POVERO CROSETTO: È STATO UCCELLATO SULLA VIA DI BRUXELLES! - LA FEDERAZIONE DI AZIENDE ITALIANE PER L'AEROSPAZIO E LA DIFESA, AIAD, CHE LUI PRESIEDE, È STATA ESCLUSA DAL COMITATO TECNICO CONSULTIVO CHE DOVRÀ SOVRINTENDERE ALLA GESTIONE DEL FONDO EUROPEO PER LA DIFESA - A "FREGARLO" HA CONTRIBUITO IL SUO PASSATO DA FONDATORE E IDEOLOGO DI FRATELLI D'ITALIA - IL COMMISSARIO UE PER IL MERCATO INTERNO, THIERRY BRETON, RESPONSABILE DEL PROGETTO, E' UN ANTI-SOVRANISTA CONVINTO...
DAGONEWS
Ah, povero Crosetto: è stato uccellato sulla via di Bruxelles. La Federazione di aziende italiane per l'aerospazio e la difesa, Aiad, che lui presiede, è stata esclusa dal comitato tecnico consultivo che dovrà sovrintendere alla gestione del fondo europeo per la Difesa.
Ci sono 7,9 miliardi di euro da spendere per finanziare la ricerca e lo sviluppo di tecnologie di difesa transnazionali. Nel comitato - come scrive Claudio Antonelli su "la Verità" - ci sono quattro rappresentanti di altrettante aziende: Cristina Leone per Leonardo, Massimo De Benedetti per Fincantieri e altri due rappresentanti di Avio e Iveco.
Crosetto è rimasto a bocca asciutta, nonostante le rimostranze presentate all'ambasciatore italiano presso l'Ue, Pietro Benassi. Qualche anima pia avverta il corpulento Crosetto che a "fregarlo" ha contribuito il suo passato da fondatore e ideologo di Fratelli d'Italia.
Il Commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, che ha la responsabilità del progetto, è un acerrimo nemico delle destre.
Designato Commissario da Emmanuel Macron, è UN anti-sovranista che non ha perso occasione in patria per attaccare Marine Le Pen. Gli "addetti ai livori" sostengono che non si sia lasciato sfuggire l'occasione di estromettere da un settore sensibile Guido Crosetto, troppo "marchiato" politicamente…
2- L'ITALIA DIMEZZATA NEL COMITATO CHE INDIRIZZA I FONDI DELLA DIFESA UE
Claudio Antonelli per “La Verità”
thierry breton mostra in tv il passaporto vaccinale
Il 29 aprile scorso il Parlamento Ue ha approvato il budget del fondo europeo per la Difesa. Si tratta di 7,9 miliardi da poter spendere per programmi che in gergo si chiamano «cross border». Si tratta di attività che interessano le aziende della Difesa di almeno tre Paesi.
O più in generale studi che indirizzano una ricerca piuttosto che un'altra o lo sviluppo di intere filiere. Ieri, dopo una procedura di gara, il dipartimento che afferisce a Thierry Breton ha selezioni i rappresentanti del comitato tecnico consultivo che sta dietro alle movenze del fondo. Per l'Italia ci sono quattro rappresentanti di altrettante aziende.
Cristina Leone per Leonardo, Massimo De Benedetti per Fincantieri e altri due rappresentanti di Avio e Iveco. Idem per gli altri colossi della Difesa Ue. Nel comitato sono state incluse le associazioni di categoria di Francia e Germania. Nulla da fare per la nostra, l'Aiad. La Federazione aziende italiane per l'aerospazio e la difesa, guidata da Guido Crosetto, ieri ha scoperto che le gemelle di Parigi e Berlino hanno piazzato i rispettivi uomini, sbilanciando di fatto un delicato equilibrio.
giancarlo giorgetti thierry breton
Contattato telefonicamente, il presidente ci ha spiegato di aver fatto presente all'ambasciatore presso l'Ue (da aprile Pietro Benassi) la situazione anomala. Chiedendo di fatto un intervento di segnalazione ai vertici Ue. La missiva di lamentele conterrebbe a quanto risulta alla Verità il termine «esclusione». Il che presupporrebbe l'aver fatto domanda da parte di Aiad. Altre fonti sostengono che la domanda sarebbe stata in effetti avanzata così come hanno fatto le altre aziende e associazioni.
