EMERGENZA OCULISTICA A PALAZZO MADAMA: NESSUN PIDDINO HA MAI VISTO PRIMO GREGANTI PASCOLARE AL SENATO - PER LA GUARDIA DI FINANZA, CHE LO HA PEDINATO, ENTRAVA IN SENATO OGNI MERCOLEDÌ

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

Certo che sono sicuro! Ho visto Primo Greganti un mese fa mentre andava alla buvette con alcuni senatori del Pd, credo fossero lombardi». Sono le sei del pomeriggio, i grillini preparano esposti in Procura sul «giallo» del «compagno G» e dal taschino del socialista d'antan Lucio Barani spunta l'eterno garofano rosso.

Domenica l'esponente del gruppo Gal è entrato nel carcere di Opera e ha parlato con Greganti, un pezzo di storia del Pci riesumato dalla Procura di Milano nel corso dell'inchiesta sull'Expo. E adesso, che l'ex tesserato del Pd annuncia un «memoriale» per difendersi dalle accuse di corruzione e turbativa d'asta, i giornalisti cercano con la lente tracce del suo passaggio in Senato. Barani non ha dubbi: «Era Greganti. Chi di noi non lo riconoscerebbe?».

È strano, perché nessuno dei senatori «dem» sembra invece averlo mai visto calcare il parquet scricchiolante di Palazzo Madama: colpa dei capelli bianchi? Eppure, durante il voto di fiducia sulla droga, è di lui che parlano i senatori del Pd. Chi scherza sul «gomblotto», chi tradisce un filo di imbarazzo, chi accentua una smorfia di stupore.

Ecco il bersaniano Miguel Gotor: «Fantasmi... A volte ritornano. Ma io qui non l'ho mai visto, mai sentito nominare». Per la Guardia di Finanza, che lo ha pedinato, entrava in Senato ogni mercoledì. Il problema è che non ha lasciato impronte. «Non risultano accrediti a nome Greganti» assicura una nota di Palazzo Madama, arrivata a sera dopo che Luigi Zanda, capogruppo del Pd, aveva telefonato a Grasso per chiedere lumi.
A leggere tra le righe, però, non c'è scritto che non risultino ingressi.

L'«esponente/lobbista del Pd», come lo chiama Grillo, potrebbe aver varcato uno dei tre accessi al braccio di un senatore, senza consegnare documenti. Lo conferma Renato Schifani: «Io sono qui dal ‘96 e accessi segreti non ce ne sono.

Ma se un senatore arriva con una persona sottobraccio entra senza controlli, è la prassi». Greganti che entra ed esce da Palazzo Madama senza bisogno di farsi riconoscere, perché «coperto» da un membro del Parlamento... Ma chi?

In questa caccia all'uomo tra i quadri e gli specchi il nome di Ugo Sposetti è quello che più ricorre. «Se cercate il "compagno G" chiedete al "compagno S"» lo punzecchia un funzionario del Pd, alla presenza dell'interessato. «L'ha presa bene - racconta Francesco Russo - con me ha scherzato "Greganti? È mercoledì e lo sto aspettando..."». Ma ai suoi l'ex tesoriere dei Ds rivela tutto il fastidio di essere anche solo accostato al personaggio: «Non lo frequento e non ho altro da dire».

Maurizio Gasparri, uno che sui presunti affari delle Coop rosse ha spesso polemizzato, lascia cadere un «provate a chiedere a Sposetti», ma nel Pd lo difendono tutti. Il lombardo Massimo Mucchetti giura di non aver mai incrociato Greganti: «Il Senato è un porto di mare, ho visto tanti brasseur d'affaires di Eni ed Enel su questi divanetti e nessuno si è mai scandalizzato».

La girandola dei sospetti diffonde la voce che la «segretaria storica» di Greganti lavori al gruppo del Pd. Ma lo spiffero non trova conferme. «Da noi il "compagno G" non si è mai visto - assicura il renziano Giorgio Tonini - Sottobraccio a qualcuno magari sarà successo, ma non penso più di una volta».

I grillini sono scatenati. Per loro la storia del black out di martedì, che per molte ore ha spento il sistema informatico, puzza di bruciato. Oggi Mario Giarrusso presenterà un esposto in Procura: «Non era mai accaduto, se c'è stata una manomissione per coprire gli accessi di Greganti è una cosa molto grave».

Palazzo Madama assicura che il blocco non ha prodotto conseguenze sui dati di accesso e che si è trattato di un guasto. Giarrusso ride: «Ma sì, sarà stata una coincidenza. Succede che qualcuno vinca al superenalotto».

 

PRIMO GREGANTIprimo gregantiFIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE PIERO GRASSO SENATO LUCIO BARANIMiguel Gotor Ugo Sposetti

Ultimi Dagoreport

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…