mario draghi volodymyr zelensky

DRAGHI CHIAMA, ZELENSKY RISPONDE – IL PREMIER ITALIANO HA AVUTO UN COLLOQUIO CON IL PRESIDENTE UCRAINO: SARÀ L’ULTIMO DA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO? I DUE HANNO PARLATO DELLA SITUAZIONE AL FRONTE E DEI RISCHI DI UNA POSSIBILE ESCALATION RUSSA – I LEADER EUROPEI SONO TORNATI IN PRESSING SU “MAD VLAD” PER PROVARE A FAR RIPARTIRE I NEGOZIATI, MA L’ATTACCO DELL’AZERBAJIAN ALL’ARMENIA NON FA BEN SPERARE: POTREBBE INASPRIRE I RAPPORTI TRA MOSCA E ERDOGAN, UNICO MEDIATORE CREDIBILE AL MOMENTO…

Francesca Sforza per “La Stampa”

 

mario draghi volodymyr zelensky

Qualcosa si muove nella diplomazia europea. Dopo la telefonata tra il presidente francese Macron e Vladimir Putin, ieri è stato il giorno in cui dai paesi membri sono tornati a squillare i telefoni.

 

Il premier Draghi ha avuto un colloquio con l'ucraino Zelensky sulla situazione al fronte e sui rischi riguardanti la possibilità di un'escalation. «Abbiamo discusso gli sviluppi sul terreno - ha fatto sapere il leader ucraino - La cooperazione con la difesa italiana per noi è molto importante e dovremmo potenziarla». Al centro della conversazione è tornato il tema della sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhya, affrontato anche dal cancelliere tedesco Olaf Scholz con il presidente russo Putin.

 

ZELENSKY - DRAGHI - SCHOLZ - MACRON

Una telefonata importante, quella partita ieri da Berlino, che si inserisce sulla scia generata dall'interventismo di Macron e soprattutto interrompe un silenzio di mesi.

Novanta minuti di colloquio che hanno aggiunto un elemento in più rispetto a quanto già aveva delineato il presidente francese.

 

Oltre alla preoccupazione per la centrale nucleare, all'allarme per la situazione alimentare mondiale e agli aggiornamenti sullo stato della guerra, Scholz ha infatti introdotto il tema di un possibile cessate il fuoco. Parlarne è un conto, realizzarlo un altro, ma il fatto stesso che si sia tornati a nominare l'eventualità di far tacere le armi significa rimettere la ripresa negoziale su un binario in cui può ricominciare a camminare.

 

LE DIMISSIONI DI MARIO DRAGHI BY OSHO

Nell'arco di un paio di giorni, la volontà che emerge dai maggiori leader europei è dunque quella di riallacciare i contatti con il Cremlino senza far venir meno nel modo più assoluto il sostegno a Kiev. Una scelta che si colloca in una congiuntura particolarmente fragile, con la Russia indebolita sul terreno - ma per questo forse anche più insidiosa - e da ieri aggredita anche sul fronte caucasico.

 

LA STRETTA DI MANO TRA DRAGHI E ZELENSKY

L'attacco dell'Azerbaijan all'Armenia, storicamente sostenuti, rispettivamente, da Ankara e Mosca, rischia infatti di irrigidire i rapporti tra Putin ed Erdogan, che potrebbe passare da potenziale negoziatore a nuovo avversario. Vero è che al momento Mosca ha minimizzato l'attacco a Erevan, ma è molto probabile che quest' ultimo sia stato sferrato proprio per approfittare del momento di sbando delle forze russe in Ucraina (e che Erdogan non ne fosse all'oscuro).

 

recep tayyip erdogan vladimir putin vertice di sochi

Uno scenario dunque che si complica ogni giorno di più, e che per questo offre, ai leader europei, la possibilità di riprendersi una scena da cui sembravano definitivamente usciti. La decisione di riavviare il nastro dei colloqui incrociati - che ha visto ieri Draghi interloquire con Zelensky e Scholz con Putin - è tanto più interessante nella misura in cui domani si aprirà a Samarcanda il summit dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, in cui è prevista la presenza del presidente cinese Xi Jinping, che incontrerà tutti i maggiori leader delle potenze asiatiche e con tutta probabilità intratterrà una conversazione bilaterale anche con Putin.

 

I paesi partecipanti hanno molti dossier che li dividono, ma una comune volontà a serrare le file in chiave anti-occidentale (in particolare contro Stati Uniti e Nato), che potrebbe portare a un'ulteriore enfasi sull'"ordine mondiale alternativo" spesso evocato dal presidente Putin. L'Asia - al netto delle differenze interne - mostra molta voglia di ritrovare un'unità, è sarebbe bene per l'Europa non rimanere troppo indietro

mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2 OLAF SCHOLZ EMMANUEL MACRON VOLODYMYR ZELENSKY MARIO DRAGHI KLAUS IOHANNIS MARIO DRAGHI VOLODYMYR ZELENSKY recep tayyip erdogan vladimir putin vertice di sochi recep tayyip erdogan vladimir putin vertice di sochi 3MARIO DRAGHI VOLODYMYR ZELENSKY

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI, IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025...

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO