IL DUCETTO SFASCIATUTTO – PUR DI VOTARE IL PRIMA POSSIBILE STA RIFLETTENDO DI NON FAR VOTARE DAL PD LA MANOVRA CHIESTA DA BRUXELLES – A QUEL PUNTO, GENTILONI SALIREBBE AL COLLE PER LE DIMISSIONI – GLI UOMINI DI MATTARELLA/FRANCESCHINI IN ALLARME PER LE VOCI DEL NAZARENO – RENZI PRONTO A FARE UNA CAMPAGNA ELETTORALE CONTRO L’EUROPA
Dagonota
Sono bastate due frasette che Matteo Renzi ha fatto scivolare al Giglio Magico e che questo ha fatto rimbalzare al Nazareno per far entrare in fibrillazione pure il Quirinale. Le frasi in questione riguardano la manovra correttiva. “Voglio proprio vedere che s’inventa Piercarlo”, avrebbe confidato il Ducetto di Rignano. Che, unita all’altra dell’Europa che manda “letterine”, sono suonate come una minaccia: chiedere al Pd di non votare il decreto in Parlamento.
Un’eventualità che il Colle vede come una jattura. Dal Nazareno hanno spiegato al Quirinale che Renzi non ha preso una decisione in merito. Ma non hanno escluso l’eventualità; che, come tale, prima di realizzarsi deve superare una serie di subordinate politiche.
Gli uomini di Mattarella hanno chiaro in mente che se il Pd non dovesse votare la manovra di Padoan e Gentiloni, il premier sarebbe costretto a salire al Colle e rassegnare le dimissioni: ha promesso fedeltà a Matteo. E si aprirebbe così la strada per le elezioni anticipate.
Chi conosce bene Matteo prova ad allentare la tensione: non vi preoccupate, minaccia di non votare la manovra ma non lo farà mai. E spiega: è una minaccia per far capire che non scherza quando dice che vuole votare anche ad aprile con o senza una nuova legge elettorale; e se non gli riesce ora con la manovra correttiva, di certo ci proverà nuovamente con il Def così da ottenere le elezioni in giugno.
Insieme al Quirinale, il più preoccupato è Piercarlo Padoan. Al ministero dell’Economia continuano le riunioni per capire cosa scrivere nella lettera di risposta alla Commissione, che vuole una correzione del deficit dello 0,2% strutturale (quasi 3 miliardi e mezzo). Per gli uomini del Tesoro ormai è più un problema di semantica che di contenuti.
Appurato che risponderanno entro dopodomani alla lettera Ue con un’altra lettera, difficilmente indicheranno le misure. E se già prima avevano ricevuto un input del genere da Palazzo Chigi, dopo le minacce di Renzi la loro cautela proverbiale si è gonfiata ulteriormente.
Al Ducetto qualcuno ha fatto notare che di fronte ad una bocciatura della manovra da parte del Pd, non solo Renzi avrebbe fagocitato il secondo premier del suo partito, ma c’è il rischio che si vada a votare con uno spread ai massimi. Per tutta risposta, avrebbero ricevuto una risposta lapidaria: ma non capite che facendo una campagna elettorale contro l’Europa sottraggo argomenti a Grillo.
Ed al Nazareno, improvvisamente, tutti ricordano che Gentiloni è stato a Berlino, Madrid, Parigi, Lisbona; ma ancora non ha avuto un incontro bilaterale con Juncker a Bruxelles.