EFFETTO SALVINI: IN SEI MESI SI È FERMATA LA MIGRAZIONE - MENO IRREGOLARI E CALANO I MORTI IN MARE (LO DICE L'ONU). NEL 2018, SOLO 23.371 PERSONE SBARCATE, CONTRO LE 119.369 DEL 2017 - DOMENICO QUIRICO: ''GLI AFRICANI NON POSSONO PIÙ PARTIRE. UN CONTINENTE AFFRONTA IL PRIMO ANNO SENZA MIGRAZIONE. LE NOTIZIE CHE ARRIVANO DA NORD DEL MONDO SONO CHIARE: LE VIE SONO CHIUSE''. E AVVERTE: ''LA RABBIA DI QUESTI GIOVANI SCONFITTI PUÒ ESSERE SFRUTTATA DAI JIHADISTI''
1. SBARCHI NELL'ERA SALVINI: IN ITALIA MENO IRREGOLARI E IN MARE CALANO I MORTI
Daniele Capezzone per ''La Verità''
Effetto Salvini. Firmato: Agenzia Onu per i rifugiati. Controfirmato: Wall Street Journal. Di che si tratta? Di un dettagliato report della United Nations Refugee Agency oggetto di un amplissimo approfondimento sul Wsj.
I dati Onu parlano chiaro: nel 2018 si è registrato un nettissimo calo, rispetto all' anno precedente, degli sbarchi nel Mediterraneo e in generale in Europa, con relativa riduzione dei decessi. E con il crollo netto degli arrivi in Italia che, per dimensioni, ha inciso in modo rilevantissimo sul dato europeo complessivo.
Vediamo le cifre in dettaglio. Il numero di persone arrivate in Europa via mare nel 2018 è stato pari a 114.941, contro le 172.301 del 2017. Secondo le stime (ovviamente in questo caso l' esattezza assoluta è impossibile), il tragico calcolo dei morti e dei dispersi nel corso della traversata è stato di 2.262 persone, contro le 3.139 dell' anno precedente.
Resta comunque un' ecatombe, un numero che lascia senza fiato, e che va interamente messo a carico della mancanza di scrupoli dei trafficanti di esseri umani, dei contrabbandieri di clandestini. Si tratta, non dimentichiamolo, di organizzazioni che incassano una somma importante da ogni viaggiatore che sfida la sorte. Né va sottovalutato il fatto che le stesse reti terroristiche si siano inserite nel contrabbando di persone, da cui traggono risorse essenzialmente per acquistare armi.
La Verità ha più volte fornito dettagli al riguardo: il prezzo per ogni viaggiatore clandestino è di almeno 5.000 euro per la traversata, e in aggiunta, c' è l' offerta di un tragico «pacchetto» che fa salire il prezzo attraverso la proposta di un giubbotto salvagente, documenti falsi, aiuto per nascondersi, eventuali soste, e così via.
A volte accade che ci siano perfino dei governi a incoraggiare le partenze. Non solo indirettamente, attraverso il clientelismo e la corruzione che tolgono speranza ai giovani africani, ma anche direttamente, con vere e proprie campagne promozionali. Tipo il Ghana, che in passato suggeriva anche di portarsi il giubbotto di salvataggio, insomma le istruzioni per la partenza. Altre nazioni agiscono invece per disincentivare: Nigeria, Mali, Costa d' Avorio, Sierra Leone, Senegal stanno avviando campagne di controinformazione per scoraggiare le partenze.
Ma torniamo ai dati per una prima osservazione: a fronte di un calo di arrivi in Europa nell' ordine delle 57-58.000 unità, le morti si sono ridotte di circa un terzo, da poco più di 3.000 a poco più di 2.000. È la conferma dell' esattezza dello slogan australiano «fermare le navi per fermare le morti», che accompagna le operazioni di dissuasione e respingimento che da molti anni sono praticate da quel Paese. L' unico modo per arrestare il tragico bilancio delle vittime è proprio quello di fermare il via vai di imbarcazioni.
