DOPO IL “VAFFA” A “TV TALK” - GENTILE LETTERA DI MASSIMO BERNARDINI ALL’ELEFANTINO: “IO LE SCUSE DI SILVIO ME LE IMMAGINO PROPRIO COME QUELLE DI DSK. MA FORSE IN QUESTI ANNI MI SONO IMMAGINATO UN BERLUSCONI CHE NON C’È MAI STATO, GUASCONE MA GENIALE, PREOCCUPATO DELLA SUA DITTA MA ANCHE CAPACE DI TENERE I CONTI DI TUTTI, SPLENDIDAMENTE “BAUSCIA” MA ANCHE DIFENSORE DELLE DONZELLE NEI GUAI” - FERRARA INSISTE: “LA MORALE ABITA DALLA SUA PARTE MOLTO PIÙ CHE DA QUELLA DEI SUOI INEFFABILI NEMICI”…
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Lettera di Massimo Bernardini a "il Foglio" del lunedì
Caro direttore,
un vaffanculo da quello che ritengo il più brillante giornalista in circolazione, quello che ospita nello stesso giorno un documentatissimo Saccà e un tagliente Debenedetti sulla Rai, che affida una preziosa paginata in difesa della vita a quel mezzo genio del mio amico Francesco Maria Colombo, che mi depista dai pessimi film ogni weekend grazie alla Mancuso e che soprattutto mi ha insegnato in questi anni a dubitare sempre di presunti puri e giustizialisti, me lo tengo stretto. E non ho voglia, né certo la capacità analitico-politica, di entrare sul terreno delle differenze fra SB e DSK.
Vorrei però raccontarle quello che mi è successo dentro quando è esploso il caso Ruby. Non la vistosa ragazzotta procace da night alla moda, non la contraddittoria testimone portata in giro in tv e nei rotocalchi, no. Parlo della ragazza minorenne scappata da una casa famiglia, esattamente come una delle fanciulle in affido che ho conosciuto da vicino.
Io quella notte ho pensato a Ruby come fosse una di loro, e credevo che il generoso, gaudente, eccessivo ma straordinariamente simpatico Silvio Berlusconi ("l'amor nostro" mi pare la più splendida, chestertoniana invenzione che il giornalismo italiano abbia mai potuto escogitare su di lui) la guardasse coi miei stessi occhi: quelli di un padre preoccupato, anzi di un nonno accogliente quale lui è. Invece mi pare sia andata diversamente.
Ma per seguirla sul suo terreno e venire, pur senza scomodare i massimi sistemi, alla ragione per cui ho voluto semplicemente esemplificare a TV Talk il suo "scusati e contrattacca" a Radio Londra col frammento delle scuse televisive di DSK, io aspetto ancora che di quel madornale errore il nostro premier si scusi.
Vede, Ferrara, io le scuse di Silvio me le immagino proprio come quelle di DSK, dirette e senza infingimenti, e magari senza i calcoli e le astuzie di quello. Ma forse in questi anni mi sono immaginato un altro Berlusconi, guascone ma geniale, preoccupato della sua ditta ma anche capace di tenere i conti di tutti, splendidamente "bauscia" ma anche difensore delle donzelle nei guai. Forse un Berlusconi così - e un po' me ne dispiace - non c'è mai stato.
Risposta di Giuliano Ferrara
Caro Bernardini,
gliene ho dette di tutti i colori su Raitre, alzando molto la voce, e le confermo argomenti e sostanza, che ho usato anche in situazioni private analoghe. La cattiva educazione, che mi tengo stretta insieme alla cattiva coscienza, deve supplire all'eccedenza di ipocrisia e di sciocchezze succubi del pensiero dominante con le quali questo paese è devastato da un appiccicaticcio immoralismo antiberlusconiano e dalla porno politica, dalla porno giustizia, dal porno giornalismo. Ma è raro che abbia qualcosa di personale con alcuno. Sono pacioso, in me come in tanti si combattono indifferenza gesuitica e autentica passione, e alla fine si vive bene anche senza troppa società intorno.
Tanto, sebbene non abbia purtroppo alcun talento mistico, so che un uomo sul ciglio dei sessant'anni sta per morire, da un momento all'altro, e quel che è stato è stato. Però paragonare un uomo scaltro e perbenista accusato di stupro da una giustizia giusta, che lo ha santamente prosciolto dopo doverosi accertamenti sulla credibilità di un processo, e un uomo perseguitato con accanimento sotto-borbonico da magistrati puritani o frivoli (la Boccassini e Woodcock) che hanno preteso di tenere sotto controllo totalitario le sue bisbocce innocenti e galanti, e naturalmente scandalose com'è scandaloso tutto ciò che è veramente privato, questo mi fa schifo. E sparo.
Ruby, che poi è la signora Karima El Marough, ora sposata spero felicemente e futura madre, viene da una famiglia sconclusionata e misera trapiantata nel sud italiano, ha fatto le sue scelte, è stata quel che è stata e non merita la prima pietra di nessuno, sebbene sia stata linciata in pubblico da povera gentaglia scristianizzata che mi sono permesso di definire per tale a Radio Londra; ha incontrato non so se Fede o Mora o chi altro, non mi interessa, ed è finita in un giro di belle ragazze che hanno partecipato alle feste di Berlusconi, riempite di complimenti e di regali, ciarliere e focose al telefono, imbarazzanti e simpatiche, tutte trattate come puttane da gente che non dovrebbe permetterselo in uno stato di diritto e in un giornalismo civile.
E' diventata la campionessa del malcostume italiano, e di false pietà miste a disprezzo in tutto il mondo internazionale che piace, solo per questo. E quando si è trovata in difficoltà alla questura di Milano, questa ragazza che non ha mai avuto meno di diciotto anni prima di compierne diciotto (e dispiace), come tutti coloro che l'hanno vista in foto sanno in cuor loro, è stata aiutata personalmente e mitemente, non concussivamente, da un presidente del Consiglio affaccendato a Bruxelles.
Vorrei che Berlusconi si scusasse per le cazzate che ha fatto, ma in fondo, sebbene sia anch'io un peccatore cretino e perbenista, non gli ho mai voluto tanto bene come quella volta che ha fatto la cazzata suprema degna di un vero gentiluomo: tirare fuori personalmente e istintivamente dai guai un'amica, senza nemmeno ricorrere a un qualsiasi ometto della sua catena di comando, e inventandosi la geniale trovata alla Totò della nipote di Mubarak.
Dia retta, Bernardini, la politica si è abbastanza rivoltata contro l'amor nostro, e alla fine forse - dico forse - ne avrà ragione, ma la morale abita dalla sua parte molto più che da quella dei suoi ineffabili nemici.
Cordialmente, e con un certo imbarazzo per le sue gentilezze
Giuliano Ferrara
PS Amor nostro è espressione geniale e artistica inventata da Andrea Marcenaro, la mia, meno sentimentale, è Cav.
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