DOPO IL MOSE, ERA PRONTO UN ALTRO MAGNA MAGNA - I MOSTRI DELLA LAGUNA BAITA E MAZZACURATI AVEVANO GIA' PREPARATO IL PROGETTO PER IL PORTO OFFSHORE, SPESA INIZIALE DI 3 MILIARDI (CHISSA’ DI QUANTO SAREBBE POI CRESCIUTA)

Antonio Massari e Davide Vecchi per “Il Fatto Quotidiano

 

PIERGIORGIO BAITA PIERGIORGIO BAITA

Dopo il Mose il porto off shore. La cricca Serenissima si era già apparecchiata la prossima grande opera veneziana: una piattaforma di duemila metri quadrati da costruire in mare, 12 chilometri dalle rive del Lido, dove convogliare petroliere e navi merci. Un progetto avviato nel 2010, al momento ancora sulla carta ma già approvato e in parte finanziato, con una previsione di spesa iniziale di 3 miliardi. Il Mose, per capirci, doveva costarne poco più di uno poi è lievitato a 5 miliardi e seicentomila euro.

 

LA TORTA da spartire è notevole ed era stata quantificata proprio dagli uomini della cricca. Il primo progetto presentato è infatti firmato dalle società Mantovani e Thetis, in pratica i signori del Mose, Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati. Il primo arrestato nel luglio 2013 il secondo due settimane fa. Insieme a Maria Giovanni Piva e Patrizio Cuccioletta, che si sono avvicendanti sulla poltrona di presidente del Magistrato alle acque, figura chiave per tutto ciò che si muove a Venezia: il Mav riceve i fondi dello Stato e poi stabilisce a chi e come assegnarli.

PIERGIORGIO BAITA jpegPIERGIORGIO BAITA jpeg

 

Così, scorrendo gli atti di approvazione del progetto off shore, si scopre che sono tutti approvati da Piva e Cuccio-letta. Mentre firmavano gli atti a favore di Mantovani, patron del Cvn, ricevevano dal dominus della cricca, uno “stipendio” di 400 mila euro e altri benefit.

 

A CONFERMA che il patron del Consorzio sia la figura centrale c’è un’intercettazione del 18 novembre 2010. Paolo Costa, ex ministro delle infrastrutture del governo Prodi, già sindaco di Venezia e oggi presidente dell’autorità portuale di Venezia, che dovrà gestire la piattaforma off shore, chiama Mazza-curati per chiedere i fondi necessari per avviare la progettazione. Pochi giorni prima il Cipe ha deliberato uno stanziamento di 230 milioni a favore del Mose. “Come è andata?”, esordisce Costa. “Mah, ci hanno dato un po’ di soldi...”. Costa allora ribatte: “Bisogna che partiamo rapidamente...”. E Mazzacurati: “Vabbè, combiniamo in qualche maniera”.

giovanni mazzacurati giovanni mazzacurati

 

L’ex sindaco insiste: “Volevo sapere se c’era scritto che ’sti cinque c’erano per partire capito? C’è bisogno di una pagliuzza per avviare il tutto... bisogna che non ci fermiamo su questo!”. “Direi che la troviamo”, chiude Mazzacurati riferendosi, annotano gli inquirenti, ai cinque milioni. Costa segue con apprensione le vicende che riguardano l’off shore e si confronta costantemente con le persone da cui dipendono le sorti dell’opera. Che sono Mazzacurati e Cuccioletta.

 

mazzacurati giovannimazzacurati giovanni

A luglio, pochi mesi prima della delibera Cipe, li invita a cena a casa sua per avere garanzie che tutto vada come deve andare. “Ho parlato con Cuccioletta – dice Costa a Mazzacurati – varrebbe la pena fare il punto della situazione”. Dice che il 27 “sarebbe l’ultimo giorno utile... potrei immaginare di averla a casa mia... magari anche con il nostro presidente... ci mettiamo d’accorso su tutti i passaggi in modo tale da stare tranquilli tutti”. L’argomento è il porto off shore, annotano gli inquirenti. E “il nostro presidente” è Cuccioletta.  Il “presidente” approverà tutto il necessario per far avanzare l’opera, come si ricostruisce dai documenti allegati agli atti dell’inchiesta sul Mose.

 

A ROMA lavorano i “facilitatori” della cricca veneziana reclutati da Mazzacurati per i fondi del Mose. La rete dei palazzi si muove come un sol uomo ormai, ricostruiscono gli inquirenti, è rodata. Tanto che i Serenissimi danno per scontato che la piattaforma sarà “la prossima torta”. Nel giugno 2012 Baita viene intercettato al telefono mentre parla con Wiliam Colombelli, titolare della Bmc di San Marino e, secondo i magistrati, socio di Giancarlo Galan attraverso la sua ex segretaria, usata come prestanome, Claudia Minutillo.

CLAUDIA MINUTILLO jpegCLAUDIA MINUTILLO jpeg

 

Baita gli spiega come guardare al futuro: “Tu non confondere l’attività industriale con la nostra. Noi lavoriamo per commessa, quando finisce un lavoro è come aver chiuso lo stabilimento, ne prendi un altro e ne cominci un altro, su quelle commesse, cioè l’off shore... avranno degli sviluppi”. Dopo appena pochi mesi, il 24 dicembre 2012, il governo concede il primo stanziamento utile per il progetto della piattaforma: 100 milioni di euro. A Palazzo Chigi c’è Mario Monti, il ministro Elsa Fornero si è da poco mostrata in lacrime alle telecamere firmando il cosiddetto “salva Italia”.

 

Gli stessi ministri stanziano poi i primi fondi. Ma scavalcano il Magistrato delle acque e li mandano direttamente all’Autorità portuale. Cioè a Paolo Costa. Da qui si apre un braccio di ferro con la cricca del Mose che comunque otterrà la gestione della diga e altre opere collegate alla piattaforma, ma la gestione degli appalti è passata a Costa.

claudia minutillo giancarlo galanclaudia minutillo giancarlo galan

 

CONTATTATO dal Fatto, l’ex sindaco, dice di non aver mai subito pressioni da parte di Mazzacurati e Cuccioletta. “Loro erano le persone con le quali dovevo confrontarmi e sinceramente sono rimasto stupito di quanto accaduto. Ma perché chiamò Mazzacurati chiedendogli cinque milioni e parlando di “una pagliuzza”? “Avevano i fondi”. L’invito a cena di Mazzacurati e Cuccioletta?

 

“Qualche giorno dopo avremo firmato l’accordo di programma”. Così “siamo riusciti a liberarci degli uomini” della cricca. Se non fossero stati arrestati? Secondo l’accusa hanno fatto lievitare il costo del Mose da uno a quasi sei miliardi. Oggi la piattaforma off shore dovrebbe costare, dopo vari ridimensionamenti del progetto iniziale, due miliardi.

mose venezia N mose venezia N venezia progetto mose cantieri x venezia progetto mose cantieri x

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...