Dopo questi dati complessivi, l' Agenzia Onu e il Wall Street Journal focalizzano l'attenzione su tre Paesi: Grecia, Spagna e Italia.
Per la Grecia, l' annus horribilis in termini di sbarchi fuori controllo è stato il 2015 (con oltre 856.000 persone arrivate). Piano piano i numeri sono divenuti più gestibili: quest' anno gli sbarcati sono stati circa 32.000, comunque in salita rispetto ai 29.000 del 2017.
Hanno pesato gli accordi con la Turchia, un maggior controllo della rotta balcanica, e le orribili condizioni dei campi per i rifugiati, che - dicono i critici di Atene - sarebbero in parte una scelta deliberata, proprio per scoraggiare altri arrivi. La Grecia peraltro non deve temere solo gli arrivi via mare, ma pure quelli via terra (proprio al confine con la Turchia): la polizia greca stima infatti che solo a novembre dell' anno scorso ben 17.000 persone siano entrate per quella via, metà delle quali donne e uomini turchi in fuga dal regime e dalle purghe di Erdogan.
Il caso più devastante è ora la Spagna, che è diventato il principale paese d' ingresso nel 2018, con 57.215 persone arrivate sulle sue coste, circa la metà degli arrivi totali nel Mediterraneo e in Europa. Si tratta del record (negativo) per Madrid, che ha più che raddoppiato il dato dell' anno precedente. È il «capolavoro» del primo ministro socialista Pedro Sanchez, che, proprio polemizzando con Matteo Salvini, ha voluto inaugurare una politica di porte aperte, accogliendo in modo spettacolare e scenografico le navi delle Ong respinte dall' Italia.
Risultato? Un' invasione, situazione fuori controllo, un messaggio (neanche troppo subliminale) ai trafficanti sul fatto che ora sia la Spagna il ventre molle dell' Ue, e la conseguente ascesa del partito anti immigrazione Vox, recente trionfatore in Andalusia (La Verità ha intervistato poche settimane fa uno dei leader della formazione conservatrice e sovranista).
E l' Italia? Il report si chiude proprio con i dati relativi al nostro Paese. Un vero e proprio crollo degli arrivi: nel 2018, solo 23.371 persone, contro le 119.369 del 2017. Un calo impressionante, nell' ordine delle 95-96.000 unità, che risulta decisivo sul dato complessivo europeo. Numeri da cui si ricavano almeno tre conclusioni.
Primo: c' è stato un effetto Salvini, nel senso di un chiaro giro di vite legato alle scelte del ministro dell' Interno. Secondo: oltre ai provvedimenti, conta il segnale (porte spalancate o porte chiuse) che orienta diversamente i trafficanti di uomini. Terzo: la prossima primavera-estate, esattamente com' è accaduto tra fine agosto e settembre scorso, il problema per l' Italia non verrà più dalle grandi navi delle Ong (a cui Salvini ha detto no), ma dalle piccole imbarcazioni, che tenteranno nuovamente di puntare su Lampedusa.
2. GLI AFRICANI NON POSSONO PIÙ PARTIRE
Domenico Quirico per ''la Stampa''
L' oscura pericolosa magia del muoversi insieme, verso l' ignoto, che dava moto agli alberi stecchiti, alle capanne di lamiera, alle luride piste di sabbia, non si ripeterà. Eppure, così, i giovani facevano la Storia camminando, la loro vita era un' epopea, un' odissea. Erano l' Inizio assoluto. L' Africa intera affronta il primo anno senza Migrazione.
Riuniti nello spiazzo del villaggio, tra le capanne strette come scaglie di pigna; nei sordidi caffè delle bidonvilles di uomini ammonticchiati, dove la povertà sembra ancora più cruda, città affamate di pane, di elettricità, di acqua, di soldi; aggruppati lungo i mercati di stracci e di fango, si sente un pensiero fisso che rode. Inutile: quest' anno per la prima volta non si partirà!
