VIENI AVANTI, FASSINO! - ‘IL RINNOVAMENTO DI RENZI? SARA’ NEL PROGRAMMA DI GOVERNO PIÙ CHE NELLA MAGGIORANZA, ANCHE ALFANO DOVRA’ FARCI I CONTI’’ – IL DESTINO TRISTE DEI LEADER PD…

Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

Uno dei paradossi della situazione che vive la sinistra italiana è che in direzione è stato Piero Fassino - ex segretario, dirigente a dir poco navigato, l'ultimo dei compagni di scuola figli di Enrico Berlinguer lì presenti - il più forte nell'invocare «discontinuità»; l'unica cosa che salva la baracca, è parso voler dire, è uno scatto vero.

Che cosa intende, e soprattutto, ci crede davvero con queste premesse?
«Io penso che il governo Letta è nato in una condizione particolarmente critica e difficile. Le elezioni non avevano dato un vincitore (il Pd aveva non-vinto, ricordiamolo, ndr.), fu un governo d'emergenza, con un programma e una maggioranza d'emergenza. Fu sottolineato da tutti: era un esecutivo di servizio. Gli va riconosciuto che in questi mesi ha prodotto due risultati».

Anche una generale sensazione di immobilismo e cul-de-sac.
«Però ha ridato credibilità internazionale all'Italia, una credibilità che Berlusconi aveva distrutto, e Monti aveva iniziato a ripristinare. Letta ha consolidato quel lavoro. E, secondo, nel risanamento dei conti e nella stabilizzazione finanziaria - basti guardare gli spread attuali - ha ottenuto un altro risultato. Il problema è che la stabilità finanziaria non è stata ancora accompagnata da una svolta per la crescita. Sottolineo anche che nel frattempo è cambiato lo scenario politico, c'è stata una frattura nel centrodestra, non c'è più Berlusconi, Scelta civica ha subito una mutazione...».

Tutto questo però non lascia pensare che il quadro politico sia migliore, per Renzi. Ugualmente debole se non di più, non trova? Cosa può fare Renzi con la stessa maggioranza?
«Lui può produrre uno scatto. Sul lavoro, col Jobs Act, innanzitutto. Nelle politiche industriali e nell'innovazione, con misure che portino più dinamismo nella crescita, e riducano la disoccupazione. Tra l'altro siamo alla vigilia di una tornata elettorale decisiva».

Ecco, l'accelerazione non è dovuta al timore di Renzi di perdere le europee, se fosse stato percepito come legato all'opaco governo Letta?
«Qui le preoccupazioni vanno oltre l'Italia, riguardano un'Europa in cui emergono sempre più diffidenze verso la classe politica, e sempre più pulsioni populiste, qui da noi da Berlusconi a Grillo. Noi abbiamo bisogno di andare alle elezioni con una piattaforma di politiche di correzione alla sola Europa del rigore e dell'austerity. Altrimenti avremmo pagato un prezzo».

Letta onestamente ha ricevuto un trattamento tremendo da parte di tanti suoi ex amici. È questa la "comunità" del Pd? Quella che ti usa e getta, ammazzando l'ennesimo suo leader?
«Io infatti dico che si deve avere grande rispetto per il travaglio, anche umano, di Letta. E lo voglio dire molto chiaramente».

Pensa che alcuni nel partito non l'hanno avuto?
«Non do giudizi sugli altri, voglio dire che Letta va rispettato, e lo dico sapendo la fatica, la solitudine e l'ingenerosità a cui è esposto il lavoro di un leader. L'ho sperimentata anch'io».

Alfano è rianimatissimo e pone condizioni. Se si allarga la maggioranza anche a sinistra lui non ci sta. E' una scena triste da vedere, per ogni democratico. Renzi che può fare con questo quadro?
«Però il potenziale di rinnovamento di Renzi sta soprattutto nel programma, più che nella maggioranza. Nella proposta che sarà capace di mettere in campo. Tutta la maggioranza, compreso Alfano, dovrà fare i conti con la capacità innovativa del segretario».

Come lo spiegherete a elettori e militanti del Pd. Non la pensano così, pare.
«La spiegazione sarà nelle risposte che daremo a lavoratori, imprese, famiglie».

Non era meglio votare, magari fatta solo la legge elettorale?
«Ma se si fosse votato non avremmo avuto un governo fino all'estate, un Paese non può stare in queste condizioni. Tutti, da Squinzi alla Camusso, ci chiedono questo».

Lei davvero crede che sarà un governo fino al 2018?
«Dipende da quella che sarà la capacità di risposta e di innovazione di questo governo. Nessun governo nasce con la data di scadenza, neanche Letta nacque così. Certo dovremo uscire dalla fase dei provvedimenti emergenziali, dire che tentiamo un "governo di legislatura" significa questo».

 

 

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