1. FORSE UN PROBLEMA NEL PD RENZI CE L’HA DAVVERO. E NON SOLO PERCHÉ CULATELLO BERSANI È TORNATO, IL MAGO DALEMIX HA CAPITO CHE NON FARÀ IL COMMISSARIO UE E PERCHÉ VELTRONAL TESSE IN PIENA AUTONOMIA LA PROPRIA TELA PER IL QUIRINALE 2. SE ALLE EUROPEE GRILLO ARRIVERA’ TROPPO VICINO AL PD, GLI CHIEDERANNO DI CEDERE LA SEGRETERIA. MA SOPRATTUTTO, DOVREBBE DIRE ADDIO ALLE ELEZIONI NEL 2015 3. UN SUCCESSO DEL M5S VERREBBE IMPUTATO A PITTIBIMBO E AL PATTO CON BERLUSCONI 4. AL QUIRINALE, RE GIORGIO NON HA NESSUNA INTENZIONE DI DIMETTERSI FINCHE’ “IL PAESE NON E’ IN SICUREZZA”. E FINO AD ALLORA NON CONSENTIRA’ IL RICORSO ALLE URNE (ERGO: FINCHÈ GRILLLO RISCHIA DI VINCERE LE PROSSIME POLITICHE, NON ME NE VADO) 5. ”L’EBETINO”, SENZA I NUMERI PER LE RIFORME E SENZA ELEZIONI ANTICIPATE, DOVRA’ METTERSI A GOVERNARE. FACENDO ANCHE ATTENZIONE CHE IL PD NON GLI TROVI UN SOSTITUTO

DAGOREPORT

Renzi rischia di essere il primo presidente del Consiglio che non siederà mai in Parlamento. Una profezia così sinistra poteva solo arrivare da sinistra, e infatti circola all'interno del Pd. Come tutte le battute che si scambiano i politici nei dopocena romani, non è una "verità rivelata", ma rivela pezzi di verità. Da ricomporre. E in questo caso, la profezia sul crash di Renzie aiuta solo a introdurre il tema che sta a cuore al Palazzo: che succede il 26 maggio?

Che il giovane premier si sia fatto molti nemici, negli apparati dello Stato come tra quei senatori che vorrebbe mandare a casa, non è un segreto. Ma se oggi perfino un osservatore esterno come il finanziere George Soros, intervistato da Repubblica, gli fa notare che "non controlla il suo partito", forse un problema nel Pd ce l'ha davvero. E non solo perché Bersani è tornato, perché D'Alema ha capito che non farà il commissario Ue e perché Veltroni tesse in piena autonomia la propria tela per il Quirinale.

I sondaggi sono buoni per il Pd, che potrebbe anche superare il 30% alle Europee di domenica 25. Ma nel partito, le "minoranze" (che nei gruppi parlamentari però sono maggioranza) stanno già alzando l'asticella. Sanno che Renzi, alla prima direzione dopo il voto, sventolerà i punti in più presi rispetto a Bersani. Ma non si faranno impressionare e lo giudicheranno invece su un altro dato: i punti di distacco su Grillo. Che è il dato che interessa di più anche Re Giorgio. Se i punti di vantaggio fossero solo un paio, come indicano alcuni sondaggi riservati, gli farebbero la festa.

Il perché è presto detto. A Renzi verrebbe imputato il boom di Grillo per "responsabilità oggettiva e soggettiva". Oggettiva, perché il premier adesso è lui e stando a Palazzo Chigi ha il compito di contrastare "la deriva populista" dell'ex comico genovese. Soggettiva, perché a mettere il turbo al Movimento Cinque stelle sarebbero state le famose "riforme con Berlusconi", tanto osteggiate da larghi pezzi del Pd e guardate come un notevole azzardo anche dal Colle.

L'esito di un "processo" del genere sarebbe la richiesta a Renzi di cedere la segreteria a qualcun altro e di concentrarsi su Palazzo Chigi. E se l'ex sindaco fiorentino non accettasse e tornasse a minacciare le elezioni anticipate, minaccia rivolta a decine di deputati del Pd che ovviamente non verrebbero ricandidati? Per rispondere a questa domanda bisogna cambiare palazzo e andare al Quirinale.

Chi gli ha parlato nell'ultima settimana, garantisce che Giorgio Napolitano sia determinato come non mai. Le voci sulle sue dimissioni "entro l'anno", che ritiene alimentate più che altro da Berlusconi, lo hanno innervosito ma non più di tanto. A tutti ripete che potrà considerare finito il suo secondo mandato solo quando "l'Italia sarà davvero in sicurezza". Tradotto in modo barbaro suona così: finchè Grilllo rischia di vincere le prossime politiche, non me ne vado.

L'analisi che fanno di Grillo tutti i suoi avversari è che sia "una fiammata" destinata a durare ancora poco tempo, come la crisi economica e una certa rabbia. Con l'Italicum, potrebbe arrivare al ballottaggio e poi anche vincere, nel 2015. Ma intanto nessuno più scommette un centesimo né sulla nuova legge elettorale, né sull'abolizione del Senato elettivo. E poi un Napolitano così preoccupato non scioglierà mai le Camere in anticipo. Anche perché nel 2018, scadenza naturale della legislatura, non è detto che Grillo e Casaleggio abbiano ancora il vento in poppa.

Se dunque anche Renzi (come Grillo) non otterrà tanto facilmente le elezioni, che cosa farà? Qui la risposta che circola nel Pd è ancora più perfida di quella profezia sul primo premier mai deputato (Dini e Ciampi lo diventarono dopo): "governare seriamente". Ovvero, basta annunci, basta riforme con Berlusconi, basta spot, basta fiducia a ogni piè sospinto per portare a casa due miseri decreti. Lo vogliono chino sui dossier a sfornare "fatti". Lo vogliono così perché nessuno, neppure al Colle, ha pronto in mano l'ennesimo premier non eletto da mettere al suo posto fino al 2018.

 

 

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