CULATELLO CONTRO I CULATTONI - LA BINDI: “SUL RICONOSCIMENTO DELLE UNIONI CIVILI IL PARTITO E’ UNITO AL 95%” - LA CONCIA: “E’ UNA POSIZIONE OSCURANTISTA. CONTINUEREMO LA BATTAGLIA” - FIORONI IN RAPPRESENTANZA DI SE STESSO. E DELLE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI BENPENSANTI CHE PER SALVARE LA MORALE, LA SERA, VANNO DI NASCOSTO CON I TRANS: “QUANDO, IN TOTALE SOLITUDINE, DISSI DI NO AI MATRIMONI GAY, MI DISSERO: VERRAI MASSACRATO IN ASSEMBLEA. ORA MI SEGUONO TUTTI…”

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

Presidente Rosy Bindi, il Pd non arriverà mai a sostenere i matrimoni gay?
«Con una maggioranza del 95% il partito ha trovato la sua unità intorno al riconoscimento delle unioni civili anche omosessuali, in linea con la Costituzione e con i grandi Paesi europei. Mi sembra già un grande risultato».

Paola Concia ha detto che lei è stata offensiva.
«Io non ho mai offeso nessuno. Nel documento non parliamo solo dei diritti degli omosessuali, ma di bioetica, ricerca, uguaglianza, del confine della vita e della morte. Su questi temi il Pd ha raggiunto una mediazione ricca e insperata e può costruire in Parlamento un dialogo con le altre forze politiche».

Non sarebbe stato più democratico votare tutti i documenti?
«Quando un'assemblea ha appena approvato un documento non mette in votazione il suo contrario, funzionano così tutti i Parlamenti e tutte le assemblee deliberative».

L'Europa intanto va verso i matrimoni gay...
«In Francia, in Inghilterra, in Germania sono regolate le unioni civili e noi ci siamo mossi in quella direzione. Altro che Pd spaccato! Se vogliamo che il processo dei diritti non si interrompa, dobbiamo evitare atteggiamenti massimalistici».

Massimalista Ignazio Marino?
«Quando si è leader e si fa parte di organismi si partecipa, non ci si presenta alla prima e all'ultima riunione. Io avevo un compito e penso di averlo realizzato».

Dicono i gay che c'era un accordo per votare tutti i documenti e che lei, con un «colpo di mano», ha fatto saltare i patti.
«Con chi lo avevano fatto questo accordo? Non certo con me. La verità è che qualcuno ci ha provato».

Renzi le chiede di farsi da parte. Non si presenterà alle primarie, se mai si faranno?
«Renzi dorma pure tranquillo, io non mi presenterò. Ma sappia che non toglierò il disturbo, fino alle prossime elezioni e anche oltre. Dove ha letto che io sarei per le preferenze? E se anche fosse, provi a chiedere agli italiani se starebbero con me o con lui».

Bersani si è rimesso «in saccoccia» le primarie?
«Certo non si faranno perché le chiede Renzi e quando le vuole Renzi. Prima la legge elettorale, poi il programma, poi la coalizione, infine le primarie. Nessuno di noi le voleva, ma il segretario ha scelto diversamente e noi rispettiamo la sua scelta».

Sosterrà Bersani, anche dopo le divergenze sui diritti?
«Tra me e il segretario sul tema dei diritti non c'è nessuna divergenza. Se me lo chiederà, alle primarie lo appoggerò. Anzi, spero che me lo chieda».

Teme che Renzi riuscirà a relegare lei, Veltroni, D'Alema, Franceschini, Letta, Fioroni e gli altri leader in un cono d'ombra?
«Ma quale cono d'ombra, noi siamo assolutamente indispensabili. Bersani sa che senza di noi le primarie non le vince, quindi è chiaro che saremo al suo fianco. Per vincere c'è bisogno di tutto il partito».

C'è chi dice che dopo Monti può tornare solo Monti.
«Grande apprezzamento nei confronti del premier, ma dopo di lui torna la politica. Nel 2013 si confronteranno due schieramenti con progetti alternativi».

Se anche vince, Bersani rischia di non governare...
«Anche per questo vogliamo una legge maggioritaria e non le larghe intese. Il ritorno di Berlusconi è molto grave, con lui non avremo mai una destra normale e i sostenitori delle larghe intese sappiano che la sua presenza complica anche questa possibilità».

Bersani promette lealtà, ma dice che molte riforme il Pd le avrebbe fatte diversamente.
«Noi siamo lealissimi. Sosteniamo Monti, ma con le nostre idee. Però quando saremo al governo faremo cose diverse e forse dovremo anche correggere qualcosa, a cominciare dalla riforma del lavoro».

La convince la ricetta di Grilli per ridurre il debito?
«Il governo ci ha fatto ritrovare credibilità, ma dobbiamo stare attenti. Se non riparte la crescita il Paese non regge più. Il rischio che le politiche di Monti e Grilli abbiano effetti recessivi è evidente. Perché la lotta alla disuguaglianza diventi fattore di crescita, ci vuole anche la patrimoniale».

2 - CONCIA: "BINDI,BASTA CON L'ARROGANZA DI VEDERE NOI GAY COME ESAGITATI"
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

Ma dico, in tutti i partiti progressisti del mondo si discute, si litiga, ci si divide. E poi si arriva a una decisione. Perché solo noi dobbiamo vedere questa discussione come un che di masochistico?». Paola Concia, omosessuale, autrice di un libro bello sulla sua battaglia contro i pregiudizi, parla il giorno dopo la grande arrabbiatura che s'è presa all'assemblea del Pd su gay e diritti civili delle coppie di fatto, riflette. Prova anche a difenderlo, il Pd, lo chiama «il mio partito».

