LA FERRARI CON LE RUOTE A TERRA

1-REGIONE, VIA LIBERA ALLA NUOVA SQUADRA. BOCCIATA LA CANDIDATURA DI PAOLA FERRARI
Andrea Senesi per Corriere.it

Alla fine non sarà assessore. Né alla Cultura, come inizialmente sussurrato, né al Turismo, come più prudentemente consigliato dopo le prime ironie. Paola Ferrari non entrerà nella giunta di Roberto Maroni. Troppi veti incrociati. E troppo deboli le credenziali politiche della conduttrice della Domenica Sportiva .

In giunta dovrebbe invece entrare Paola Bulbarelli, anche lei giornalista, anche lei sponsorizzata da Daniela Santanchè. A differenza dell'altra Paola, la Bulbarelli non è nuova a cariche amministrative-politiche: è stata di recente alla guida dell'Aler di Mantova. Per lei potrebbe così liberarsi la poltrona di assessore alla Casa. Molto più che una possibilità.

LA GIUNTA
La staffetta Bulbarelli-Ferrari è la novità più succosa del totogiunta quotidiano, in attesa della proclamazione, prevista per la tarda mattinata odierna, di Maroni e della successiva comunicazione di assessori e deleghe. Se l'insediamento ufficiale avvenisse oggi, domani il neo governatore terrebbe la prima riunione di giunta, mentre il primo Consiglio potrebbe essere convocato dall'ufficio di presidenza per il giovedì prima di Pasqua.

ASSESSORI
Quattordici assessori, sette in quota Pdl altrettanti in quota Lega. Sette donne, sette uomini. La posizione più importante è quella del numero due designato, il segretario regionale del Pdl Mario Mantovani, che si vedrà assegnare anche le pesantissime deleghe alla Sanità. Saranno concentrate in un unico assessorato l'Istruzione, la Formazione e il Lavoro che finiranno in mano a Valentina Aprea. Dovrebbero poi entrare in giunta Mario Melazzini (in quota Cl), Alberto Cavalli, Maurizio Del Tenno, Viviana Beccalossi (Fratelli d'Italia).

La settima poltrona «azzurra» dovrebbe appunto essere prenotata da Paola Bulbarelli. In casa Lega sono sicuri gli assessorati di Massimo Garavaglia (Bilancio), Maria Cristina Cantù (Famiglia), Gianni Fava (Agricoltura), Antonio Rossi (Sport). Rimangono due caselle destinate ad altrettante donne. Una potrebbe andare a Claudia Terzi, ex sindaco lumbard di Dalmine, l'altra dovrebbe essere riservata all'assessore alla Cultura. Sarà una donna e sarà scelta personalmente dal nuovo presidente. Il quale entrerà a Palazzo Lombardia con un obiettivo di brevissimo termine: trovare uno spazio adeguato da dedicare a Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dai terroristi rossi il 19 marzo del 2002.


2-PAOLA FERRARI DICE NO ALLA GIUNTA MARONI "TROPPI ATTACCHI COL PRETESTO DELLA LAUREA"
Rodolfo Sala per "la Repubblica"

Buonasera assessore Paola Ferrari.
«No, guardi: non mi chiami così. Ho deciso di ritirare la disponibilità che avevo dato per far parte della nuova giunta regionale in Lombardia. Continuo a condurre la Domenica sportiva, e ne sono ben felice».

Perché rinuncia?
«Appena è uscita la notizia, sono stata sottoposta a un fuoco incrociato francamente eccessivo e del tutto immotivato. Soprattutto se si considera com'era nata questa cosa».

Ce lo dica lei.
«Non è stata una mia idea, quella di fare l'assessore. Me l'hanno proposto».

Chi?
«Amici del Pdl».

La sua amica Santanché?
«Amici, ripeto. Ho incontrato il coordinatore regionale Mantovani, mi sembrava di aver capito che i requisiti fossero questi: una figura nuova, sganciata dalla politica, con tanta voglia di fare. E, soprattutto, una donna. Mi è sembrato interessante, le sfide mio sono sempre piaciute».

E ha accettato.
«Sì, ma subito dopo è partito il fuoco, mi hanno attaccata da tutte le parti».

Per via della mancata laurea?
«Tanto per capirci: non l'ho mai avuta, e mai l'ho mai nascosto. E neppure ne ho mai comprata una. Del resto non è necessaria neppure per i ministri».

Forse per fare l'assessore alla Cultura sarebbe servita, almeno così la pensa Maroni, che ha bloccato la sua nomina. Anzi, dice di non aver mai preso in considerazione l'ipotesi Ferrari.
«Nella sua giunta ci sono assessori non laureati: e allora? La storia della laurea è un paravento, la realtà è diversa».

E cioè?
«Questa vicenda dimostra una volta di più che purtroppo si va avanti con il vecchio modo di fare politica, legato alla spartizione del potere e a interessi personali. Io sono fuori da questi schemi, quindi rinuncio».

Veti di partito, insomma: rammaricata?
«Ma si figuri. Il rammarico ci sarebbe stato se avessi deciso di lasciare i miei telespettatori. Io questa strada nuova l'avrei percorsa in modo serio e trasparente, con un dialogo continuo con i cittadini. È andata così, faccio i migliori auguri a Maroni e ai suoi assessori. Anche a quelli non laureati».

Insomma: non mi vogliono, peggio per loro.
«Più semplicemente: ho sentito un certo vento. Mi sono accorta che difficilmente sarei riuscita a fare l'assessore in modo serio. Forse i lombardi pensavano che dopo il risultato delle regionali qualcosa sarebbe cambiato. Non è così, e lo dico con dispiacere».

Ma ci devono essere dei requisiti per stare in giunta?
«Sì: onestà, trasparenza, voglia di lavorare. Puoi anche essere chiamato in un campo non tuo, e allora devi prepararti e migliorare. Ma devi essere onesto, incorruttibile. Io lo sono, questa è la cifra che mi ha contraddistinto da quando faccio la giornalista: ho cominciato a 17 anni, se sono qui in Rai vuol dire che qualcosa valgo. E adesso mi scusi, corro a preparare la scaletta per la mia Domenica».

 

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