manifestazione pro palestina londra

PALESTINA MON AMOUR – DOPO IL VOTO DEL PARLAMENTO BRITANNICO PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE, ISRAELE TEME L’EFFETTO DOMINO ALL’ONU – UN VOTO ANALOGO SI PREPARA ANCHE IN FRANCIA

Maurizio Molinari per “la Stampa

 

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Abu Mazen vede rafforzate le speranze di un successo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu mentre Benjamin Netanyahu teme «seri danni per il negoziato di pace»: sono opposte le reazioni di Ramallah e Gerusalemme al domino di decisioni pro-palestinesi in arrivo dal Vecchio Continente.

 

A una settimana di distanza dal pronunciamento del neo-premier di Stoccolma in favore del «riconoscimento della Palestina» è stato il Parlamento britannico, con un voto non vincolante per il governo, a esprimersi in termini analoghi e qualcosa del genere sembra maturare a Parigi, dove il ministro degli Esteri Laurent Fabius fa sapere che «la Francia vuole adottare in favore del riconoscimento della Palestina una decisione capace di avere conseguenze concrete».

 

Abu  Mazen Abu Mazen

Per Ramallah si tratta dell’affermazione crescente nell’Unione Europea di posizioni favorevoli alla bozza di risoluzione che Abu Mazen ha presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu per ottenere «il pieno ritiro di Israele da tutti i territori occupati nel 1967, inclusa Gerusalemme Est, entro il novembre 2016». Nabil Shaat, veterano dei negoziatori palestinesi, afferma che «al Consiglio di Sicurezza abbiamo già 7-9 voti favorevoli» ovvero manca poco al quorum di 10 che potrebbe significare luce verde se gli Stati Uniti non opporranno il veto.

 

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Con il sostegno di Mosca e Pechino mai in dubbio e le posizioni di Londra e Parigi in rapida evoluzione si spiega l’ottimismo di Hanan Ashrawi, della vecchia guardia di Al Fatah: «Il voto del Parlamento britannico darà coraggio a chi in Europa ritiene sia giunto il momento di riconoscere i diritti dei palestinesi». Anche l’ambasciatore britannico a Tel Aviv, Matthew Gould, condivide questo stato d’animo: «Israele non deve sottovalutare il voto del nostro Parlamento perché indica un indebolimento del sostegno da parte dell’opinione pubblica a seguito della guerra a Gaza e degli annunci di nuovi insediamenti».
 

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david camerondavid cameron

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Ma a Gerusalemme il domino europeo pro-palestinese viene interpretato in maniera differente. «Manda un messaggio sbagliato ai palestinesi perché gli fa capire che possono ottenere ciò che vogliono evitando le scelte che entrambe le parti devono compiere» afferma il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, parlando da Roma dove ha incontrato il capo della Farnesina, Federica Mogherini. «Le decisioni che arrivano dall’Europa - aggiunge Emmanuel Nachshon, portavoce del ministero degli Esteri israeliano - nascono dalla frustrazione per l’assenza di risultati nel negoziato ma rischiano di avere l’effetto opposto perché spingono i palestinesi all’intransigenza».

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Il riferimento è non solo alla disputa sui confini ma ai due contenziosi che Israele considera più ad alto rischio: il ritorno dei profughi del 1948 e la cooperazione sulla sicurezza. La preoccupazione di Gerusalemme si rispecchia nelle parole di Samantha Power, l’ambasciatrice Usa all’Onu, contraria alla bozza di risoluzione di Abu Mazen «perché ipotizza la nascita della Palestina senza un accordo fra le parti» come previsto dagli accordi di Oslo del 1993 da cui il negoziato è incominciato.

 

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