“ELLY SCHLEIN VUOLE DIVIDERE IL PD” - FOLLI: “SI PREFIGGE DI SPEZZARE LA CONTINUITÀ DEL PARTITO E DI LIQUIDARE LA MAGGIOR PARTE DELLA VECCHIA CLASSE DIRIGENTE LA SEGRETARIA NON È PORTATA AI COMPROMESSI, ALLE INTESE CHE RICHIEDONO UNA TESSITURA - IL FUTURO DEL PD MODELLO SCHLEIN È A SINISTRA, IN ALLEANZA-COMPETIZIONE CON CONTE, FRATOIANNI E BONELLI. PER QUANTO RIGUARDA IL DESTINO DEI RIFORMISTI DEM, È EVIDENTE CHE LA SEGRETARIA NON LI AMA. LA SUA IDEA DI RIFORME NON COINCIDE CON QUELLA DI CHI GUARDA A MODELLI LIBERALI. TUTTAVIA L’AREA RIFORMISTA NON STA FACENDO MOLTO: ATTENDE RASSEGNATA CHE LA LEADER PERDA LE ELEZIONI. UN PO’ POCO COME STRATEGIA”
Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
Fra tutte le critiche rivolte a Elly Schlein per la firma al referendum della Cgil contro il Jobs Act, una è davvero poco convincente. La si accusa di dividere il partito, quando è evidente che lei vuole esattamente questo e ne offre numerose prove. Si prefigge di spezzare la continuità del Pd e di liquidare la maggior parte della vecchia classe dirigente. Del resto non va dimenticato che Schlein è stata eletta alla guida del partito attraverso un rocambolesco doppio referendum tra iscritti e non iscritti.
elly schlein a milano per il 25 aprile
Lei all’inizio non aveva nemmeno la tessera, quindi era a tutti gli effetti la leader dei non iscritti. Condizione ideale per il progetto che aveva in mente […] Prova ne sia che a parte Stefano Bonaccini, il presidente dell’Emilia-Romagna oggi capolista nel Nord-Est e di cui Elly Schlein era stata collaboratrice, quasi nessuno della vecchia guardia ha ottenuto un trattamento di favore.
C’è della coerenza in questi comportanti […] la segretaria è una donna di temperamento, ma di sicuro non è portata ai compromessi, alle intese che richiedono una tessitura. Tant’è che Bonaccini ha cercato un tema, almeno uno, su cui il partito sia compatto e lo ha individuato nella battaglia per il salario minimo. Ha ragione. Se ne potrebbe citare un altro, tuttavia più generico: la sanità pubblica da rifinanziare (non si dice come). Dunque è chiaro che il futuro del Pd modello Schlein è a sinistra, in alleanza-competizione con Giuseppe Conte e con il gruppo Fratoianni-Bonelli.
elly schlein - stefano bonaccini
Tutti i rilievi che le vengono mossi si fondano sulle ambiguità di una linea che può essere doppia, salvo eccezioni, a cominciare dalla politica estera, per proseguire con l’economia sociale e i diritti. Quasi mai s’intravede la ricerca di una sintesi che unisca il partito, si preferisce accettare che ciascuno si muova come preferisce, in una mescolanza di voci e d’intenzioni. Ovvio che la segretaria ha le sue idee, ma ritiene opportuno lasciare le briglie lunghe a chi vuole sostenerne altre.
È la strategia volta a recuperare consensi pescando nel mare delle astensioni; ovvero tra coloro che hanno smesso di votare Pd in quanto delusi dalla tendenza alle politiche ingessate e “di palazzo”. È un azzardo […] che ha autorizzato altre critiche: aver distrutto l’area riformista all’interno del Pd e al tempo stesso aver consentito a Conte di presentarsi come il leader di riferimento dei progressisti.
lorenzo guerini foto di bacco (2)
Per quanto riguarda il destino dei riformisti, è evidente che la segretaria non li ama.
Anche perché la sua idea di riforme non coincide con quella di chi guarda a modelli liberali. Per lei è una riforma abolire la legge sul lavoro voluta da Renzi. Tuttavia la cosiddetta area riformista non sta facendo molto per affermare una volontà, una visione del partito. Al momento attende rassegnata che la leader perda le elezioni: un po’ poco come strategia.
L’altro appunto che viene fatto a Schlein non va sottovalutato. Riguarda la tendenza a lasciare a Conte l’iniziativa. Se aveva deciso di firmare il referendum della Cgil, forse conveniva non arrivare seconda dopo il capo dei 5S […]