elly schlein lorenzo guerini pd partito democratico

“ELLY SCHLEIN VUOLE DIVIDERE IL PD” - FOLLI: “SI PREFIGGE DI SPEZZARE LA CONTINUITÀ DEL PARTITO E DI LIQUIDARE LA MAGGIOR PARTE DELLA VECCHIA CLASSE DIRIGENTE LA SEGRETARIA NON È PORTATA AI COMPROMESSI, ALLE INTESE CHE RICHIEDONO UNA TESSITURA - IL FUTURO DEL PD MODELLO SCHLEIN È A SINISTRA, IN ALLEANZA-COMPETIZIONE CON CONTE, FRATOIANNI E BONELLI. PER QUANTO RIGUARDA IL DESTINO DEI RIFORMISTI DEM, È EVIDENTE CHE LA SEGRETARIA NON LI AMA. LA SUA IDEA DI RIFORME NON COINCIDE CON QUELLA DI CHI GUARDA A MODELLI LIBERALI. TUTTAVIA L’AREA RIFORMISTA NON STA FACENDO MOLTO: ATTENDE RASSEGNATA CHE LA LEADER PERDA LE ELEZIONI. UN PO’ POCO COME STRATEGIA”

Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”

 

elly schlein 3

Fra tutte le critiche rivolte a Elly Schlein per la firma al referendum della Cgil contro il Jobs Act, una è davvero poco convincente. La si accusa di dividere il partito, quando è evidente che lei vuole esattamente questo e ne offre numerose prove. Si prefigge di spezzare la continuità del Pd e di liquidare la maggior parte della vecchia classe dirigente. Del resto non va dimenticato che Schlein è stata eletta alla guida del partito attraverso un rocambolesco doppio referendum tra iscritti e non iscritti.

 

elly schlein a milano per il 25 aprile

Lei all’inizio non aveva nemmeno la tessera, quindi era a tutti gli effetti la leader dei non iscritti. Condizione ideale per il progetto che aveva in mente […] Prova ne sia che a parte Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia-Romagna oggi capolista nel Nord-Est e di cui Elly Schlein era stata collaboratrice, quasi nessuno della vecchia guardia ha ottenuto un trattamento di favore.

 

C’è della coerenza in questi comportanti […] la segretaria è una donna di temperamento, ma di sicuro non è portata ai compromessi, alle intese che richiedono una tessitura. Tant’è che Bonaccini ha cercato un tema, almeno uno, su cui il partito sia compatto e lo ha individuato nella battaglia per il salario minimo. Ha ragione. Se ne potrebbe citare un altro, tuttavia più generico: la sanità pubblica da rifinanziare (non si dice come). Dunque è chiaro che il futuro del Pd modello Schlein è a sinistra, in alleanza-competizione con Giuseppe Conte e con il gruppo Fratoianni-Bonelli.

elly schlein - stefano bonaccini

 

Tutti i rilievi che le vengono mossi si fondano sulle ambiguità di una linea che può essere doppia, salvo eccezioni, a cominciare dalla politica estera, per proseguire con l’economia sociale e i diritti. Quasi mai s’intravede la ricerca di una sintesi che unisca il partito, si preferisce accettare che ciascuno si muova come preferisce, in una mescolanza di voci e d’intenzioni. Ovvio che la segretaria ha le sue idee, ma ritiene opportuno lasciare le briglie lunghe a chi vuole sostenerne altre.

prodi schlein

 

È la strategia volta a recuperare consensi pescando nel mare delle astensioni; ovvero tra coloro che hanno smesso di votare Pd in quanto delusi dalla tendenza alle politiche ingessate e “di palazzo”. È un azzardo […] che ha autorizzato altre critiche: aver distrutto l’area riformista all’interno del Pd e al tempo stesso aver consentito a Conte di presentarsi come il leader di riferimento dei progressisti.

lorenzo guerini foto di bacco (2)

 

Per quanto riguarda il destino dei riformisti, è evidente che la segretaria non li ama.

Anche perché la sua idea di riforme non coincide con quella di chi guarda a modelli liberali. Per lei è una riforma abolire la legge sul lavoro voluta da Renzi. Tuttavia la cosiddetta area riformista non sta facendo molto per affermare una volontà, una visione del partito. Al momento attende rassegnata che la leader perda le elezioni: un po’ poco come strategia.

 

L’altro appunto che viene fatto a Schlein non va sottovalutato. Riguarda la tendenza a lasciare a Conte l’iniziativa. Se aveva deciso di firmare il referendum della Cgil, forse conveniva non arrivare seconda dopo il capo dei 5S […]

Ultimi Dagoreport

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…