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NO, CALVINO NO! - PER SCALFARI ORMAI E’ UNA FISSA: RIECCOLO CHE RICICCIA IL TORMENTONE CALVINO, COMPAGNO DI BANCO A SANREMO: “LA SERA PARLAVAMO DI MONTALE E UNGARETTI” (FIGA MAI?)
Raffaella De Santis per "la Repubblica"
Gli anni del liceo a Sanremo, le discussioni insieme intorno ai libri, le prime ragazze, gli scambi epistolari. Così Eugenio Scalfari ha ricordato ieri alla Facoltà di Lettere e filosofia della "Sapienza" a Roma la sua amicizia con Italo Calvino, iniziata durante le scuole superiori e andata avanti per tutta la vita.
Il fondatore di Repubblica è intervenuto alla presentazione del Bollettino di italianistica dedicato a Calvino (Per Italo Calvino, Carocci), un'antologia di saggi critici che indagano nell'officina letteraria di uno degli scrittori più tradotti del '900, frugando tra le sue lettere, nei suoi archivi e anche nella biblioteca privata. «Eravamo quasi coetanei, Calvino era più vecchio di me di qualche mese. Lui era un saturnino che avrebbe voluto essere un mercuriale e io un mercuriale che avrebbe voluto essere un saturnino», ha detto Scalfari.
E poi le tappe di un'amicizia: il primo incontro al liceo Cassini di Sanremo, le serate al biliardo, lo "struscio" lungo il corso, le marce del sabato fascista: «Eravamo una gruppo di quindici amici. Con Italo diventammo i capi di quella banda. Di sera parlavamo di libri, di Montale e Ungaretti. Ci appassionammo ad Arthur Eddington, un astronomo inglese che aveva realizzato un'analisi divulgativa della fisica teorica. Altre volte disquisivamo intorno a Dio, che tra noi chiamavamo Filippo».
Poi, quando al momento di andare all'università , le strade dei due amici si dividono, inizia una fitta corrispondenza (Scalfari è l'interlocutore principale delle lettere redatte da Calvino tra gli anni '40 e '50 prese in esame nello studio contenuto nel Bollettino a cura di Myriam Trevisan; lettere contenute anche in un volume della Princeton University Press): in una lettera del '45 Calvino racconta la sua Resistenza sulle montagne e in una del '46 invita Scalfari a votare per la Repubblica in vista del referendum istituzionale, senza successo: «Pensavo che solo la monarchia potesse contrastare il Vaticano».
Ma l'incontro è stato soprattutto l'occasione per riaprire la discussione critica intorno a Calvino, in occasione dei 90 anni dalla nascita, lungo il filo rosso delle due anime dello scrittore: quella tradizionale e quella sperimentale. Ha ricordato Alberto Asor Rosa: «La ricerca del nuovo di Calvino non ha eguali nel secondo '900 italiano».
Da qui anche l'attenzione alla lingua e al problema della traduzione, sottolineata negli interventi di Paolo Di Giovine e Marina Zancan, e la disanima di Mauro Bersani intorno alla personalità antinomica di Calvino: «Un autore tragico, che procedeva per schemi ossimorici». Paolo Mauri ha ricordato invece gli anni della collaborazione a Repubblica, iniziata nel dicembre del 1979 e la vocazione di Calvino a trasformare la scrittura nel mezzo per conoscere la realtà : «Per Calvino scrivere era sempre un modo di fare politica, un modo per cambiare il mondo».
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