conte schlein

“GLI ATTACCHI DI CONTE? NON HO PROBLEMI COL TESTOSTERONE" - ELLY SCHLEIN CERTIFICA IL DISASTRO DELLE OPPOSIZIONI FACENDO A BORSETTATE CON PEPPINIELLO APPULO: "SE PENSA DI INSULTARE IL PD ANZICHÉ ATTACCARE IL GOVERNO, STA SBAGLIANDO STRADA" - LA SEGRETARIA DEL PD SI E' SVEGLIATA SOLO DOPO ESSERE STATA SFERZATA DAI SUOI (GUERINI E PROVENZANO IN TESTA) CHE L’HANNO VISTA INCASSARE IN SILENZIO LE FRECCIATE DI CONTE DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SPERANZA, IN PARTICOLARE, LA BATTUTA SUL “PD BELLICISTA CHE FA RIZZARE I CAPELLI” - LE DISTANZE INCOLMABILI TRA I DUE LEADER E IL PD IN MEZZO AL GUADO: CON IL M5S O COL TERZO POLO?

Niccolò Carratelli per “la Stampa” - Estratti

 

elly schlein giuseppe conte foto di bacco

Va bene porgere sempre l'altra guancia agli schiaffi di Giuseppe Conte. Va bene sforzarsi di evitare le polemiche e lavorare per unire le opposizioni. Ma a tutto c'è un limite. Elly Schlein capisce che nel Pd, e non solo nella minoranza del partito, sta covando un fastidio crescente per l'atteggiamento del presidente 5 stelle.

 

E decide di battere un colpo. Si ferma di proposito con i giornalisti, alla Camera, e manda un avvertimento all'ex premier: «Se qualcuno pensa di insultare il Pd anziché attaccare il governo, sta sbagliando strada – dice – esigiamo rispetto, non siamo disponibili ad accettare costanti mistificazioni e attacchi che mirano al bersaglio sbagliato».

 

Parole dirette a Conte, certo, ma anche a chi tra i dem si è lamentato per averla vista incassare in silenzio le frecciate dell'avvocato durante la presentazione del libro di Roberto Speranza. In particolare, la battuta sul «Pd bellicista», che fa «rizzare i capelli».

 

giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di bacco

«Non mi occupo di tricologia», scherza Lorenzo Guerini, ma poi aggiunge: «Gli avrei risposto, pacatamente, che il Pd è stato ed è dalla parte della difesa della libertà e della sovranità dell'Ucraina, dalla parte del diritto internazionale», spiega l'ex ministro della Difesa.

 

E Alessandro Alfieri, componente della segreteria, avverte che «quando si passa il segno e si fa del Pd una caricatura, bisogna rispondere a tono per tutelare la propria comunità». Anche tra gli esponenti dem vicini alla leader, più d'uno ha lasciato trasparire il disappunto per le continue provocazioni di Conte: «Bellicista a chi?», ha scritto, ad esempio, sui social Peppe Provenzano.

 

giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di bacco

Dal Movimento minimizzano: «Semplice confronto politico, sono critiche già espresse più volte». E Schlein non si scompone, «io non ho problemi con il testosterone», avrebbe scherzato con i suoi. 

 

(...)

 

Il punto è che, in realtà, Conte la fa guardando avanti, a come meglio distinguersi dal Pd da qui a giugno. Ad esempio, non andando mercoledì prossimo al sit-in sotto la sede Rai di viale Mazzini: «Forse non sentono come noi l'urgenza di intervenire rispetto all'uso propagandistico che il governo sta facendo del servizio pubblico», l'ultima stoccata della segretaria.

