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FIGLIO DI PUTIN - ZAR VLAD SI PRESENTA CON 70 MINUTI DI RITARDO ALL’INCONTRO IN VATICANO MA IL PAPA LO ASPETTA E SE LO CUCINA, AFFIDANDOGLI LA RESPONSABILITÀ DI RISOLVERE IL CONFLITTO UCRAINO: “FACCIA UN GRANDE SFORZO”
Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”
Putin e il Papa lo scorso novembre
C’è una frase, nell’intervista di Putin al Corriere , che esprimeva un principio analogo a quello che Francesco pone al centro della prossima enciclica: nel mondo «tutto è interconnesso». Guerre, fame, fondamentalismi: ogni cosa dipende dall’altra, e se ne esce solo tutti assieme. Parlano per cinquanta minuti, il Papa e il presidente russo, e di là del «clima sereno» ci sono due uomini che si sorridono ma si guardano seri, sapendo che la situazione globale è poco simpatica.
Putin e Papa Francesco a novembre
Si parla soprattutto di Ucraina e di Medio Oriente, ovvio. «Un colloquio costruttivo». Sull’Ucraina il Papa ripete a Putin il concetto che più gli sta a cuore: «Occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace». Parole riferite da padre Lombardi che Bergoglio ha ripetuto, agitando le mani: «Un grande sforzo, un grande sforzo!».
Francesco e Putin hanno «convenuto» sulla «importanza di ricostruire un clima di dialogo e che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk». Si parla anche della necessità di «affrontare la grave situazione umanitaria», insistendo sullo stesso principio: bisogna «assicurare fra l’altro l’accesso agli agenti umanitari e con il contributo di tutte le parti, per una progressiva distensione nella regione».
INCONTRO TRA PUTIN E BERGOGLIO
Il presidente russo accumula ritardo e quando atterra a Fiumicino, alle 17 e 25, monsignor Georg Gänswein è già sceso nel cortile di San Damaso ad attenderlo: resta in piedi per tre quarti d’ora prima che le tredici auto del corteo di Putin arrivino una settantina di minuti dopo il previsto. Nel frattempo Kenneth Hackett, l’ambasciatore americano presso la Santa Sede, ha fatto sapere che gli Usa vorrebbero che il Papa «manifestasse l’aumentare della sua preoccupazione» per l’Ucraina.
È chiaro che Francesco sia molto preoccupato. Ma «pontefice» significa «costruttore di ponti» e Francesco «ha sempre inteso rivolgersi a tutte le parti interessate», come spiegò la Santa Sede dopo i malumori dei cattolici ucraini perché Francesco, il 4 febbraio, aveva parlato dello «scandalo» di una «guerra tra cristiani».
Putin, isolato dal G7, ha cercato l’udienza. A Sarajevo, sabato, Bergoglio ha ripetuto la sua preoccupazione per la «terza guerra mondiale a pezzi» che si combatte nel nostro tempo: «Si percepisce un clima di guerra». E tutto per «coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà» e l’«ipocrisia» di quei «potenti» che «speculano sulle guerre per vendere armi».
Di qui l’urgenza dello «sforzo» invocato dal Papa. Putin conversa in tedesco con Gänswein e il Papa lo saluta con un «Willkommen!», prima del colloquio con gli interpreti nella Biblioteca. Alla fine, il presidente russo regala a Francesco un ricamo d’oro della Chiesa di Gesù Salvatore («fu distrutta in epoca sovietica, è stata ricostruita») e il Papa ricambia con il consueto medaglione dell’«angelo della pace» e una copia della sua Evangelii Gaudium : «Questo è l’angelo della pace che vince tutte le guerre e parla di solidarietà fra i popoli», spiega a Putin. «E questa è la gioia del Vangelo che contiene tante riflessioni religiose, umane, geopolitiche, sociali».
Si erano già visti il 25 novembre 2013. Resta da allora la sintonia su Siria ed Iraq: «L’urgenza di perseguire la pace con l’interessamento concreto della comunità internazionale, assicurando le condizioni necessarie per la vita di tutte le componenti della società, comprese le minoranze religiose e in particolare i cristiani». Anche stavolta non ci sono inviti a Mosca, che semmai arriverebbero dal Patriarca. All’uscita Putin si volta e dice al Papa: «È stato un grande piacere e onore incontrarla. Arrivederla»
INCONTRO PUTIN E BERGOGLIO
INCONTRO PUTIN E BERGOGLIO