Ma «il suo partito» pare un po' scollato da una società aperta e moderna. E' vero che è l'unico che discute, ma discute di cose che sono pacifiche ovunque da decenni, non trova?
«E' vero, l'Italia è indietro, il Pd ha tutti i suoi limiti, è un partito che fa fatica, ma siamo anche gli unici a non fare annunci roboanti. Ora tutti stanno coi gay, vedo Grillo, Di Pietro, alèeee... Gliel'ho appena detto a tutti e due, ragazzi, non strumentalizzate sulla pelle delle persone...».

Però sia sincera, per quanto lo si può in politica: s'aspettava più coraggio? È delusa da com'è andata a finire?
«Ma non è affatto finita! Adesso noi a settembre abbiamo una direzione, continueremo la battaglia e vedremo lì cosa succede».

Sì, con D'Alema, Bindi, Fioroni. Le sembrano aperti alle vostre ragioni?
«Con la Bindi ci siamo sentite, non è un problema personale. Io però lo voglio dire anche a lei: basta continuare con questa arroganza di considerare gli altri degli esagitati. Mancuso, Benedino e Fusco non sono affatto esagitati, erano esasperati dal comportamento della Bindi. E poi, basta con questa ossessione dell'unanimismo. Possiamo anche avere idee diverse, ci si scontra, e poi si decide».

Infatti: ormai non è stata già decisa la linea degli altri?
«Quando mai? L'assemblea non è stata messa in condizioni di esprimersi, io non lo so come la pensa l'assemblea del Pd sui matrimoni gay. Sembra normale che in un paese come l'Italia del 2012 di queste cose il primo partito progressista non può neanche parlare?».

La risposta vien da sé.
«E' una posizione oscurantista. Io invece voglio poter parlare di quello di cui parlano tutti, Obama, Hollande, persino, dispiace dirlo, Cameron».

Appunto: voi discutete, ma di cose che in Europa sono accettate anche a destra.
«Però quelli sono paesi che riconobbero nei codici civili le unioni di fatto tanti anni fa, per questo oggi sono in condizioni di parlare di matrimoni omosessuali. Noi abbiamo perso tanto tempo, e siamo costretti a fare oggi il primo passo».

3 - FIORONI: "IO VINCITORE MORALE I MATRIMONI NON PASSANO ORA LA PARTITA È CHIUSA"...
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

Uno che dice senza iattanza «il vincitore morale dell'altro giorno sono stato io» merita, specie se si è abituati alle falsità ovattate di certi ambienti, comunque un applauso. Potete non condividere le idee di Giuseppe Fioroni sulle coppie di fatto e sui matrimoni gay, ma non potete non rispettare il modo franco con cui le sostiene. Anche a differenza di tanti altri nel suo partito, che in un giorno come questo preferiscono mettere la faccia sotto sabbia.

C'è un partito arretrato sul tema dei diritti civili in genere, e su quelli degli omosessuali in particolare? Fioroni è convinto di no, ma in ogni caso il problema non sarebbe suo - cattolico democratico ma di quelli che nel partito dovrebbero essere «la sinistra».

In ogni caso, a differenza di Concia e Scalfarotto, per capirci, lui è convinto che la partita adesso sia aggiudicata, con l'arbitro che ha fischiato la fine: «Diciamoci la verità, il dibattito è chiuso. Una delle fonti principali della democrazia - lo dice uno che è sempre stato in minoranza - è che quando si è deciso si è deciso. Abbiamo trovato una soluzione, garantire i diritti, ma senza equiparare il matrimonio gay al vero matrimonio, e i contrari a questa soluzione sono stati solo il tre per cento. Fine».

Se non si è votato, è particolare relativo, a suo dire. Sono più importanti i numero che si sono registrati sul documento del partito. Come sia stato possibile, lo si capisce risalendo indietro, spiega. «Io due anni e mezzo fa dissi "sia chiaro, se volete equiparare il matrimonio, io sarò costretto a candidarmi alle primarie.

Per una settimana fui linciato. Ricevetti insulti dalla Cina, dall'India, dall'America, per aver espresso una posizione abbastanza chiara. Ieri il partito ha assunto a stragrande maggioranza la mia posizione, regolamentare i diritti con un presidio giuridico, e ha detto no ai matrimoni gay. Mi sembra sia stato fatto un passo avanti per il bene comune, contro tutti quelli che - per ragioni ideologiche o di visibilità - vogliono ancora cavalcare un dibattito vecchissimo»

Sentite cos'ha da dire Fioroni ai suoi avversari nel partito: «Io voglio combattere con ogni forza un asse straordinario tra le polemiche costruite dalla destra, e certe critiche ideologiche a sinistra. È gente che per qualche pagina di giornale in più è disposta a strumentalizzare una questione che l'altro giorno l'assemblea del partito ha chiuso, definitivamente». Per lui è il momento dell'orgoglio, e della rivendicazione del ruolo di anticipatore: «Quando, in totale solitudine, dissi di no ai matrimoni gay, mi dissero "verrai massacrato in assemblea". Ora mi seguono tutti».

 

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