 

2 - LE DISTANZE INCOLMABILI DI DUE LEADER AL BIVIO

Federico Geremicca per “la Stampa” - Estratti

 

Ammesso (e non concesso) che il bivio non fosse già sufficientemente chiaro, da ieri è ancor più difficile far finta che non sia così. Il nodo, del resto, è lo stesso da anni: ed ha già soffocato un paio di segretari Pd e condizionato un bel po' di elezioni. Sintetizziamo al massimo: coi Cinque stelle o col carsico e poco affidabile Terzo polo?

giuseppe conte elly schlein foto di bacco (2)

 

A quel nodo, l'altro giorno, Giuseppe Conte ha dato un'altra bella stretta: esser arrivato a definire il Pd «bellicista» - nel pieno di due guerre che dividono opinioni e coscienze - sembra infatti poter preludere ad ogni altra possibile critica. Ad attacchi imprevedibili. Cose magari perfino peggiori dell'essere «il partito di Bibbiano» o del sarcasmo col quale l'allora premier difendeva i decreti sicurezza e spiegava il suo sì alla politica dei «porti chiusi» che voleva Salvini. Vedremo.

 

Con quel Giuseppe Conte, però, il Partito democratico ci ha poi governato: e fa sorridere che adesso - e non certo perché abbia dismesso la pochette - faccia le mosse di chi sembra non riconoscerlo più.

 

CONTE SCHLEIN

Elly Schlein al tempo faceva altro, è vero: non poteva e non doveva decidere nulla. Ma certo osservava le contorsioni, e chissà cosa ne pensava. Bene, adesso tocca a lei: il bivio è lo stesso, i protagonisti quasi identici. È solo il rischio che è cambiato, aumentando un po' di più ad ogni sconfitta elettorale...

 

Naturalmente, l'attacco di Conte al Pd di essere «bellicista» (dalla Treccani: «guerrafondaio») si spiega perfettamente ed ha diverse ragioni: marcare ancor di più le distanze dall'alleato-competitor in vista del voto; strizzare l'occhio a un'opinione pubblica sempre più stanca di guerra; acuire tensioni nel Pd e nella sinistra in generale circa la linea da tenere sul dramma ucraino e israelo-palestinese. Fino ad ora, in verità, Elly Schlein era stata inseguita da un altro sospetto: quello di essere filo-palestinese, e soprattutto pacifista. Ora si ritrova nei panni della bellicista: immaginiamo non ne sia sorpresa. È così che va.

 

giuseppe conte elly schlein roberto speranza foto di bacco

Probabilmente - e per ragioni ancor meno confessabili - c'è un altro motivo che ha spinto il leader Cinque stelle ad attaccare così insidiosamente il Pd: la sensazione crescente di rischiare l'irrilevanza, con le "diarche" che organizzano faccia a faccia televisivi tra loro mentre preparano elezioni da trasformare in un esclusivissimo duello (per la prima volta tutto al femminile). È chiaro che Conte non ci può stare: rimaner fermo, infatti, significherebbe accettare l'incoronazione di Elly Schlein come leader dell'opposizione. Cosa per lui impensabile: almeno fino a quando le elezioni europee non avranno fotografato i rapporti di forza tra i presunti alleati...

 

(...) Ma il bivio e le opzioni, probabilmente, saranno invece rimaste le stesse: di qua o di là? La scelta, naturalmente, non è facile. I democratici l'hanno posticipata per anni, rifugiandosi dietro quel "campo largo" il cui destino è apparso segnato da subito.

CONTE SCHLEIN

 

Né le blandizie (quelle di Zingaretti verso Conte) né gli equilibrismi (quelli di Letta tra Calenda e Fratoianni) hanno fatto fare passi avanti ad una strategia fallimentare, essendo fondata sul presupposto che Conte, Calenda e Renzi possano far corsa assieme. Il rebus è complicato, certo: e venirne fuori non è agevole, soprattutto se si continuano a nascondere distanze che ormai sembrano incolmabili.

 

elly schlein e giuseppe conte - meme by usbergo

La cronaca, infatti, non fa che confermare che è impossibile tener assieme chi assieme non vuole stare. Meglio: chi assieme dovrebbe starci solo per una legge elettorale figlia di un'altra epoca. Il ritorno ad un sistema proporzionale - dove ogni partito va per sé - dunque potrebbe forse aiutare, postdatando i problemi politici al dopo-voto. Ma dalla vocazione maggioritaria con cui nacque al far patti con tutti, per il Pd il salto (e la contraddizione) non è affatto breve...

SCHLEIN CONTEconte landini schleinCONTE SCHLEIN

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...