BONJOUR STRONZESSE – A PARIGI, UNA FAMIGLIA IN VISITA PREMIO AL MUSÉE D’ORSAY E’ STATA CACCIATA DALLE SALE DI VAN GOGH DOPO CHE I VISITATORI SI SONO LAMENTATI DELLA PUZZA: “TROPPO POVERI PER STARE QUI” – IL PRESIDENTE DI UN’ASSOCIAZIONE BENEVOLA ANNUNCIA CHE PORTERÀ IL MUSEO IN TRIBUNALE MENTRE LA MINISTRA FILIPPETTI, CHE PARLA DI “INCIDENTE SPIACEVOLE”, AVRÀ ANCORA IL CORAGGIO DI PARLARE DI “CULTURA PER TUTTI”?...

Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

In Francia tre milioni di bambini vivono sotto la soglia della povertà. Uno di loro, 12 anni, sabato scorso è stato accompagnato dai genitori e da un volontario al museo d'Orsay, uno dei luoghi più affascinanti di Parigi.

«Una famiglia estremamente indigente, come molte purtroppo, che vive in una catapecchia fuori città - dice il presidente dell'associazione Atd Quart Monde, Pierre-Yves Madignier -. La mattina si erano preparati a un pomeriggio eccezionale, di bellezza, di piacere. Eravamo lì con loro proprio per non farli sentire in difficoltà: dovevano pensare solo a godersi gli impressionisti, come tutti». La visita però è durata poco.

Nella sala dei Van Gogh, alcune persone hanno chiamato la sicurezza protestando per le condizioni igieniche inadeguate, per il cattivo odore di quella famiglia disadattata. Quattro inservienti si sono avvicinati e li hanno scortati all'uscita.

Padre, madre, bambino e volontario sono stati cacciati, e il museo d'Orsay ha espresso tutta la sensibilità che poteva offrire rimborsando i biglietti. Una vicenda dickensiana che ha obbligato il ministero a intervenire, chiedendo al museo un rapporto dettagliato.

Aurélie Filippetti ha parlato di «incidente spiacevole». «Non mi sembra però che ci sia una mancanza morale da parte del personale del museo - ha aggiunto la ministra -, anzi forse hanno fatto il loro mestiere, preservando la possibilità di quella famiglia di ritornare, in condizioni più degne». Pierre-Yves Madignier invece annuncia che la sua associazione porterà il museo in tribunale. «È indecente, quella famiglia si trovava nelle condizioni più degne che le sono concesse: quando si vive in condizioni insalubri, in una specie di baracca, i vestiti si impregnano di umido - dice -. I genitori e il bambino emanavano l'odore, persistente ma non insopportabile, della povertà. E la cosa che mi ha fatto più male è che sono stati loro, le vittime, a chiedere scusa».

Negli anni in cui si spendono fiumi di parole sulla «cultura per tutti», sulla necessità di «avvicinare i giovani all'arte», a quel bambino resterà per tutta la vita il ricordo di un pomeriggio al museo che ha sancito nel modo più umiliante e definitivo la sua esclusione sociale. Gli altri visitatori, invece, hanno continuato a guardare estasiati i capolavori di Van Gogh, poverissimo da vivo ma ormai innocuo.

 

 

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