di questa diffidenza slava nei confronti italiani è da ricercare nei nuovi equilibri geo-politici dell’area piuttosto che nella travagliata storia delle relazioni italo-balcaniche.

Con la dissoluzione della Jugoslavia, l’Italia è diventata suo malgrado un vicino molto più ingombrante sia per la sua dimensione che per il suo potenziale commerciale e culturale, nonché per la disposizione asimmetrica delle minoranze nei tre paesi (quelle italiane in Slovenia e Croazia sono più numerose di quelle croate e slovene in Italia).

 

Nel nuovo dis-ordine mondiale, con aree di influenza che si sviluppano lungo nuovi vettori (si veda l’impatto del doppio passaporto tra Stati confinanti) – il rischio per Paesi di dimensioni ed economie minori è di subire de facto influenze dai vicini più grandi, tali da condizionarne la sovranità.

È una situazione ricorrente in particolare nell’Est Europa, dove nuovi confini sono nati da disgregazioni post-belliche e\o post-sovietiche.

 

In questa dinamica geo-politica, più che nel quadro di un improbabile ritorno di mire revansciste territoriali, va inquadrata la crescente presenza italiana (si badi, non necessariamente dell’Italia) nell’area Balcanica. Essa può a volte risultare strabordante ed invadente, anche in assenza di una reale strategia politica di Roma in tal senso.

Come un elefante che nel girarsi su se stesso corre il rischio, anche senza volere, di schiacciare qualcuno più piccolo nei paraggi.

 

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...