alzano lombardo bergamo

COSA È SUCCESSO A FEBBRAIO A NEMBRO E ALZANO? – FONTANA E GALLERA SONO STATI CHIAMATI COME TESTIMONI NELL’INCHIESTA PER EPIDEMIA COLPOSA AVVIATA DALLA PROCURA DI BERGAMO – LA MANCATA CHIUSURA DEL PRONTO SOCCORSO DI ALZANO, I MORTI NELLE RSA E LA MANCATA ZONA ROSSA: TUTTO QUELLO CHE NON TORNA

FONTANA GALLERA

Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”

 

È stato convocato in procura, a Bergamo, il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana. I magistrati vogliono sentirlo come persone informata sui fatti nell'ambito dell'inchiesta sulla mancata chiusura del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano, sui morti nelle Rsa e sulla mancata istituzione di una zona rossa nella Bergamasca.

ospedale pesenti fenaroli di alzano lombardo

 

GIULIO GALLERA ATTILIO FONTANA BY CARLI

Nell'inchiesta per epidemia colposa della Procura, guidata da Maria Cristina Rota, è stato chiamato, sempre come testimone e per i prossimi giorni, anche l'assessore alla Sanità, Giulio Gallera. E prima di loro è stato sentito nelle scorse settimane, Luigi Cajazzo, direttore generale del Welfare lombardo, il quale aveva messo a verbale, tra l'altro, che la decisione di riaprire il pronto soccorso di Alzano il 23 febbraio, dopo l'accertamento dei primi due casi di Coronavirus, era stata «presa in accordo con la direzione generale della Asst di Bergamo Est», in quanto era stato assicurato che era «tutto a posto»: i locali sanificati e predisposti «percorsi separati Covid e no Covid».

 

LE VERIFICHE

luigi cajazzospesa a codogno

Qualcosa di diverso da quanto sembra accaduto. E sul quale ora dovrà riferire anche Fontana. Nel fascicolo aperto dalla procura di Bergamo, al momento, viene ipotizzato il reato di epidemia colposa. Gli accertamenti puntano a stabilire eventuali responsabilità seguendo due percorsi: il trattamento dei primi pazienti positivi ricoverati da più giorni vicino ad altri degenti, e la decisione, presa il 23 febbraio, di chiudere e poi riaprire dopo poche ore il pronto soccorso.

 

ospedale di codogno

Mentre a Codogno (Lodi), uno degli undici comuni cinturati nella zona rossa dal governo, l'ospedale veniva sigillato e sanificato. Una decisione che nelle settimane in cui i morti nella provincia di Bergamo sono aumentati esponenzialmente è sembrata decisamente incomprensibile. I carabinieri del Nas di Brescia hanno acquisito una serie di documenti all'ospedale Pesenti-Fenaroli.

roberto cosentina 1

 

LE INCHIESTE

Sono diverse le inchieste aperte dalle procure lombarde sui ritardi e l'evoluzione del Coronavirus. Lo ha spiegato lo stesso procuratore generale di Brescia, Guido Rispoli, nel cui distretto di Corte d'Appello ricadono gli uffici giudiziari interessati. Il pg ha chiarito che si tratta di fascicoli «eterogenei», ognuno segue un suo percorso investigativo. E infatti, ci sono quelli aperti e ancora contro ignoti, quelli relativi a fatti che non costituiscono notizie di reato e quelli che fanno riferimento a esposti anonimi e questo dipende - ha specificato Rispoli - «dalle modalità di formulazione delle notizie pervenute alle procure».

 

LE RICHIESTE

massimo giupponi

In alcuni fascicoli, invece, sono già stati iscritti degli indagati. Non sarebbe il caso delle inchieste aperte nella procura di Brescia, ma in altre del distretto che comprende le procure di Cremona, Bergamo e Mantova. Il procuratore aveva già anticipato che nelle denunce presentate ai pm erano stati indicati anche «rappresentanti del Governo e della Regione». Probabilmente quegli stessi amministratori ai quali ora si vuole chiedere di chiarire come si arrivò alle delibere dell'8 marzo scorso con le quali si chiedeva alle Rsa di istituire dei reparti Covid-19 e alla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e di Nembro.

 

ospedale pesenti fenaroli di alzano lombardocodogno – panico coronavirus 1

Il magistrato ha fatto il punto sulle indagini e sulla loro complessità, sottolineando che altre denunce riguardano «organi di gestione» di ospedali e Rsa e «personale sanitario e infermieristico a vari livelli». Ma soprattutto ha spiegato che parecchie denunce sono quelle presentate al distretto di Brescia dai parenti delle persone decedute, persone che si sono infettate fuori dagli ospedali e che lamentano «l'omissione, il ritardo oppure l'erroneità delle cure prestate», poi persone che invece si sono infettate negli ospedali e in Rsa dove si trovavano per ragioni di lavoro (personale delle pulizie) o a trovare parenti. La stessa cosa riguarda quei medici e quegli infermieri delle strutture che affermano di aver contratto l'infezione «nell'esercizio a causa delle loro funzioni e per mancanza di presidi preventivi».

codogno – panico coronavirus 2

 

Nelle inchieste sono finite anche le segnalazioni dell'Inail «che riconduce l'evento lesivo derivante dall'infezione da Codiv 19 alla categoria degli infortuni sul lavoro».

codogno – panico coronavirus 3

 

 

 

alzano lombardo

 

SCRITTE CONTRO ATTILIO FONTANA

 

alzano lombardo

 

 

LE MINACCE AD ATTILIO FONTANA

roberto cosentinagiuseppe marzulli

 

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