È TUTTO FINITO - IL LENTO E INESORABILE DISSOLVIMENTO DEL PDL NELLE PAROLE TRAGICOMICHE DI ANTONIO MARTINO: “EI FU. SICCOME IMMOBILE, DATO IL MORTAL SOSPIRO...” - IMPOTENTE IL BANANA, È FINITO ANCHE L'EQUILIBRIO NEL PARTITO: GLI EX FORZISTI E GLI EX AN SI ODIANO - C'È ADDIRITTURA CHI PENSA A UNA FUSIONE CON L'UDC DI CASINI O CON I RENZIANI - FORSE IL PDL SARÀ CANCELLATO IN FAVORE DEI TECNICI...

Mattia Feltri per "la Stampa"

Con tutti questi marmi e con tutte queste cere, e che cere, lo si direbbe più un obitorio che il Transatlantico di Montecitorio. Scena numero uno. Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, alla richiesta di diagnosi sullo stato del Popolo della Libertà, affossa ancor più la testa nelle spalle curve e si congeda: «Devo andare a votare». Scena numero due. Beatrice Lorenzin, ex coordinatrice di Forza Italia nel Lazio e di conseguenza molto interessata e molto fulminata dalle vicende polveriniane, allarga le braccia, sorride e se ne va (vista la riservatezza del soggetto, vale più di mille parole). Scena numero tre.

«E' tutto finito» dice un ex An che poi torna indietro per supplicare l'anonimato. Ma non è tutto finito? «Sì, però noi aspettiamo Berlusconi come uno storpio aspetta il pellegrinaggio a Lourdes». Bell'immagine. Aspra, ma calzante. Rende benissimo l'idea anche Giancarlo Galan: «Conosco Silvio da trent'anni, ahimè». Ahimè? «Ahimè sì, perché abbiamo tutti trent'anni di più, e si sentono. Silvio ne aveva quarantacinque, io trentacinque. E per fare le cose serve forza, testa».

Ohibò. Non ne avete più? «Ok, mi spiego. So che ha in mente Berlusconi. E so anche che non farà quello ha in mente. Cioè: lui vorrebbe convocare una conferenza stampa per dire: mi sono rotto e cedo il partito e i suoi leader al primo offerente. Poi vorrebbe prendere venti trentenni, uno per Regione, e fargli impostare le liste di un partito nuovo, con un simbolo nuovo, un inno nuovo e pure un nuovo numero di telefono. E però forse non è più il tempo». Questo venticello crepuscolare soffia dalla mattina alla sera.

Gli spiriti declinanti si infiammano a intermittenza in guerra domestica. Mercoledì sera, per esempio, all'arrivo della condanna di Sandro Sallusti, è partito un additarsi vicendevole. «Il tale ha detto che hanno fatto bene perché Sallusti è un diffamatore di professione». Naturalmente il tale è stato al centro di una delle campagne (meritoria) del Giornale. Ancora: «I fasci sono contenti perché almeno abbiamo un argomento su cui fare campagna elettorale». I fasci. Così alcuni provenienti da Forza Italia chiamano quelli provenienti da An. Per dire come è riuscito il matrimonio.

«Io ho buoni rapporti con tutti», dice Gennaro Malgieri (deputato ed ex direttore del Secolo d'Italia), ma ammette che è vero, fra ex missini e ex forzisti molti si guardano come cani e gatti. E per di più, da quando è girata l'ipotesi che il gran capo pensa di mettere in piedi liste di cattolici, di liberali, di socialisti, di destri eccetera, ognuno si è iscritto alla propria categoria e già osserva gli altri con diffidenza. In tutto questo circolano le ipotesi più varie e ufologiche sul destino del partito. Ecco alcuni disegni sentiti fra mercoledì e giovedì.

1) Completo annientamento del Pdl in un progetto più complessivo di indebolimento drastico del panorama democratico a beneficio dei tecnocrati e dei banchieri.
2) Fusione con l'Udc e cessione della leadership a Pierferdinando Casini (e uno che ascolta commenta: «Che Udc? L'Unione dei contanti?»).
3) Adesione a un movimento renziano che andrà costituendosi dopo che il medesimo Matteo Renzi avrà perso le primarie.

Si brancola nel buio, come si vede. Ed è un buio punteggiato di spettri. Un drappello: «Berlusconi vuol far venire da Bruxelles Lara Comi e Licia Renzulli a condurre il partito». «Macché, sono già bruciate, però è vero che sta cercando il suo Renzi all'estero». «Ha promesso un seggio a Bertolaso». «E uno a Emilio Fede». «Anche a Lele Mora!». «Si candida lui». «Non si candiderà mai». E quest'ultima voce, su Berlusconi che non ha nessuna intenzione di puntare di nuovo a Palazzo Chigi, è la più diffusa. Guido Crosetto, uno di quelli che non hanno problemi a parlare, dice: «Una delle frasi più belle di Berlusconi è: il tempo che serve è quello che c'è.

Quindi da lui mi aspetto sempre qualcosa. Però penso che dovrebbe indire primarie aperte - o comunque un meccanismo del genere - a cui partecipi chiunque non si riconosca nel centrosinistra. Vuole partecipare Montezemolo? Ben venga. Vuole partecipare Oscar Giannino? Ben venga. Il problema è che se non si fa nulla andiamo verso il dissolvimento». Esagerato? Passa il saggio Antonio Martino, liberale, ex ministro della Difesa. «Presente come comincia il Cinque Maggio?». Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro...

 

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