Le notizie che arrivano da Nord del mondo sono chiare: le vie sono chiuse. In Niger, in Libia, lungo tutta la frontiera del mare i gendarmi i soldati i funzionari ora vigilano. L' incredibile è accaduto: l' Europa ha sbarrato le porte del mare e di terra. Come se per miracolo avesse di colpo spostato le sue frontiere, i suoi muri più a Sud. Avesse reso più piccolo il mondo.
Qualcuno, testardo, tenterà. Partirà egualmente. Forse qualche rivolo di migranti riuscirà ancora a passare. Ma era la Grande Migrazione verso il nord del mondo la stella polare su cui ruotava la vita di migliaia di giovani africani. E questa improvvisamente si è spenta. Da questa parte del mondo non ce ne siamo mai accorti, avvolti nella nostra piccola rete di paure razziste, di furberie geopolitiche, di ipocrisie. Ma la migrazione ha disincagliato la Storia di un continente, ora per reinventare il mondo dovranno rivolgersi a sé stessi. Non sarà passaggio lieve.
Una generazione di africani nel partire ha trovato una uscita di sicurezza alla miseria del loro presente, tanto da farne un rito di passaggio verso la vita adulta. Nel contempo ha allentato la stretta su economie sull' orlo della carestia e sollevato dalla prospettiva di essere uccisi in conflitti tribali e fanatici, o schiacciati da regimi implacabili. Ora sono di nuovi prigionieri di un cerchio remissivo che protegge e sfianca. Sono uomini che si devono ricomporre.
Migranti africani cercano la linea per chiamare casa
Per i despoti, gli eterni signori della «tribù signorsì» dell' Africa subsahariana con cui teniamo interazioni avide e disoneste la Migrazione è stato un utilissimo diversivo. Ha distratto una generazione dall' intuizione che la loro liberazione poteva farsi se non con la forza. La forza rivoluzionaria. Se li ritrovano davanti, i traviati e i proscritti, faccia a faccia. Bisognerà fornire ai nostri «alleati» ancora una volta baionette e cannoni.
Dobbiamo cominciare a sospettare che l' Africa che abbiamo voluto, per sfruttarla con comodo, stia per dissolversi, decomporsi, diventare amorfa, come dicono i chimici.
La brutalità dei rapporti di potere qui impone la violenza come unica soluzione per rovesciarli, non c' è mediazione: anche per colpa nostra.
Il giovane africano che da noi aspettava un aiuto e un pezzo di carta che l' autorizzasse a un' altra vita sarà costretto a ricominciare dalla fine, dalla rivolta, dalla cancellazione dell' ordine antico. Devono di nuovo decolonizzarsi, estirpare da sé il mite, servile suddito di queste infinite tirannidi. I dannati della terra sono di nuovo al punto di partenza. La migrazione fallita ha creato uomini nuovi ma li ha lasciati a metà.
Ma c' è un altro elemento in questo primo anno senza Migrazione: coloro che hanno tentato, sono stati respinti e tornano indietro. La sconfitta era vissuta finora come una umiliazione personale, un rimorso. Perché altri avevano dimostrato che era possibile riuscire.
migranti al largo della costa africana
La sconfitta collettiva impone una riflessione più complessa: i giovani possono ricomporre la loro condizione umana solo se rifiutano la colpa e la trasformano in rabbia. Hanno vissuto tutto il ciclo delle esperienze, superato le prove più dure e sentono di essere rimasti incompleti, mutilati. Diventano ribelli e rivoluzionari perché trasferiscono questa sensazione di incompletezza alla società in cui sono tornati: per metterla frutto. Li farà saltare il fosso. Finalmente con le spalle al muro liberano la rabbia che suscitano in loro vecchi misfatti riscaldati. La violenza come la lancia di Achille può cicatrizzare le ferite.
C' è qualcuno che potrebbe sfruttare a suo vantaggio la rabbia di questi giovani sconfitti.
I jihadisti. Sono lì, dal Mali alla Nigeria, dalla Somalia al Centrafrica. Attendono l' occasione. Tra questi giovani rimasti senza Migrazione c' è il «lumpenproletariat» africano ma anche una generazione istruita: dunque i futuri burattinai del terrore e i futuri martiri ciechi e inconsapevoli.