salvini di maio

DUE FIDANZATINI PIUTTOSTO CHE LEADER DI PARTITO: VOLANO GLI STRACCI FRA SALVINI E DI MAIO – “CONTI MENO DI ZERO”, “NON TI VOGLIO PIU’ VEDERE” – IL LUMBARD LO VUOLE ANCORA COME AMANTE, MA IL PENTASTELLATO FA L’OFFESO: NON SOPPORTA CHE GLI PREFERISCA UN OTTANTENNE – E PER VENDICARSI FLIRTA CON L’ALTRO…

 

Fabrizio De Feo per il Giornale

 

murale salvini di maio

Più che stallo, il dialogo tra Lega e Movimento Cinquestelle appare bloccato in un vicolo cieco, cristallizzato dalla pretesa grillina di dividere il centrodestra. Una impasse che sembra destinata a durare e che si proietta sulle consultazioni quirinalizie che, salvo sorprese, a questo punto dovrebbero slittare alla prossima settimana. Sergio Mattarella, infatti, intende prendere tempo nella speranza che maturino le condizioni per lavorare su una qualche soluzione, piuttosto che limitarsi a fotografare distanze apparentemente incolmabili. E a questo punto anche la data inizialmente ipotizzata - giovedì o venerdì - sembra sfumata.

 

Chi prova a tenere vivo il fuoco del dialogo e mette in campo dosi massicce di buona volontà è Matteo Salvini. «C' è il 51% di possibilità di fare un governo tra il centrodestra e il Movimento 5 stelle» dice a San Daniele del Friuli. La replica di Luigi Di Maio, però, è perentoria e tranchant. «C' è lo 0% di possibilità che il Movimento 5 stelle vada al governo con Berlusconi e con l' ammucchiata di centrodestra. Salvini deve scegliere tra Berlusconi e il cambiamento del Paese».

 

SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI

Salvini non si arrende e continua la sua offensiva della buona volontà. «A Di Maio chiederò un incontro volentieri», dice a Udine. «Si parte dal centrodestra, mancano voti, a chi li chiedo? A caso? No, provo a dialogare sui temi» e con il M5s «il dialogo è possibile, ma non con i veti. L' importante è che Di Maio voglia parlare di progetti e non di posti. È ovvio che per dialogare con uno, questo deve aver voglia di ascoltare. Se questo mi dice il presidente del Consiglio lo faccio io, la squadra è mia, il programma è mio, comando io, quello là non mi piace, parlo con chi ho voglia, capite che non è esattamente il modo migliore per dialogare. Per governare una famiglia, un' azienda occorrono umiltà, buonsenso, voglia di ascoltare e spirito di sacrificio».

 

E quanto al centrodestra, «abbiamo vinto come squadra, andiamo avanti come squadra», solo che «ogni tanto c' è bisogno che l' allenatore ricordi lo schema di gioco». A ogni modo «o ci sono i numeri o la parola torna agli italiani». E quanto ai mandati esplorativi, «ho fatto il boy scout a 10 anni, ma qui c' è in ballo il futuro del Paese, non è una lotteria. O ci sono numeri certi o lascio il posto ad altri». Di certo con il passare delle ore e di fronte alle chiusure pentastellate, anche la porta aperta di Salvini si va gradualmente chiudendo: «Di Di Maio,in questo momento, mi interessa meno di zero», è l' ultima battuta dettata a fine giornata.

SALVINI IN FRIULI CON FEDRIGA

 

Il messaggio di Salvini - impegnato in un tour de force elettorale a favore del candidato governatore Massimiliano Fedriga - è: «Non ci sto a farmi bruciare». Certo parlando con i simpatizzanti friulani si concede un benaugurante: «Tornerò da premier». Ma il suo ragionamento è che se deve nascere una cosa posticcia destinata a essere impallinata dalle Camere, tentare l' avventura a Palazzo Chigi è del tutto inutile. Informalmente i leghisti commentano la trattativa con i Cinquestelle, ma anche quella con gli alleati, con tono tra il divertito e lo stizzito: «Più di così cosa dobbiamo fare? Ci stiamo trasformando in democristiani, anzi in dorotei, a forza di sacrifici e responsabilità...».

 

salvini meloni

In realtà i dirigenti del Carroccio iniziano a nutrire una certa insofferenza per la difficoltà di dialogo con i Cinquestelle. E per il tentativo di dividere il centrodestra, tentativo liquidato come una «trappola maldestra». Perché, come dice Salvini in serata a Retequattro: «Come centrodestra ci siamo presentati davanti agli elettori e abbiamo preso più di dodici milioni di voti, mica eravamo nascosti...».

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO