È MORTO A 79 ANNI PERVEZ MUSHARRAF, PRESIDENTE DEL PAKISTAN DAL 1999 AL 2008: EX GENERALE GOLPISTA, FU LEGITTIMATO SULLA SCENA INTERNAZIONALE DALLA DECISIONE DI ALLEARSI CON L’AMERICA DOPO GLI ATTACCHI DELL’11 SETTEMBRE 2001. SOPRAVVISSUTO A TRE ATTENTATI JIHADISTI, FU AMBIGUO NEI RAPPORTI CON I TALEBANI (BIN LADEN VIVEVA SERENAMENTE DA LATITANTE AD ABBOTTABAD) E ANCHE IN QUELLI CON L’INDIA – MALATO DA TEMPO, VIVEVA IN ESILIO A DUBAI…
Fabio Giovoni per l’ANSA
Pragmatico fino all'estremo, contraddittorio, ambiguo, l'ex generale golpista divenuto presidente del Pakistan per quasi un decennio Pervez Musharraf, morto a 79 anni a Dubai per una malattia che combatteva da tempo, è una delle figure più controverse della storia pachistana e forse della storia recente.
Nato a Delhi nel 1943 prima dell'indipendenza dell'India da Londra e della contestuale separazione dal Pakistan, Pervez Musharraf si trasferì con la famiglia a Karachi da bambino e lì intraprese la carriera militare. Legittimato sulla scena internazionale dalla decisione di allearsi con l'America di George W. Bush e l'Occidente e di prendere parte nella Guerra al terrorismo dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, il generale Musharraf aveva così cercato di consolidare il suo potere e di far dimenticare che solo due anni aveva preso il potere con un colpo di stato militare, non sanguinoso, estromettendo il democraticamente eletto Nawaz Sharif. E di essersi autoproclamato presidente circa un anno dopo.
george w. bush con pervez musharraf
Più odiato che amato in patria, nel periodo a capo del suo Paese, dal 1999 al 2008, Musharraf ha dato impulso con politiche di tipo liberista all'economia del suo Paese, che tuttavia resta fra i più poveri dell'Asia.
Sopravvissuto a tre tentativi di assassinarlo da parte dei talebani, ha compresso le libertà e i diritti civili negli anni della Guerra al terrore, caratterizzati da violente campagne militari nelle aree tribali a maggioranza Pashtun al confine con l'Afghanistan, terreno di coltura dei Talebani tanto pachistani quanto afghani.
E anche da frequenti sparizioni di oppositori politici e di presunti estremisti politici (questi ultimi per lo più consegnati agli americani come "estraordinary rendition" finiti a Guantanamo).
Ma alcuni esperti ritengono che sotto di lui le libertà democratiche siano cresciute come mai prima, compresa una proliferazione di media indipendenti prima sconosciuti. Ha collaborato da stretto alleato dell'Occidente contro l'estremismo islamico, favorendo i movimenti delle forze Nato attraverso il confine e autorizzando basi aeree americane. Ma gli esperti osservarono che la politica di Islamabad nei confronti dell'Afghanistan conservò tutta l'ambiguità di un tempo: Musharraf è accusato di tacita acquiescenza con i Talebani afghani, in funzione anti-indiana.
Secondo i critici, ha due volti anche la politica di Musharraf nei confronti dell'arcinemica India, con la quale ha avviato un periodo di distensione, durante il quale però il terrorismo islamico e irredentista del Kashmir conteso in terra indiana ha raggiunto picchi assoluti. Ma è in particolare la sospensione di molte libertà costituzionali e soprattutto la guerra interna all'estremismo islamico gli alienò le simpatie di grandi fasce della popolazione.
La morte della rivale ed ex premier Benazir Bhutto nel 2007 - la prima e ultima donna al potere in Pakistan - durante un comizio elettorale, uccisa dal corpetto esplosivo di un talebano kamikaze, gli valse l'accusa di non aver fatto nulla per prevenirla, se non di averla favorita. La successiva proclamazione dello stato d'emergenza, poi revocato, favorì solo lo scivolo di Musharraf verso la sconfitta nelle elezioni del febbraio 2008, vinte da Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, sotto al quale fu avviata una procedura d'impeachment nei confronti del 'dittatore' Musharraf per aver violato la costituzione e per corruzione.
tony blair con pervez musharraf
Dopo un fallimentare ritorno nel 2013 per competere nelle elezioni di quell'anno e dopo essere stato autorizzato a recarsi a Dubai per curare la sua malattia, nel 2019 fu condannato a morte in contumacia per 'alto tradimento' da un tribunale speciale per aver sovvertito e poi sospeso la costituzione nel 2007, quando fece arrestare il ministro della giustizia e licenziando 15 giudici costituzionali e altri 65 giudici provinciali durante lo stato d'emergenza. La sentenza fu annullata nel 2020, ma lui restò in esilio a Dubai, dove oggi si è arreso all'amiloidosi, una malattia degenerativa degli organi. Solo ora potrà tornare nel suo Pakistan per riposare.
PERVEZ MUSHARRAF I QUADRI DI GEORGE BUSH benazir bhutto 2pervez musharraf 2