BASTA UN BAU-BAU DI GRILLO E IL PD SI ARRENDE - E’ STATO SOLO PER IL FIATO SUL COLLO DEI 5 STELLE SE RENZI HA MESSO LE MANETTE A GENOVESE - FIORONI VOTA CONTRO E FASSINA ANNUISCE: “TUTTO È STATO FATTO SULL’ONDA DEI J’ACCUSE GRILLINI”


Giovanna Casadio per "La Repubblica"

«Oltre all'inchiesta sull'Expo', anche il rinvio del voto sull'arresto di Genovese sarebbe altro ossigeno per Grillo». Matteo Renzi decide in corner, mentre il tam tam dei 5Stelle contro «gli impresentabili dem», i «fuorilegge del Pd» diventa assordante. Il premier è preoccupato. Per i democratici è una giornata nera, in cui rischiano di essere irretiti nella campagna elettorale dei grillini che lanciano «la caccia al ladro». E i sondaggi non sono rassicuranti per il Pd.

La telefonata del premier al capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza scioglie il nodo: sì al voto subito sull'arresto - decide Renzi - ma solo se tutti i gruppi si impegnano al voto palese. Forza Italia ha già detto che ci sta. Un buon assist. Forse Renato Brunetta, il capogruppo forzista, si rende conto che i 5Stelle sono l'avversario principale.

«E se qualcuno ordisse lo stesso il trappolone del voto segreto?», osserva Speranza a Renzi. C'è una soluzione di riserva, il cosiddetto metodo Franceschini: tutti i deputati dovranno votare con il dito indice il sì, così la lealtà alla disciplina di partito è visibile. È una sorta di piano di riserva nelle ore frenetiche che precedono l'aula.

La giornata è ad alta tensione. Amara. «Sarebbe stata meglio votare dopo le europee, sembriamo sotto ricatto di Grillo»: dice Davide Zoggia. Lo ammette persino Ettore Rosato, renziano: «È un po' una barbarie». Ma questa frase diventa un refrain nel Transatlantico di Montecitorio. «Non dovevamo subire il ricatto elettorale dei grillini».

Nella riunione dei dem, che precede l'aula, parla solo il capogruppo. Maria Tindara Gullo,
giovane dem messinese, vicina di scranno di Genovese, si mette a piangere. Giuseppe Lauricella, siciliano, annuncia subito: «Non parteciperò al voto, il problema me lo porrei anche se fosse Barabba... è una sezione della Consulta che dovrebbe giudicare le richieste d'arresto nei confronti di un parlamentare».

Alla fine saranno 33 i democratici assenti (più 13 in missione). Non ci sono Bersani, né Enrico Letta, non ci sono i ministri del Pd: assenti giustificati. Poi ci sono quelli che invece scelgono di non votare. Teresa Piccione, palermitana, scuote la testa: «Un voto così delicato nella bufera della campagna elettorale, è inopportuno». Paolo Corsini, che è senatore, ma passa in Transatlantico, commenta: «È indecente assecondare la deriva grillina». Insofferenti. Danilo Leva racconta: «Avendo guardato le carte, sono perplesso ». Stefano Fassina annuisce: tutto è stato fatto sull'onda dei j'accuse grillini.

«Il clima nel Pd è pesante», confida Paola De Micheli, lettiana. Solo 6 deputati alla fine disobbediscono e votano contro l'arresto. Sono Beppe Fioroni, Gero Grassi, Maria Gullo, Maria Amato, Maria Greco, Tommaso Ginoble. Fioroni mostra un sms che dice: «Questo è un metodo squadristico...». Grassi è convinto ci sia stato «fumus persecutionis».

Francantonio Genovese in aula non c'è. Aveva pensato di intervenire. Matteo Richetti spiega che «sarebbe stato imbarazzante se fossero venuti a prelevarlo a Montecitorio». Invece si consegna a Messina. Si astiene anche Pino Pisicchio, del Centro democratico, che gira in Transatlantico con la Costituzione e i regolamenti per mostrare che sulle persone il voto è segreto. Però un'eccezione c'è già stata. Twitta Alessia Morani: «Grillo si asciughi la bava alla bocca...». Renzi ha tolto l'argomento elettorale ai 5Stelle: il Pd non copre gli impresentabili.

 

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