E’ AGOSTO, E’ TEMPO CHE LA BCE METTA MANO ALLA CASSA - DRAGHI POTREBBE ANTICIPARE DI QUALCHE MESE UN AMPIO ACQUISTO DI TITOLI PER DARE OSSIGENO ALL’EUROPA IN RECESSIONE - I PAESI DEVONO IMPARARE A FARE A MENO DELLA BCE PER CRESCERE

Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"

mario draghimario draghi

 

Se è vero che «la Bce non si può sostituire ai governi», come ripete a ogni piè sospinto Mario Draghi, è vero anche che è riuscita a sventare negli anni scorsi la disgregazione dell’euro e la spaccatura della sua area finanziaria comprando tempo.

 

Adesso che si moltiplicano i sintomi di una ricaduta nella recessione e che anche i grandi Paesi stanno scivolando verso la deflazione – è di questi giorni la notizia che dieci grandi città italiane lo sono già – il presidente della Bce potrebbe anticipare le sue mosse, fornendo di nuovo un paracadute monetario all’Europa.

 

mario draghi 5mario draghi 5

Gli analisti puntavano sull’«arma fine del mondo», sull’acquisto ampio di titoli pubblici e privati (il cosiddetto quantitative easing) per la fine dell’anno, ma qualcuno scommette sul fatto che l’Eurotower potrebbe deciderlo già a settembre o al più tardi a ottobre.

 

Leggendo in filigrana le ultime dichiarazioni di Draghi, è anche chiaro che sono totalmente fuorvianti le letture che legano la proposta (vecchia) di un «reform compact», di una messa in comune europea dei percorsi di riforma, con presunte tentazioni di commissariamento dell’Italia.

EUROTOWER BCEEUROTOWER BCE

 

Dire che un’integrazione europea su quella traiettoria implichi una cessione di sovranità da pare di tutti, è tautologico. Molto forzato leggere nella veemenza con cui Draghi ha detto che l’Italia deve accelerare sulle riforme, un attacco al governo. Piuttosto, è vero il contrario, è un invito ad andare avanti e a battere le resistenze che si oppongono ai cambiamenti.

 

Più complicato che scongiurare interpretazioni politiche, è esercitare la fine arte del convincere i tedeschi. Qui Draghi ha già compiuto il capolavoro di trascinare con sé il board al completo, Weidmann e Lautenschlaeger compresi – nelle ultime misure straordinarie e nei più drastici tagli di tassi di interesse della storia, sino all’inesplorato (per una grande banca centrale) campo dei tassi negativi sui depositi.

 

deutsche bundesbankdeutsche bundesbank

Nelle ultime settimane, poi, il capo della Bundesbank ha rotto un grande tabù: ha fatto dire al suo capoeconomista che gli aumenti in busta paga dovrebbero essere più consistenti. Per un’istituzione che ha sempre recitato il mantra della moderazione salariale, una rivoluzione. Soprattutto, il segnale che nella Bundesbank c’è una forte consapevolezza che la Germania – e l’Europa – hanno bisogno di una spinta sul versante della domanda interna e dell’inflazione.

 

Certo, in un’intervista a Le Monde il capo della Bundesbank ha smentito ieri che ci sia il rischio di una deflazione e ha ribadito che i Paesi devono imparare a fare a meno della Bce per crescere. Soprattutto, ha ribadito i suoi paletti, sostenendo che prima di decidere altre misure straordinarie bisogna prima appurare se funziona l’ultimo bazooka sfoderato da Draghi, il Tltro.

Jens Weidmann Jens Weidmann

 

Ma sui prestiti a lungo termine a costi minimi e con il controllo dei bilanci delle banche ex post per essere certi che vengano girati alle imprese, negli ambienti bancari i dubbi sono tanti. Il problema del sistema non è certo la mancanza di liquidità, è la fragilità delle imprese. E il deterrente, l’obbligo a restituire l’intero Tltro se dopo due anni non è stato girato alle aziende, non è tale da cancellare la tentazione per le banche di usarli altrimenti. Insomma, è tempo per la prossima mossa. L’inflazione in rapidissimo calo ovunque va battuta sul tempo.

 

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