1. CIAO HILLARY, C’È UNA NUOVA ZARINA NELLA POLITICA ESTERA AMERICANA: È SUSAN RICE. NERA, GIOVANE E CAZZUTA, HA PORTATO IL NEMICO RUSSO SULL’ORLO DEL BARATRO 2. LA RICE HA SPINTO OBAMA (E I RILUTTANTI PAESI EUROPEI) A IMPORRE ALTRE SANZIONI CONTRO MOSCA. CON IL CROLLO DEL GREGGIO, PUTIN È PASSATO DALL’ESSERE L’EROE CHE TIENE IN SCACCO L’IMPERO AMERICANO AL PAZZO CHE PORTA IL SUO POPOLO ALLA FAME 3. MA SUSAN NON HA FATTO I CONTI CON L’OPEC: GLI ARABI NON HANNO TAGLIATO LA PRODUZIONE E ORA IL BARILE È SCESO TROPPO, METTENDO IN CRISI I PETROLIERI AMERICANI 4. IN CASA, LA RIVALITÀ OBAMA-HILLARY È SEMPRE PIÙ ACCESA, E I LIBERAL VOGLIONO LANCIARE ELIZABETH WARREN, SENATRICE-ECONOMISTA "DE' SINISTRA", COME ANTI-CLINTON

DAGOREPORT

 

SUSAN RICE, LA NUOVA ZARINA DELLA POLITICA ESTERA USA

susan ricesusan rice

Gli ultimi due anni di Obama si sono aperti con una bruciante sconfitta in casa (il Senato in mano ai repubblicani) e una netta vittoria all’estero: il rapido collasso dell’economia russa sotto il peso delle sanzioni e del crollo del prezzo del petrolio. Ora bisognerà capire se non si tratti di una vittoria di Pirro, in cui i danni inferti al rivale Putin si ritorcono contro gli Stati Uniti.

 

La nuova fase è iniziata con l’uscita di Hillary Clinton: nel febbraio 2013 lascia il posto di Segretario di Stato a John Kerry per potersi dedicare a tempo pieno alle sue aspirazioni presidenziali. Ma non è Kerry il personaggio chiave del nuovo corso americano. E’ Susan Rice, la diplomatica cazzuta che nel luglio 2013 lascia le Nazioni Unite e diventa Consigliere per la Sicurezza Nazionale.

 

susan rice obama hillary clintonsusan rice obama hillary clinton

Nel giro di un anno, la Rice prende in mano le redini della schizofrenica politica estera di Obama, che non ha rispettato la sua promessa di agire contro Assad e ha assistito impotente mentre Putin annetteva la Crimea, mandando le sue truppe in Ucraina e raggiungendo l’80% di consensi in patria. E’ qui che Rice spinge il presidente a imporre sanzioni alla Russia, e obbliga i partner europei ad andare contro i loro interessi economici, allineandosi al diktat americano.

 

Lo strapotere di Rice nelle decisioni del presidente culmina con l’abbandono di Chuck Hagel, segretario alla Difesa e ‘nemico’ della cinquantenne nera che ama dire “fuck” ogni tre parole.

 

LA SCOMMESSA CONTRO PUTIN: SANZIONI E PETROLIO

obama, susan rice e samantha powerobama, susan rice e samantha power

Nel frattempo, il boom dello shale (gas e petrolio), ha reso gli Stati Uniti il primo produttore mondiale. Obama promette di vendere il suo gas agli stati europei che dipendono dai fornitori sovietici (Germania e Italia in testa), così centrando due obiettivi: togliere ossigeno a Putin - la cui economia si basa per il 50% sui combustibili fossili -, e trovare un nuovo mercato per il gas americano in eccesso.

 

Il greggio cala, le sanzioni mordono, e lo stesso Putin che a novembre annunciava un 2015 in crescita, è costretto ad annunciare ai suoi connazionali una recessione che potrebbe portare il Pil a un pauroso -5%.

 

Il disegno sembra andare in maniera perfetta, considerando anche che gli scambi commerciali tra Stati Uniti e Russia valgono 14 miliardi di dollari l’anno (per l’Europa sono dieci volte di più), ovvero pochi spiccioli.

obama hillary e bill clintonobama hillary e bill clinton

 

C’è però un piccolo problema: l’Opec, l’organizzazione che riunisce i produttori petroliferi (ma non Russia e USA). Obama e Rice avevano messo in conto un calo del greggio. Nessuno aveva però previsto che dai 103 dollari al barile di luglio si passasse ai 55 di oggi. La maggior parte degli analisti stimava una cifra intorno agli 80 dollari.

 

L’EFFETTO BOOMERANG, CON LO ZAMPINO ARABO

L’evento che ha fatto precipitare le quotazioni è stata la riunione Opec del 27 novembre scorso. I paesi membri, guidati dall’Arabia Saudita, hanno deciso di lasciare la produzione inalterata, nonostante il calo della domanda e l’aumento dell’offerta (soprattutto americana). Obama ha provato a convincere gli sceicchi a tagliare i barili, per stabilizzare i prezzi, ma arabi, africani e sudamericani hanno deciso di fare un gioco di lungo periodo: soffrire ora, rinunciando a importanti ricavi petroliferi, per strozzare i concorrenti, ovvero le aziende americane che estraggono lo “shale oil”.

 

john kerry susan  rice hillary clintonjohn kerry susan rice hillary clinton

Si tratta di compagnie di piccole e medie dimensioni, che si sono indebitate fino al collo e hanno affrontato investimenti importanti. Col barile sotto gli 80 dollari, estrarre petrolio non gli conviene, e molte rischiano la chiusura. Per il momento riescono a galleggiare, ma se i prezzi rimangono a questi livelli, sarà un’ecatombe.

 

La scommessa di Rice-Obama ha quindi funzionato così bene che ora rischia di rivoltarglisi contro e azzoppare il boom petrolifero americano. Per questo, due giorni fa la Casa Bianca ha annunciato nuove e più dure sanzioni contro la Russia. Così da puntare più sulle rappresaglie economiche e meno sul greggio, sceso a livelli troppo bassi.

 

Jason Furman, consigliere economico di Obama, ha tenuto a precisare che la Russia è alle prese con una crisi che si è prodotta da sola. "La combinazione delle nostre sanzioni, l'incertezza che hanno creato con le loro azioni internazionali e la caduta del prezzo del petrolio, ha portato l'economia russa sull'orlo del precipizio".

barack obama vladimir putinbarack obama vladimir putin

 

CLINTON, BUSH, E IL 2016

Il conflitto Obama-Hillary non ha portato solo a un significativo cambio di strategia internazionale: Hillary e Bill in questi mesi hanno preso ancor più le distanze da Obama, convinti che un appoggio del presidente “anatra zoppa” fosse veleno per la corsa presidenziale. E il fronte liberal che portò Barack alla Casa Bianca nel frattempo non si è innamorato della Clinton, né del suo ingombrante marito. Tanto che ha cominciato a spingere per la candidatura di Elizabeth Warren, senatrice del Massachussetts ed economista idolo della sinistra.

 

Non aiuta la candidatura ‘esplorativa’ di Jeb Bush. Uno scontro tra dinastie al potere da trent’anni è una pessima immagine per entrambe le campagne.

ELIZABETH WARREN jpegELIZABETH WARREN jpeg

 

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?