FATTONI CON LA VALIGIA, È FINITO IL TURISMO DELLO SBALLO AD AMSTERDAM - LA SINDACA ECOLOGISTA FEMKE HALSEMA VUOLE VIETARE I COFFEE SHOP AGLI STRANIERI - SEMPRE LEI AVEVA PROPOSTO DI TRASFERIRE IN UN QUARTIERE PERIFERICO LE SIGNORINE IN VETRINA - SENZA ATTRAZIONI A LUCI ROSSE, HASHISH E MARIJUANA LA CAPITALE OLANDESE NON SARÀ PIÙ LA STESSA - I LOCALI DEL FUMO GARANTISCONO UN GETTITO FISCALE DI 400 MILIONI DI EURO L'ANNO...
Claudio Del Frate per il “Corriere della Sera”
la sindaca di amsterdam femke halsema
Coffee shop e sesso in vetrina. Droga (leggera) in vendita libera e niente tabù. La formula e i miti che per decenni hanno richiamato ad Amsterdam milioni di turisti rischia di scomparire nel giro di pochi anni.
La sindaca della più grande città olandese, Femke Halsema, si appresta a proporre al consiglio comunale una stretta sul commercio di hashish e marijuana: intende vietare l'ingresso nei coffee shop, i circa 200 punti vendita autorizzati in città, ai turisti stranieri.
Vacilla dunque uno dei totem della cultura antiproibizionista e libertaria che ha reso celebre l'Olanda. Halsema, un'esperienza politica maturata nelle fila ecologiste, è la stessa che un anno fa ha proposto di trasferire in un quartiere periferico le donne in vetrina, i sexy shop e tutte le altre attrazioni a luci rosse concentrate nel cuore storico di Amsterdam.
Motivi di ordine pubblico e di sicurezza, ma anche la volontà di dare alla capitale una veste turistica diversa, puntando su arte e cultura, hanno indotto alla svolta. La proposta, che ha già ottenuto l'avallo della polizia e della magistratura, si fonda su un concetto semplice: per acquistare (ed eventualmente consumare) sostanze stupefacenti in un coffee shop occorrerà essere in possesso del passaporto olandese. Fine del «turismo dello sballo», degli assembramenti e delle risse che avevano preso piede nella pur accogliente città sui canali.
«Il mercato della cannabis è diventato troppo grande e surriscaldato - ha detto la sindaca Halsema nell'illustrare il suo progetto - la nostra intenzione è di restringerlo per renderlo più gestibile. Il requisito della residenza è di vasta portata ma non vedo alternative».
quartiere a luci rosse ad amsterdam
In altre parole, l'Olanda non rinuncia alla cultura basata sulla «riduzione del danno» che l'aveva portata nel 1975 a introdurre, prospettiva ritenuta allora assolutamente rivoluzionaria, la legalizzazione delle droghe leggere.
Un sistema che negli anni ha funzionato se è vero che nel Paese, secondo statistiche recenti, gli arresti legati a reati per stupefacenti sono solo 29 ogni 100.000 abitanti, contro - ad esempio - i 269 degli Stati Uniti. Una impostazione che ha consentito in tutti questi anni allo Stato di concentrare i suoi sforzi sulla lotta al commercio di droghe pesanti e a svuotare i tribunali di una grande quantità di processi.
Non sarà facile innestare la retromarcia, per più motivi. Magari cominciando da quelli di natura economica. I coffee shop garantiscono al fisco olandese un gettito fiscale di circa 400 milioni di euro l'anno. Lo stop al «turismo della cannabis» farebbe sopravvivere solo una settantina di rivendite secondo le prime stime mentre un'indagine commissionata proprio dal municipio di Amsterdam afferma che, senza la possibilità di acquistare liberamente droghe leggere, la città perderebbe appeal per il 40% degli stranieri. Senza contare che, sbarrate le porte dei coffee shop, riprenderebbe fiato lo spaccio illegale per le strade.