In questo caso, invece, si presupporrebbe che il nome di Massimo Artini o di Carlo Festucci, rispettivamente responsabile dell'ufficio di Bruxelles e segretario generale, sarebbero stati bocciati. Il mistero, insomma, c'è. O almeno ci sarà finché non saranno resi pubblici i risultati del bando. Certo sarà interessante capire i dettagli e le mosse future che l'Italia potrà intraprendere. Purtroppo però non è questo il tema di fondo. Sia che l'Aiad non abbia sottoscritto l'application sia che sia stata respinta, adesso il Paese ha un problema.
Nel comitato siedono i rappresentanti di quattro aziende e di per sé è un bene. Ma non i rappresentanti della filiera e delle Pmi. Francia e Germania invece stanno presidiando e presidieranno i prossimi progetti e se il numero di sassolini da mettere sulla bilancia è limitato è chiaro che il piatto penderà sempre dalla parte opposta dell'Italia. Un tema che vale una seria riflessione.
Il fronte Nord rappresentato da Francia e Germania resta un problema. Siamo amici e pronti a chiudere trattati, ma quando ci sono i bottoni per spendere i miliardi gli uomini di Emmanuel Macron e Angela Merkel sono sempre più veloci. Il fronte Sud resta complesso. In Libia siamo sempre legati alla Francia e nonostante gli Usa abbiano dato a Mario Draghi una delega alle attività, la messa a terra dei progetti è sempre complicata.
Margrethe Vestager e Thierry Breton
Il fronte Mediorientale dell'export è inficiato dalle mosse politiche interne. Non è una novità che nonostante il passo indietro della Farnesina (tramite Uama) i rapporti con Arabia Saudita ed Emirati, incrinatisi dopo divieto di export di bombe, siano ancora lontani dal ritornare idilliaci. Non siamo guerrafondai ma semplicemente riteniamo controproducente boicottare (come è stato fatto per motivi di politica interna) due player importanti nello scacchiera sunnita e al tempo stesso due grandi acquirenti di sistemi di Difesa.
GUIDO CROSETTO E GIORGIA MELONI
Solo l'Arabia Sauditi spenderà da qui al prossimo decennio 54 miliardi di dollari. Omettiamo, infine, i rapporti con l'Egitto costantemente minati dalle proteste per i diritti umani.Se il sistema Paese preclude l'export e non presidia la Difesa Ue, rischia ogni anno di assottigliarsi. Il che significa non solo meno posti di lavoro ma anche meno tecnologia e minori possibilità di rimanere seduti ai tavoli che contano, dalla Nato al G7.
Il mondo della Difesa rappresenta anche la possibilità di mettere denaro in tecnologie sperimentali che poi, a distanza di anni, aiutano lo sviluppo del comparto civile. È bene ricordare alla politica e al governo che se i giornali ancora parlano di carro armato Ue o di velivoli come il Tempest, questi sono in realtà progetti già superati.
GUIDO CROSETTO E GIORGIA MELONI
Se vogliamo esserci come sistema Paese fra 20 anni dobbiamo capire che l'industria su cui puntare è quella dell'elettronica della Difesa, della cyber security del cloud evoluto fino all'intelligenza artificiale. Esserci là dove si distribuiscono i fondi significa indirizzarli dove può farci comodo e dove si può sostenere il Pil. Altrimenti fra 20 anni avremo ben poco da esportare e poco lavoro da distribuire. Francesi e tedeschi lo sanno bene. Vedremo che cosa risponderà Bruxelles alle sollecitazioni del nostro ambasciatore.