
STAI BONINO - FACCI CONTRO LA PASIONARIA RADICALE: "NEGLI ULTIMI MESI LA BONINO NON AVEVA PIÙ TELEFONATO NÉ ERA ANDATA A TROVARE PANNELLA. HA CAMBIATO IDEA PURE SU CHADOR E DIRITTI" - LA ROTTURA QUANDO LEI FESTEGGIÒ L' ANNIVERSARIO DEL CONCORDATO
PANNELLA ULTIMO SALUTO PIAZZA NAVONA BONINO
Filippo Facci per “Libero Quotidiano”
Sarà anche vero che «alcuni omaggi puzzano di ipocrisia», ma forse Emma Bonino poteva lasciare che a dirlo fosse qualcun altro. Un solo uomo al mondo poteva giudicare il tasso di radicalità altrui: era lui, Pannella, e con la Bonino la condanna sembrava in giudicato. Quando alla notizia del tumore di Emma lui rispose «io ne ho due», come dire: la partita era chiusa, e non si dica che Pannella era così, che le parole volano e gli umori passano, che il rapporto era da inquadrare in una prospettiva quarantennale.
Negli ultimi mesi lei non aveva più telefonato né era andata a trovarlo: qualcosa vorrà dire. Poi insomma, lui sarà anche stato un fumantino, ma le parole erano le sue: «Non ci consultiamo, non ci sentiamo mai, con me non parla, che cazzo faccia davvero lo sappiamo solo dalle indiscrezioni... Sono intervenuto io con Napolitano per fare inserire Emma nel governo Letta, in tutte le sue nomine c' entravo sempre io. Lei invece lavora molto, ma mai con noi».
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Del tumore abbiamo detto, ma lui aggiunse anche questo: «Ho parlato coi medici e posso dire che non ha motivo per essere allarmata. Poi, se si parla di psichiatria...». A sentire qualche militante, anche autorevole, la cesura definitiva fu la battaglia pannelliana per il «diritto umano alla conoscenza», che la Bonino non condivideva manco per niente.
Secondo altri, ciò che a Pannella bruciava di più era invece che lei volasse per conto suo e con obiettivi personali che di radicale avevano poco: «Il suo problema è quello di far parte del jet set internazionale». Sono sempre parole di Pannella. «Io vado in giro a piedi o in taxi, non ho auto nera o blu». Negli ultimi anni, tutte nero su bianco, non erano mancate neppure battute su stipendi e pensioni di lei. «Battaglie comuni?
Le mie, semmai... Tutti pensano che debba tutto a me. E questo, per Emma, dev' essere diventato insopportabile».
Poi c' è un episodio che per qualche radicale è uno spartiacque: vedere Emma Bonino festeggiare l' anniversario del Concordato a Palazzo Borromeo, questo dopo che aveva combattuto il Concordato per tutta la vita, da anticlericale militante. Parliamo di tre anni fa, e sino a poco tempo prima, ogni 20 settembre, Emma festeggiava la Breccia di Porta Pia coi compagni anticlericali.
Poi eccola, un martedì, presenziare all' anniversario della firma dei Patti Lateranensi all' ambasciata italiana presso la Santa Sede: c' erano le più alte cariche ecclesiastiche e naturalmente il segretario di Stato Vaticano. Una scelta obbligata e responsabile, da ministro degli Esteri che lei era? Nemmeno per idea, a quanto pare: e in ogni caso avrebbe potuto mandare uno dei suoi tanti viceministri o capi di gabinetto.
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Anche perché non era una cerimonia qualsiasi, una scartoffia burocratica, una fisiologica apertura tipo quelle che Pannella stava riservando a un papa sensibile verso il problema dei carcerati: si parla dei Patti Lateranensi e cioè del Concordato, forse il nemico numero uno dei Radicali dalla fondazione a oggi, quel Concordato contro il quale i Radicali promossero un referendum abrogativo poi bocciato dalla Corte Costituzionale.
Ancora oggi, se andate sul sito dei Radicali, trovate tutto l' architrave della campagna storica contro i Patti Lateranensi: i costi e finanziamenti enormi, i condizionamenti vaticani sulle libertà civili, le scuole cattoliche, i privilegi fiscali, soprattutto i presidi che i radicali organizzano annualmente «per smascherare una celebrazione vuota e antidemocratica» a cui però la Bonino partecipò un martedì sera, omaggiandola. I Radicali del resto erano stati quelli che avevano portato al Parlamento Europeo il problema dell' Imu non pagata dal Vaticano.
La Bonino era senz' altro complementare a Pannella, più istituzionale, va bene, più votata alla ragion di Stato, certo. Ma sino a che punto? La Bonino, nel 1979, manifestò davanti all' ambasciata dell' Iran contro l' imposizione del chador alle donne iraniane: e il 21 dicembre 2012 eccola in Iran che indossava il velo per incontrare le massime autorità iraniane.
Ragion di Stato? Ragion di Stato, come pure accadde nel 1997 durante il viaggio da commissario europeo nell' Afghanistan dei talebani. Si può capire. Già è più difficile capire il suo silenzio sulla legge che in Russia reintroduce il divieto di parlare dei «comportamenti sessuali non tradizionali». Ragion di Stato anche qui, forse.
La stessa che potrebbe spiegare il silenzio di Emma Bonino quando il governo Prodi di cui faceva parte, nel 2006, rifiutò di incontrare il Dalai Lama per non contrariare gli amici cinesi, noti sostenitori dei diritti umani.
Si può capire tutto, ma occorre anche decidere da che punto in poi non si abbia più voglia di capire. Forse Pannella non ne ebbe più voglia. Figurarsi noi.