giancarlo giorgetti

COSA HA FATTO GIORGETTI PER IMPEDIRE LA CADUTA DEL GOVERNO DRAGHI? POCO O NULLA - SI E’ ATTIVATO DI PIU’ UMBERTO BOSSI, INORRIDITO PER LE MANOVRE DI SALVINI E BERLUSCONI: “QUEI DUE STANNO FACENDO UNA CAVOLATA” - IL SEDICENTE DRAGHIANO GIORGETTI NON HA NEANCHE IL FEGATO DI USCIRE DALLA LEGA, DI CUI E’ PURE VICESEGRETARIO, IN CUI NON CONTA UN CAZZO E CHE LO PORTA A TRADIRE IL SUO MITO DRAGHI (BRUNETTA, GELMINI E CARFAGNA ALMENO HANNO AVUTO LE PALLE DI SFANCULARE IL CAV) 

giancarlo giorgetti sorride a mario draghi

Francesco Olivo per “la Stampa”

 

Non esce dalla Lega, ma non sa se ricandidarsi. Giancarlo Giorgetti resta al ministero per sbrigare quegli affari correnti di cui Mattarella ha allargato il perimetro. Ma le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Mercoledì sera, infatti, il ministro dello Sviluppo economico aveva rassegnato le proprie dimissioni. La Lega, di cui è vicesegretario, aveva appena affossato il governo e la prima reazione è stata quella di comunicare a Mario Draghi, il suo passo indietro.

 

GIANCARLO GIORGETTI

Il presidente del Consiglio e il Quirinale però, gli hanno chiesto di restare, troppo delicati i dossier che sono sul tavolo del suo ministero: Pnrr, accordi di sviluppo, crisi aziendali. Ma l'amarezza per la fine del governo non è certo passata: «Ora diranno che eravamo entrati al governo per colpa mia», scherza, senza sorridere, in un colloquio con Il Foglio. La giornata al Senato, d'altronde, è stata lunga e ricca di scene forti.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI

Nelle ore più drammatiche, quando tutto sta per precipitare anche per mano della Lega, il telefono di Giorgetti squilla. È una telefonata che non può lasciare indifferente un leghista della primissima ora. Umberto Bossi sta assistendo da casa alla morte del governo Draghi e crede che si tratti di un errore enorme. Così chiama uno dei pochi di cui si fida ancora. Con il tono flebile, il Senatùr recapita un messaggio al ministro: «Quei due stanno facendo un cavolata». I due che stanno sbagliando sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, l'alleato di una vita e il successore mai amato davvero.

 

MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

Giorgetti ascolta, è sconsolato, crede che Draghi non meriti queste scene, lo spettacolo che il Senato sta offrendo è, nel suo giudizio, poco dignitoso. Così, l'unica risposta a Bossi è la seguente: «Prova a chiamarli tu». L'appello del fondatore della Lega e i tentativi dello stesso Giorgetti di intavolare una trattativa, non avranno alcun effetto: Salvini, d'altronde ha deciso da tempo che conviene andare alle urne e il discorso di Draghi, letto come un attacco al partito, gli offre un argomento per ritenere che è giunta l'ora.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

Giorgetti non commenta questa decisione, ha visto spesso il segretario nei giorni scorsi, ma la disciplina di partito gli impone discrezione. Eppure, se le parole, al solito, sono poche, i gesti pubblici dicono molto: mercoledì il ministro ha abbracciato Draghi al termine del suo discorso, scambiando con lui parole e sorrisi anche dopo la replica, quando la fine ormai era vicina.

 

Ieri, alla Camera, altro momento significativo: il lungo applauso dei ministri al premier, Giorgetti non fa eccezione, «vedere Draghi emozionato fa un certo effetto», commenta un altro ministro. In questa scena c'è tutta la difficoltà di Giorgetti di questi mesi: gli applausi vengono dal vicesegretario di un partito che non ha votato la fiducia.

 

giancarlo giorgetti luigi di maio 1

E infatti, dal Pd arrivano accuse di ipocrisia: «Ho visto applausi ipocriti al presidente Draghi, come quelli del ministro Giorgetti o del capogruppo di Forza Italia, Barelli. E non posso sopportarlo», dice il deputato del Pd, Walter Verini, parlando in Transatlantico. Ma anche alcuni fedelissimi salviniani, che esultano per la fine del governo, storcono il naso e fanno notare come Giorgetti riservi a Draghi un trattamento assai migliore di quello verso il segretario, come quando lo paragonò a Cristiano Ronaldo.

MATTEO SALVINI FABRIZIO CECCHETTI ATTILIO FONTANA GIANCARLO GIORGETTI

 

La sua risposta è netta: «Applaudo chi se lo merita». Ai suoi collaboratori e ai deputati che gli sono più vicini ripete che non c'è nessuna voglia di criticare Salvini, ma se la strategia per la campagna elettorale, come si nota già dai primi fuochi, sarà incentrata nel criticare l'operato del governo cui la Lega ha fatto parte, allora sarà difficile trovare Giorgetti in prima linea: «Io non rinnego Draghi - ripete in queste ore - per lui rimane il rispetto e la stima». I due, d'altronde, si conoscono da molto tempo e non sarà certo questa crisi di governo a incrinare i rapporti.

 

giancarlo giorgetti mario draghi luigi di maio

L'amarezza per la fine del governo è tale che il ministro ha raccontato di non voler prendere ora decisioni sul suo futuro. Eppure, non c'è molto tempo, fra meno di un mese vanno consegnate le liste e Giorgetti ancora non sa se avrà voglia di starci. Salvini, nelle riunioni di ieri, ha chiesto a tutti, ministri compresi, di metterci la faccia. Chi lo conosce sa che sicuramente non seguirà le orme dei suoi colleghi di Forza Italia, Renato Brunetta e Mariastella Gelmini, che hanno lasciato il partito: «Se Giancarlo non dovesse candidarsi - racconta un fedelissimo - la Lega è casa sua, non se ne andrà». Però una campagna elettorale con la ruspa potrebbe volerla evitare.

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini GIANCARLO GIORGETTI AL FESTIVAL DELL ECONOMIA DI TRENTO

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO