STRA-COTTARELLI A PUNTINO - FELTRI: “IL COMMISSARIO HA INTUITO CHE SE NON MUOVERÀ NEPPURE UN DITO DURERÀ A LUNGO IN CARICA”

Vittorio Feltri per "il Giornale"

Chi è Carlo Cottarelli? È il commissario per la spending review, cioè colui che è stato incaricato dal premier Enrico Letta di tagliare i rami secchi della pubblica amministrazione. Deve risparmiare per ridurre la spesa e il debito nazionali. Altri prima di lui furono chiamati a fare la stessa cosa: presentarono dei piani, ma non li realizzarono. Non per incapacità, bisogna ammetterlo, bensì perché chi stava sopra di loro li bloccò mentre azionavano le cesoie. Ricordate il ministro Piero Giarda? Ricordate l'economista Francesco Giavazzi? Ricordate il risanatore di aziende Enrico Bondi?

Tutti e tre, chiamati dal governo a disboscare gli sprechi di bilancio, si dettero da fare, elaborarono dettagliati progetti e sul più bello furono messi alla porta con la preghiera di non farsi più vedere. Perché? Non lo sappiamo con certezza. Ma conosciamo il problema: i partiti della maggioranza, qualsiasi maggioranza, dicono che vogliono contenere le uscite e poi non lo fanno, temendo di perdere consensi alle elezioni.

Ora è la volta di Cottarelli. Gli hanno firmato un contratto affinché provveda a stringere i cordoni della borsa statale, però con una raccomandazione: non esagerare. Lui ha capito l'antifona e si è adeguato. Nel giro di un paio d'anni, ha detto, riuscirò a comprimere la spesa per una cifra pari al 2 per cento del Pil. Una miseria. Un'inezia. Roba da ridere. Ogni esecutivo nomina un nuovo uomo delle forbici e lo paga inutilmente, impedendogli di compiere la missione per cui è stato assunto.

Cottarelli comunque è più bravo dei suoi predecessori: non appena messo piede a Roma, ha rinunciato a fare un solo passo. Ha intuito che se non muoverà neppure un dito durerà a lungo nella carica assegnatagli. In qualsiasi azienda privata, uno che sia retribuito allo scopo di segare i costi e non li seghi viene licenziato. Nella pubblica amministrazione, invece, ottiene la conferma e riceverà compensi da qui all'eternità, purché eviti con cura di essere all'altezza del proprio compito. Non c'è rimedio.

È noto che entro breve tempo alcune Province saranno chiuse. Ottima idea? Col cavolo. Si è saputo che il personale degli enti aboliti sarà assorbito dalle Regioni, in modo che non si crei ulteriore disoccupazione. Fantastico. Cancelli un baraccone, perché non serve e comporta oneri insostenibili, e ne ingrossi un altro, appesantendone l'organico, cosicché alla fine i conti non mutano: deficitari erano e deficitari rimangono.

Le Province costavano 100 e le Regioni 1.000? Da domani le Province costeranno zero, ma le Regioni costeranno 1.100. Una barzelletta di cattivo gusto. Da notare che se le Province facevano poco, le Regioni non fanno nulla: sono centri di spesa e di furto libero, dove i politici attingono a piene mani per i propri comodi. Non solo.

Questi baracconi squallidi sono un peso finanziario e non forniscono alcun servizio ai cittadini, semmai li opprimono con addizionali, macigni burocratici, investimenti assurdi (tipo il grattacielo costruito a Milano per dare alla Regione Lombardia una sede più lussuosa del Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite).

Va da sé che certi enti non hanno alcun senso di esistere, ma è difficile distruggerli in quattro e quattr'otto. Pertanto si tenti almeno di «abbatterne» qualcuno. In fondo quattro o cinque maxi Regioni sarebbero più che sufficienti. E avrebbero qualche chance in più per controllare la spesa sanitaria, oggi impazzita a causa di ruberie evidenti che impediscono un'omogeneizzazione dei costi delle prestazioni al Nord e al Sud. È mai possibile che la politica non sappia quale sia la strada da intraprendere? Che ci vuole per abbattere le barriere che vietano di trasferire il personale dell'amministrazione pubblica da un settore dove sia in esubero a un altro dove sia carente?

Già. I sindacati rifiutano simile soluzione. Ma essi non sono divinità. Con loro si tratta, e se non accettano la logica gliela si impone. Basta con le assunzioni, basta con i concorsi. Se nell'esercito abbondano 30mila dipendenti, anziché in prepensionamento mandateli laddove c'è carenza di personale. Seguiteranno a percepire il salario, com'è giusto che sia,ma almeno non staranno a casa a grattarsi la pancia a nostro carico.

 

vittorio feltri daniela santanche VITTORIO FELTRI Piero Giarda COTTARELLI Piero Giarda FRANCESCO GIAVAZZI jpegENRICO BONDI

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…