“NON SONO UN PICCOLO CASALEGGIO” – CHI E’, CHI NON E’, CHI SI CREDE DI ESSERE PAUL KOELLENSPERGER, L’INFORMATICO EX M5S CHE HA FATTO IL BOTTO IN ALTO ADIGE – “VERRÀ GIÙ TUTTO ANCHE QUI. IO VOGLIO SCALFIRE IL POTERE MONOLITICO DELL' SVP, CHE GOVERNA DA 50 ANNI. MA SENZA IL VOTO TEDESCO NON SI VA DA NESSUNA PARTE"
Marco Imarisio per il Corriere della Sera
Grande vittoria, piccola festa. Sull' invito, naturalmente bilingue, per un «breve aperitivo» di ringraziamento alla terrazza di «Sportler Alpin», lo storico negozio per attrezzatura di montagna nel centro della città, c' è scritto così. Anche ieri, a scrutinio ormai finito da un pezzo, i suoi collaboratori hanno dovuto convincerlo ad abbondare almeno questa volta con gli aggettivi. È un imprenditore del web, cofondatore e socio di una azienda specializzata in e-commerce. Molto riservato, quasi timido, detesta parlare di sé, si è giocato tutta la campagna elettorale sulla rete, anche se quest' ultima è stata una scelta obbligata perché di soldi per affissioni e pubblicità sui giornali non ce n' erano.
«Se proprio vuole, c' è qualche analogia», concede lui. Il gioco delle affinità con Davide Casaleggio finisce qui. A differenza del delfino di M5S, Paul Köllensperger ha una maggiore propensione al sorriso e nessuna passione per il dogmatismo. Erano nella stessa famiglia, fino allo scorso luglio.
Cinque anni fa, da perfetto sconosciuto, pioniere del web sul quale aveva cominciato a lavorare nel lontano 1995, padre di tre figlie, aveva vinto a sorpresa le primarie online ed era diventato il primo e unico eletto dei Cinque Stelle nel Consiglio provinciale dell' Alto Adige. La solitudine lo aveva portato a qualche riflessione. «Qui M5S è un fenomeno solo italiano. Io voglio scalfire il potere monolitico dell' Svp, che governa da cinquant' anni. Ma senza il voto tedesco non si va da nessuna parte».
Köllensperger chiese una deroga alle regole sulle candidature e al filtro della sacra piattaforma Rousseau. «Diedi la mia disponibilità a una proposta nuova, capace di abbracciare i tre gruppi linguistici della provincia. Dissi ai vertici nazionali che così avrebbero attirato l' attenzione del mondo tedesco, che continua a considerare M5S una vicenda al limite dell' avanspettacolo». Gli venne risposto picche. Si lasciarono bene, per quanto possibile, anche se con l' avvicinarsi del voto il fuoriuscito ricevette accuse di «pizzarottismo», che in casa M5S sono preludio alla chiamata di un esorcista. Il risultato è che il Team Köllensperger ha preso un incredibile 15,2% e la bellezza di sei consiglieri, mentre M5S si è fermato a un eloquente 2,3%.
Ad appena quattro mesi dalla nascita, la nuova lista è diventata la prima formazione capace di vincere spostandosi al centro e non verso destra, pescando in ugual misura da M5S, Svp e dagli estremisti di Freiheitlichen. L' anima dell' eretico altoatesino non è mai stata del tutto a cinque stelle.
«Ho sempre avuto posizioni europeiste e liberali. Le abbiamo declinate su temi concreti, lotta al caro vita, al traffico e alle disfunzioni del sistema sanitario, lasciando ad altri battaglie che interessano più agli storici che alla gente normale, come quella sul doppio passaporto».
Köllensperger, che parla italiano «nel 90% della mia vita», è caduto proprio sui candidati italiani. Sei eletti, tutti di lingua ed etnia tedesca. Alla meranese Francesca Schir è mancato un pugno di voti. Al monolite Svp, per quanto scheggiato, mancano invece tre consiglieri per governare, ma per Statuto autonomo devono essere di etnia italiana.
Tanto vincere per nulla. «Non è così. Dobbiamo convincere gli italiani. A Bolzano e Merano si vota nel 2020. La voglia di cambiamento degli altoatesini resta. E l' Italia dimostra che prima o poi viene giù tutto. Basta avere pazienza». Nell' attesa, il suo telefono suona in continuazione. Lo stanno chiamando giornali e televisioni da Germania e Austria. E lui risponde, in tedesco.