NON E’ VERO MA CI CREDO - FARSA ITALIA TENTA DI RENDERE CREDIBILE LA MINACCIA DELLE DIMISSIONI DI MASSA (MA QUANDO LA MOLLANO LA POLTRONA?)

Jena per "La Stampa"
Tutti i parlamentari del Pdl pronti a dimettersi con Berlusconi, 188 piccioni con una fava.

2. I PARLAMENTARI PDL: PRONTI A DIMETTERCI
Francesca Schianchi per "La Stampa"

L'assenso di deputati e senatori arriva per acclamazione. Alla riunione dei gruppi parlamentari convocata la sera alle sette, nonostante l'accelerazione - inattesa per molti - arrivata da un vertice del pomeriggio a Palazzo Grazioli tra Berlusconi e i big del Pdl, gli eletti del partito danno la loro disponibilità alle dimissioni, come richiesto: pronti a firmare la rinuncia al mandato e consegnarla ai capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani, da presentare quando, il 4 ottobre, la Giunta per le elezioni del Senato voterà sulla decadenza del loro leader.

«Sono i giorni più brutti della mia vita. Essere stato buttato fuori per un'accusa così infamante», si rivolge ai suoi parlamentari l'ex premier, accolto con una standing ovation nella sala della Regina della Camera. «È in corso un'operazione eversiva che sovverte lo stato di diritto ad opera di Magistratura Democratica», riportano l'affondo gli eletti, riuniti per ratificare la linea dura delle dimissioni.

E ancora, «mi vogliono far passare alla storia come uno che ruba ai cittadini. Io non ho mai rubato», si difende. E parla anche del processo di Napoli, quello sulla presunta compravendita di senatori, ripete la sua innocenza e cita l'ex senatore De Gregorio. «Conoscete che tipo di personaggio sia. Ha avuto guai seri con la giustizia», lo avrebbe liquidato.

Ma nel suo lungo discorso - l'incontro si protrae per un paio d'ore - il leader del Pdl attacca anche la sinistra, che «non è cambiata dal '94 ad oggi» e, avrebbe detto, «ha un'ideologia criminale». Una sinistra che «tripudia perché pensa di aver aperta la strada verso il potere avendomi condannato». Ma lui rassicura i suoi sulla volontà di non mollare: «Il mio dovere è resistere e combattere nonostante sia molto difficile perché ho contro tutti».

Ancora, «abbiamo di fronte a noi una battaglia dura, ma abbiamo il dovere di combattere per i nostri figli. Ci prepariamo a vincere la prossima campagna elettorale». E per continuare a combattere, bisogna tornare a Forza Italia, come già ampiamente annunciato nel videomessaggio della settimana scorsa, rifare un club per ogni comune.

Ma mentre lui parla a Montecitorio dinanzi ai suoi parlamentari - avvertiti solo poche ore prima dell'iniziativa -, dal resto del mondo politico arrivano reazioni alle dimissioni di massa. Se c'è chi come il capogruppo al Senato del M5S Nicola Morra reagisce con una battuta («finalmente un po' di ricambio»), o, ancora, se si diffonde in un primo momento l'ipotesi di una disponibilità anche della Lega alle dimissioni, smentita da alcuni parlamentari padani, le reazioni più dure arrivano dagli alleati del Pd.

«Le decisioni e i toni incredibili usati oggi dal Pdl sono l'ennesima prova di irresponsabilità nei confronti del Paese» e «il Pdl pensa a sfasciare tutto», commenta il segretario del partito Guglielmo Epifani.

Non fa in tempo a pronunciare queste parole che tutto un coro si alza dal fronte berlusconiano per attaccarlo. «Provocazioni inqualificabili» per i due capigruppo Schifani e Brunetta. «A differenza di loro della sinistra, noi siamo uniti come un solo uomo: se Silvio Berlusconi decade dal Parlamento, siamo tutti decaduti con lui», aggiunge Daniela Santanché.

«Epifani non può capire il valore etico» della decisione, «perché lui e il suo partito hanno smarrito qualunque coscienza dei principi essenziali dello stato di diritto e di una giustizia imparziale e indipendente dalla politica», è il commento di Sandro Bondi.

«Questo partito è unito e compatto e resterà tale, stretto intorno al suo leader», assicura il segretario Angelino Alfano. Tutti i parlamentari disposti a dimettersi, giurano. Perché, come dice la Santanché, «siamo tutti Berlusconi».

 

MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO RENATO BRUNETTA NITTO PALMA LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI RENATO SCHIFANI Renato Schifani nicola morra Guglielmo Epifani BERLU E SANTANCHE images jpeg

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?