RETROSCENA SUL GRAN RIFIUTO DELL’ORGOGLIOSO ENRICHETTO A DRAGHI E NAPOLITANO: "A VIA VENTI SETTEMBRE NON CI VADO"

Francesco De Dominicis per "Libero"

Resta sempre l'Economia la poltrona chiave per il nuovo governo. A due giorni dalla chiusura delle trattative con i partiti della maggioranza, il premier incaricato, Matteo Renzi, non ha ancora deciso a chi affidare la guida del Tesoro. Il nome salterà fuori nelle prossime ore. Se si sceglierà per il tecnico, la scelta pare ancora circoscritta tra Guido Tabellini (gradito a Scelta civica), Pier Carlo Padoan (fresco di nomina alla presidenza dell'Istat) e Lucrezia Reichlin, con quest'ultima data però in ribasso.

Tuttavia, l'ipotesi del politico è in piedi: Graziano Delrio ha smentito, ma per tutto il giorno, ieri, è circolata con insistenza la voce che possa essere il fedelissimo di Renzi ad andare a via Venti Settembre. Il favorito sembrerebbe Tabellini: ieri il suo nome campeggiava su parecchi giornali. E pure sulla prima pagina di Repubblica, quotidiano di proprietà del gruppo di Carlo De Benedetti.

Fra gli addetti ai lavori viene fatto notare che l'ex rettore della Bocconi è nel cda della Cir, la cassaforte dell'Ingegnere (che avrebbe già provato a «piazzare» Fabrizio Barca, senza riuscirci). Non mancano nemmeno le pressioni per far restare al suo posto Fabrizio Saccomanni. Ma Renzi nei mesi precedenti è stato particolarmente critico con l'ex direttore generale della Banca d'Italia. Il quale, ieri, forse per strizzare l'occhio al nuovo Primo ministro, si è rimangiato la tassa del 20% sui bonifici esteri che aveva scatenato enormi polemiche.

La conferma dell'attuale responsabile dell'Economia, nonostante la necessità di marcare una discontinuità con l'esecutivo di Enrico Letta, è un'opzione in campo. Del resto, per Saccomanni si sarebbe speso financo il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Mentre non ci sarebbero state sollecitazioni dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che ieri ha incontrato il segretario del Partito democratico.

C'è da dire che il numero uno dell'Eurotower aveva caldeggiato anche il nome di Letta. Una soluzione, quest'ultima, gradita anche a Renzi. Fonti ben informate riferiscono che il premier uscente, lunedì, avrebbe ricevuto due telefonate: una proprio da Draghi e l'altra dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Ma - nonostante le pressioni «dall'alto» per andare a sedere dietro la scrivania di Quintino Sella - Letta ha declinato «l'invito» in via definitiva. Il nome per l'Economia resta secretato. In attesa che Renzi esca allo scoperto, con una mossa che rappresenti il «suo» compromesso. Magari Piero Fassino.

 

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