“IL M5S ESCE PARECCHIO AZZOPPATO” - DURISSIMO PEZZO DEL “FATTO” CONTRO CONTE: “TOLTI ALCUNI NOMI, I CANDIDATI ERANO UN ESERCITO DI SCONOSCIUTI - SUL TEMA DELLA CLASSE DIRIGENTE DEI 5 STELLE SI INCISTA L’ANNOSA VICENDA DEI 3 MANDATI SU CUI DA SEMPRE CONTE SOSTIENE DI SUBIRE LA CONTRARIETÀ DI GRILLO. EPPURE NON È UN MISTERO CHE SIA LO STESSO CONTE A NON AVERE ALCUNE VOGLIA DI VEDER CRESCERE I ‘QUADRI’ DI UN MOVIMENTO CHE HA ASSUNTO LE SUE SEMBIANZE. AL PUNTO CHE OGGI, SE GLI PASSASSE PER LA TESTA DI DIMETTERSI, NESSUNO SAREBBE IN GRADO DI FARE IL NOME DI UN POSSIBILE SOSTITUTO”
Estratto dell’articolo di Paola Zanca per il “Fatto quotidiano”
GIUSEPPE CONTE MARCO TRAVAGLIO
Gli avevano chiesto […] cosa sarebbe cambiato se “per pura ipotesi” il Pd avesse staccato il Movimento Cinque Stelle di 10 punti. E Giuseppe Conte aveva risposto: nulla. La “predisposizione alla coalizione”, diceva con il consueto avvocatese, rimarrà “inalterata”. Ma la “pura ipotesi” si è avverata eccome, Elly Schlein lo ha staccato addirittura di 15 punti e a cambiare, oltre ai rapporti di forza, sono i contorni di un Movimento che esce da queste elezioni europee azzoppato, parecchio azzoppato.
MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE
Perde, Giuseppe Conte, almeno 5 punti percentuali: è al 10 per cento, quando sono state scrutinate oltre la metà delle sezioni. […]Le vaghe speranze di aver “tenuto” - quando la forchetta degli exit poll davano M5S in una forchetta tra il 10 e il 14 per cento crollano rapidamente. Tanto più se paragonate alle ultime Europee, quando il Movimento aveva preso 4 milioni e mezzo di voti (il 17 per cento, con affluenza al 56); più o meno lo stesso bacino di voti delle ultime Politiche, in cui aveva ottenuto il 15 per cento, per un totale di 4 milioni 335 mila voti. Numeri oggi inimmaginabili.
GIUSEPPE CONTE MARCO TRAVAGLIO
Conte è rimasto a casa fino alle 2. Poi arriva al comitato e parla di un risultato “molto deludente”. Dice che “avvierà una riflessione interna”. Ma le analisi a caldo dei suoi, vertono già tutte sull’astensione che a Sud – culla del M5S, su cui il leader ha puntato tutto anche questa volta – è sotto la già disastrosa media nazionale. E poi c’è la scelta - “che rivendichiamo”, dicono di non aver candidato il leader, convinti che il santino elettorale fosse un inganno da non sottoporre agli elettori.
MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE
Ma è chiaro che non sono spiegazioni sufficienti. […] il timore è che stia venendo a galla il limite di un Movimento che fatica a trovare nuova linfa. Esaurita la spinta dei cavalli di battaglia della fase contiana – dal reddito di cittadinanza al cosiddetto green – da mesi Conte aveva deciso di puntare sulla battaglia pacifista. Sul tema però è arrivata la competizione non solo di Avs (che ha doppiato il voto di cinque anni fa) ma anche della lista Santoro, che è andata a pescare nello stesso bacino […]
[…] tolto l’unico “big ” (l’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico), alcuni nomi rappresentativi per alcuni mondi (Giuseppe Antoci per l’antimafia, Ugo Biggeri per la finanza etica, Carolina Morace per lo sport) e alcuni “veterani” come Dario Tamburrano, Gianluca Ferrara e Sabrina Pignedoli, il resto è un esercito di sconosciuti. Ed è sul tema della classe dirigente dei 5 Stelle […] che si incista l’annosa vicenda dei 3 mandati su cui da sempre Conte sostiene di subire la contrarietà del “garante” Beppe Grillo. “Io lo farei, ma Beppe non vuole”, è un po’ il refrain che è stato fatto circolare negli anni.
Eppure non è un mistero, per chi è addentro le vicende del fu “non” partito, che sia lo stesso Conte a non avere alcune voglia di veder crescere i “quadri” di un Movimento che ha assunto le sue sembianze. Al punto che oggi, se gli passasse per la testa di dimettersi, nessuno sarebbe in grado di fare il nome di un possibile sostituto.